Summit in Vaticano. Traffico di organi, un velo da alzare
Il punto di partenza di ogni strategia di contrasto è uno: il traffico d’organi e il “turismo dei trapianti” è un «crimine contro l’umanità». Lo ricorda monsignor Marcelo Sanchez Sorondo, cancelliere della Pontificia accademia delle scienze, aprendo oggi la due giorni nella Casina Pio IV in Vaticano proprio dedicata al traffico d’organi, a cui partecipano rappresentati da quasi tutti i Paesi del mondo. Rispondendo alla sollecitazione di Papa Francesco di affrontare questo tema, con questo incontro – continua il vescovo - «vogliamo avere un’informazione più o meno vasta di quale sia il movimento di soldi che gira intorno a questo fenomeno, quale sia la reale estensione del traffico». Tutti concordano che «oggi è che c’è molto silenzio intorno ad esso», è la sintesi di Sorondo che ammette si tratta di «una pratica che non si può fare senza la complicità dei medici», quindi va affrontato il tema della coscienza dei professionisti sanitari e utilizzo della legislazione.
Le questioni aperte. Mancanza di dati condivisi, e tante volte anche ufficiali di alcuni Stati, una poca omogeneità nella legislazione e una difficoltà di mettere in rete le diverse agenzie d'investigazione, consentono così di avere delle zone d’ombra in cui prolificano queste pratiche. Il primo ostacolo, ricorda il presidente del Centro nazionale trapianti italiano Alessandro Nanni Costa è proprio «quantificare il traffico illegale di organi per poter prevedere delle politiche di contrasto condivise a livello internazionale». A destare qualche dubbio la presenza della Cina al summit, una nazione che dal 1984 consente la rimozione degli organi da condannati a morte e giustiziati. La loro presenza, replica monsignor Sorondo, «è per noi la dimostrazione del rafforzamento della posizione del governo attuale della Cina nel voler cambiare veramente rotta e seguire la dignità umana». Domani, al termine dell'incontro internazionale, i rappresentati degli stati sottoscriveranno una dichiarazione finale in cui si chiedono chiari impegni ai governi locali e verrà creata una task-force di esperti per impostare insieme una strategia di contrasto condivisa e di lungo periodo.