Caso Santanchè. Villa Alberoni, si indaga per riciclaggio. Dubbi anche su Visibilia
La ministra Daniela Santanché
Una riunione per fare il punto sulle indagini che coinvolgono o sfiorano la ministra Daniela Santanchè si è tenuta in Procura a Milano tra i pm Marina Gravina e Luigi Luzi, con l’aggiunto Laura Pedio. Mentre sul fronte politico le opposizioni rilanciano la richiesta di dimissioni per l’esponente del governo e il ministro Lollobrigida ipotizza un passo indietro di Santanchè se dovesse arrivare il rinvio a giudizio.
Venerdì è stato notificato l’avviso di chiusura dell’inchiesta per truffa aggravata per la irregolare gestione della Cassa integrazione a zero ore durante il Covid, a carico della ministra, del suo compagno, e del tesoriere di Visibilia, gruppo fondato dalla esponente di Fratelli di Italia e dal quale la parlamentare ha poi dismesso le quote e le cariche. Secondo l’accusa, non sarebbero stati versati oltre 120mila euro di contributi previdenziali all’Inps per i dipendenti.
Ma a far rumore ora è la novità emersa in un’altra inchiesta che colpisce indirettamente Santanchè. Si tratta del caso della villa in Versilia appartenuta al sociologo Francesco Alberoni, acquistata dal compagno della ministra Dimitri Kunz e da Laura De Cicco, moglie del presidente del Senato Ignazio La Russa. L’acquisto avvenne nel gennaio del 2023 per 2,45 milioni e in meno di un’ora dal rogito l’immobile fu rivenduto all’imprenditore Antonio Rapisarda per 3,45 milioni.
La Guardia di Finanza è stata delegata ad indagare per riciclaggio sui flussi di denaro e sulla destinazione della plusvalenza di un milione e verificare se parte della somma sia servita per coprire i debiti di Visibilia. I pm sono poi al lavoro anche in vista della conclusione di un altro filone di indagine su Visibilia Editore, nella quale nei confronti della senatrice di Fdi, del compagno e di altre persone, è ipotizzato il falso in bilancio.
Le ultime novità giudiziarie hanno innescato naturalmente reazioni in sede politica. «Non so in quale altro Paese si sia visto una ministra accusata di truffa aggravata ai danni dello Stato che resta in carica e che pensa non ci sia un problema. Siamo tutti garantisti, ma davanti ad un’accusa così grave non si può aspettare l’esito del processo, perché è un’accusa che va a minare la credibilità e l’onorabilità dell’istituzione che quella stessa ministra ricopre», ha osservato la segretaria del Pd Elly Schlein. Giuseppe Conte chiamo in causa anche la presidente del Consiglio: «Non bisogna fare processi in pubblico, i reati vanno accertati, se ci sono, dalla autorità giudiziaria, con tutte le garanzie per gli indagati - ha affermato il presidente M5s - . Ma qui stiamo parlando di un ministro. Cosa aspetta Giorgia Meloni? Chiami la Santanchè e si faccia dare le carte, si assuma la responsabilità politica». Si smarca Matteo Renzi: «Noi siamo garantisti e non attaccheremo mai la Santanchè su questioni giudiziarie», ha detto il leader di Italia viva. «Attacchiamo Santanchè e tutto il governo sulle questioni politiche», ma «finché non c’è una sentenza passata in giudicato c’è il diritto di essere considerato innocente».
Dal governo interviene Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura e cognato di Giorgia Meloni. «Io la vicenda della collega Santanchè non la conosco nei dettagli; ci saranno valutazioni anche vedendo i contenuti delle carte. Aspettiamo, peraltro mi sembra che abbia già chiarito che se eventualmente arrivasse un rinvio a giudizio ne prenderebbe atto e conseguentemente agirebbe», ha affermato l’esponente del governo prefigurando una rinuncia alla carica in caso di processo.
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