Regolarizzazione. Sanatoria badanti, dopo 3 anni solo la metà ha il permesso
A rilento la sanatoria per i badanti
È un compleanno amaro quello della legge sulla regolarizzazione dei lavoratori stranieri dei settori domestico e agricolo. Compie tre anni ma gli invitati per spegnere le candeline e mangiare insieme la torta non ci sono tutti perché, 36 mesi dopo, delle oltre 200mila pratiche presentate, ne restano da esaminare decine di migliaia, mentre ne sono state completamente finalizzate la metà circa. Per la precisione: 65.166 con il rilascio del permesso di soggiorno (il 31,5% del totale) e 30.535 con il rigetto (14,75% delle domande presentate). Sono questi gli ultimi dati che la campagna “Ero straniero” ha raccolto in un dossier di monitoraggio che verrà diffuso oggi, basato sull’accesso ai dati del ministero dell’Interno, aggiornati al 10 maggio scorso.
Avvenire negli ultimi giorni dello scorso anno aveva ricevuto da una fonte dello stesso ministero dati più capillari che menzionavano come “accolte dalle prefetture” altre 60mila domande circa, oltre a 4.383 per le quali era intervenuta una rinuncia da parte dei soggetti interessati (https://tinyurl.com/4p9dnnka). Rivelando, in sostanza, che l’80% circa delle pratiche era stato ormai esaminato. Rimangono quindi diverse migliaia di pratiche ancora tutte da esaminare e altrettante per le quali non c’è stato rilascio effettivo del permesso di soggiorno per i lavoratori stranieri a cura delle questure, ma solo la convocazione delle parti in prefettura.
L’esasperante lentezza dell’intera operazione deriva soprattutto dalla cronica mancanza di personale del ministero degli Interni. Problema aggravato dal fatto che non è stato rinnovato il contratto a 800 lavoratori in somministrazione da parte di Manpower nelle prefetture e 408 da parte di GiGroup presso le questure. E non è stato ancora finalizzato il bando per le nuove assunzioni che sono state finanziate con l’ultima Legge di Bilancio. Situazione divenuta talmente difficile da convincere il Ministro dell’Interno ad accogliere una richiesta, presentata appunto dalle associazioni della campagna “Ero straniero” (tra cui: A buon diritto, Oxfam, Actionaid, Asgi, Fcei, Radicali italiani, Centro Astalli, Acli e Casa della carità) per la semplificazione delle procedure. Una circolare dell’11 maggio, così, stabilisce che le pratiche ancora in via di definizione potranno avanzare al passaggio conclusivo dell’iter previsto per l’emersione – con la convocazione presso gli uffici delle prefetture di datore di lavoro e dipendente da assumere per la stipula del contratto – direttamente, senza aspettare che siano trasmessi i pareri della questura e dell’ispettorato del lavoro in merito al controllo dei requisiti richiesti. Esito piuttosto paradossale.
Così mentre nei piccoli centri l’operazione sanatoria si è sostanzialmente conclusa, la situazione risulta particolarmente critica nelle grandi città come Milano e Roma. Nel capoluogo lombardo, al 19 aprile, delle 26.225 domande presentate, ne risultavano solo 13.146 finalizzate dalla prefettura (di cui 2.370 rigettate) e 1.242 in via di finalizzazione. Poco più della metà del totale. Peggio per quanto riguarda i permessi di soggiorno effettivamente rilasciati dalla questura di Milano: al 10 maggio sono 6.784, appena il 25,9% del totale delle domande presentate.
Ma ancora più emblematico è il caso della Capitale. Secondo i dati forniti a “Ero straniero” dalla stessa prefettura, su 17.371 domande presentate, al 6 aprile 2023 ne risultano essere state finalizzate 9.151 pratiche (i rigetti sono quasi 2.960), in pratica solo il 52%. Addirittura nei quattro mesi tra dicembre ‘22 e aprile ‘23, gli uffici della prefettura di Roma hanno portato a termine solo 88 pratiche, a fronte di circa 7.000 persone che ancora attendono la definizione della loro procedura di regolarizzazione. Non va meglio il passaggio successivo del rilascio effettivo del permesso di soggiorno da parte della questura, una volta conclusa l’istruttoria: a Roma al 10 maggio scorso sono stati rilasciati solo 4.534 permessi di soggiorno, il 26,1% del totale delle domande presentate. Il perché di questa situazione è spiegata dalla stessa prefettura: da dicembre l’ufficio è stato privato di 14 unità di personale, quasi la metà della forza lavoro che fino a quel momento si occupava delle domande di emersione.
La vera questione, però, non è semplicemente quella di una burocrazia in evidente difficoltà, ma di decine e decine di migliaia di vite tenute in sospeso per tre anni. Tra le tante limitazioni che la pratica di sanatoria per colf, badanti e operai agricoli extracomunitari prevede, infatti, c’è il divieto di allontanarsi dall’Italia, anche temporaneamente. Pena: la decadenza automatica dalla domanda. Ci sono così migliaia e migliaia di badanti che non hanno potuto rivedere i figli all'estero. Lavoratori agricoli che non hanno potuto abbracciare i familiari nei Paesi d'origine negli ultimi 36 mesi. «Sono egiziano, vivo in Italia da 10 anni, il 15 giugno 2020 ho presentato domanda di regolarizzazione ma non ho ricevuto risposta. Oggi è morta mia madre e non sono riuscito a vederla», ha scritto nelle scorse settimane M. agli operatori di “Ero straniero”.