Reggio Emilia. La scomparsa di Saman, si cerca il corpo. I parenti in fuga
Un fermo immagine del video del 29 aprile relativo allo zio e due cugini di Saman che secondo le ipotesi investigative starebbero andando a scavare la fossa per nascondere il corpo della ragazza
"Secondo me l'ha uccisa strangolandola, anche perché quando è venuto a casa non aveva nulla in mano". Così ha testimoniato un fratello minorenne di Saman Abbas sulla possibile sua uccisione, a opera dello zio Danish Hasnain, attualmente ricercato dai carabinieri e dalla Procura di Reggio Emilia. Danish avrebbe "pianto molto" e minacciato il minore" di non dire nulla ai carabinieri, con conseguenza la mia uccisione". Non avrebbe detto invece nulla su dove è stato nascosto il corpo. La notte tra il 30 aprile e l'1 maggio, sempre secondo la testimonianza, lo zio avrebbe detto ai genitori: "Ora andate in casa. Ora ci penso io".
Proseguono le ricerche di Saman Abbas, la 18enne di origini pachistane residente a Novellara, in provincia di Reggio Emilia, di cui non si hanno più notizie da settimane. Anche se la Procura di Reggio Emilia reputa che la ragazza sia morta e contesta la premeditazione ai cinque indagati per l'omicidio di Saman Abbas, la ragazza 18enne di origine pakistana scomparsa dopo essersi rifiutata di sposare in matrimonio combinato un connazionale in patria. Lo ha confermato la procuratrice Isabella Chiesi. Indagati sono i genitori, due cugini e uno zio. I carabinieri hanno diffuso tre frame relativi a un video del 29 aprile, in cui compaiono alcuni parenti della ragazza (tra cui il cugino fermato a Nimes, in Francia, qualche giorno fa) che, secondo le ipotesi investigative, potrebbero essere stati ripresi mentre si dirigevano a scavare una fossa. La procuratrice di Reggio Emilia Isabella Chiesi ha spiegato inoltre che condizioni meteo permettendo, da martedì si partirà con l'utilizzo di un elettromagnetometro. "Io penso - ha detto Chiesi - che un mese sia un periodo che consente di trovare" i resti con "strumenti che danno conto della discontinuità del terreno".
Stando alle ricostruzioni degli investigatori, la sera del 30 aprile Saman Abbas ha tentato di fuggire, ha preparato i suo vestiti e li ha messi in uno zaino pronta per uscire di casa. Ma è nata una violenta discussione con i genitori durante la quale la ragazza ha preteso di avere i suoi documenti: è quanto risulta agli atti dell'inchiesta. "Lei diceva a mio padre 'dammi i miei documenti'. Mio padre diceva a lei di sedersi e di parlare con calma. Chiedeva se voleva sposare qualcuno e lei rispondeva che voleva solo andare via" è una parte del racconto del fratello minorenne di Saman sentito come teste. Al momento della fuga - si riporta nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere per i cinque indagati (madre, padre, zio e due cugini della 18enne) - i genitori chiamarono lo zio, Hasnain Danisha affinché riportasse a casa la giovane anche contro lo sua volontà. Lo zio, si legge negli atti, era poi tornato avendo dichiarato ai genitori che tutto era sistemato. Secondo gli inquirenti la giovane è stata uccisa nella notte tra il 30 aprile e il primo maggio.
Domenica 6 giugno, invece, era già fuoriuscita la frase choc dello zio di Saman, in una chat a un conoscente: è stato "un lavoro fatto bene". Dalle indagini dei carabinieri del capoluogo emiliano, come ha riportato la Gazzetta di Reggio, emergono nuovi particolari inquietanti sulla sparizione della giovane, di cui non si hanno notizie dal 30 aprile scorso e che secondo gli investigatori sarebbe stata uccisa dai familiari per la sua intenzione di non sposare il marito che avevano scelto per lei in Pakistan. Stando alle ipotesi investigative, lo zio della giovane, Danish Hasnain, sarebbe stato l'esecutore materiale del delitto, e poi avrebbe occultato il cadavere della ragazza in campagna. A sostegno di questa ipotesi, fin dai primi giorni dopo la scomparsa, c'è un video delle telecamere di sorveglianza della zona che riprende tre persone con le pale che si dirigono verso la campagna per poi tornare dopo alcuni minuti e la testimonianza di uno dei fratelli minorenni di Saman.
Ma non solo: agli atti dell'indagine ci sarebbe anche un altro messaggio, inviato dalla ragazza al suo fidanzato pochi giorni prima della scomparsa, in cui gli raccontava di aver sentito la madre parlare di una "soluzione" per lei, l'unica: quella di ucciderla. Era preoccupata Saman, e lo aveva confidato al ragazzo che amava. Aveva anche chiesto spiegazioni alla madre, che però aveva negato. Ma lei non era tranquilla e al fidanzato aveva confidato: "L'ho sentito con le mie orecchie, stavano parlando di me".
La situazione familiare si sarebbe aggravata tra la fine di aprile e l'inizio di maggio quando, dopo un litigio, la 18enne avrebbe seguito i familiari in un campo, luogo nel quale si ipotizza sia stata uccisa. La ragazza va ricordato a novembre 2020, aveva chiesto aiuto agli assistenti sociali ed era stata allontanata dalla famiglia. Condotta in una comunità educativa nel bolognese, aveva lasciato la struttura l'11 aprile.
A rivelare come sarebbero andate le cose, un fratello minorenne di Saman, la cui testimonianza - riportata dalla Gazzetta di Reggio - risulterebbe attendibile, secondo chi indaga. Attualmente le persone iscritte nel registro degli indagati sarebbero cinque: i due genitori, uno zio e due cugini (uno dei quali è stato fermato a Nimes, in Francia, perché ritenuto responsabile, in concorso, dell'omicidio della ragazza e dell'occultamento del suo cadavere).
Secondo gli inquirenti negli ultimi giorni in casa la ragazza respirava una forte tensione, dopo essere tornata dalla comunità in cui aveva vissuto per un periodo. E viveva segregata, senza possibilità di contatti con l'esterno, tranne quando riusciva, utilizzando il cellulare della madre, a mettersi brevemente in contatto con il fidanzato. Quel ragazzo che ora, con le sue testimonianze, sta tentando di fare in modo che sia fatta giustizia.