Migranti. Salvini senza freni: «Sì a centri chiusi. Obiettivo rimpatri»
Il quotidiano francese Le Monde, che già nei giorni scorsi lo aveva etichettato come «il duro del governo Conte», ieri gli ha dato del «cinico ». Ma il neo ministro dell’Interno, e vicepremier, Matteo Salvini tira dritto rispetto alle intenzioni annunciate in campagna elettorale e inserite nel «contratto» fra Lega e M5s. La questione di giornata, e in prospettiva fra le più problematiche, riguarda il potenziamento dei Centri regionali per il trattenimento dei migranti irregolari destinati al rimpatrio. Il governo, ha ribadito ieri il titolare delViminale, realizzerà Centri per i rimpatri «chiusi, affinché la gente non vada a spasso per le città», sostenendo che «la gente non vuole avere dei punti dove uno esce alle otto del mattino, rientra alle dieci la sera e durante il giorno non si sa cosa fa e fa casino». Mentre, aggiunge il ministro, «gli immigrati regolari e per bene» che sono qua per costruirsi un futuro «sono i benvenuti. Non hanno niente da temere. Chi scappa dalla guerra ha in casa mia, casa sua». Inoltre a breve Salvini potrebbe varare un provvedimento 'spiagge sicure' contro chi vende abusivamente merce tra gli ombrelloni.
La sponda del Carroccio. Nelle intenzioni del ministro i centri, uno per Regione, dovrebbero contenere ben più dei 1.600 posti previsti attualmente dal decreto del suo predecessore Marco Minniti. «Vogliamo aumentare i centri per i rimpatri, ridurre il numero degli sbarchi e aumentare il numero delle espulsioni», ribadisce in serata da Brindisi, durante un comizio. Attualmente sono 5 i centri attivi (a Torino, Roma, Bari, Brindisi e Caltanissetta), mentre altri erano già stati individuati ma non ancora allestiti (da Iglesias a Bologna, Potenza, Santa Maria Capua Vetere). Al Viminale, la macchina per ampliare lista e capienze non è ancora partita ma Salvini sta tastando il terreno: «Ho parlato con tutti i governatori leghisti, che non vedono l’ora di avere centri chiusi». Dalla Lombardia, arriva la sponda dell’assessore regionale alla Sicurezza e all’immigrazione, Riccardo De Corato: «Segnalo a Salvini che Milano aveva già il suo Cie, quello di via Corelli... Basterebbe ripristinarlo ».
Diciotto mesi. Un altro nodo è legato alla permanenza: «Due o tre mesi non sono sufficienti», argomenta Salvini, «serve più tempo» per identificare i migranti trattenuti, poiché «ci sono Paesi africani con grossi problemi anagrafici e prima di mandare via qualcuno dobbiamo capire chi sia e da dove venga». Nel contratto di governo, il periodo ipotizzato è di 18 mesi. Il vero nodo, tuttavia, è rappresentato dagli accordi di riammissione coi Paesi di provenienza: al momento, quelli funzionanti sono pochi. Ma Fratelli d’Italia, che non è in maggioranza, chiede con la leader Giorgia Meloni «rimpatri subito» per gli stranieri che aggrediscono le forze dell’ordine.
I dubbi dell’opposizione.. La deputata dem ed ex governatrice del Friuli Venezia Giulia, Deborah Serracchiani, annuncia un’interrogazione parlamentare al ministro dell’Interno, per sapere «come intenda procedere rispetto alla gestione e alla sicurezza» dei nuovi centri, molto diversi «rispetto ad un Cara» per richiedenti asilo e che dunque dovranno essere presidiato come carceri. Prudente pure il sindaco dem di Milano Giuseppe Sala: «Prima di dire se si è favorevoli o contrari, bisogna capire se sono strutture per tenere le persone 72 ore o due anni», ragiona Sala, che incalza il Carroccio anche su un altro punto: «Non ha senso che alcuni Comuni accettino di fare la propria parte e quelli leghisti no. Altrimenti crolla tutto prima di cominciare». Ancora nel Pd c’è chi, come il sindaco di Firenze Dario Nardella, si dice «pronto a un confronto col ministro dell’Interno, perché anche la Toscana ha bisogno di un centro di rimpatrio per gli stranieri irregolari socialmente pericolosi». Per Nardella, non servirebbero nuove norme: «Il decreto dei ministri Minniti e Orlando è efficace. Mi auguro che Salvini non lo cambi».
Visita in Tunisia. La missione di Salvini per chiudere l’incidente diplomatico di lunedì potrebbe slittare. Il premier Youssef Chahed ha infatti rimosso il ministro dell’Interno Lofti Brahem, affidando l’interim al Guardasigilli. Un avvicendamento disposto a pochi giorni dall’ultimo naufragio con 68 vittime.