Non è bastato a Flavio Tosi l'ultimo
tentativo di mediazione, pronunciato ieri sera in diretta tv, né
il lavoro sottotraccia dei "pontieri", per evitare l'epilogo
annunciato: il sindaco di Verona è fuori dalla Lega, dopo
settimane di dichiarazioni, schermaglie, provvedimenti
disciplinari e ultimatum tra la leadership del Carroccio e Luca
Zaia da un lato, e Tosi, con le sue ambizioni politiche
nazionali, dall'altro: Tosi è fuori dalla Lega. "Ho provato
mediazioni di ogni tipo, ma purtroppo, ricevendo solo dei no,
sono costretto a prendere atto delle sue decisioni e quindi della
sua decadenza da militante e da segretario della Liga Veneta -
Lega Nord", ha dichiarato in una nota Matteo Salvini, poco dopo
l'intervista rilasciata dallo stesso Tosi a Otto e mezzo su La7.
"Salvini mente sapendo di mentire - ha replicato subito dopo Tosi
- Mai avrei pensato di vedere in Lega il peggio della peggior
politica. Un Caino che si traveste da Abele. Resta e resterà - ha
detto Tosi - la stima, l'amicizia, l'affetto per tutti i veri
leghisti". Roberto Maroni, che è stato in contatto con Tosi fino
all'epilogo, si è detto dispiaciuto che "la vicenda Tosi non
abbia trovato una soluzione ragionevole - come ha scritto su
facebook -
Io ci ho provato".
"Non sarò io ad andarmene", aveva ripetuto Tosi in queste
settimane, precisando che se fosse stato "commissariato" avrebbe
lasciato il Movimento. E cosi, nella pratica, è successo, anche
se è stato Salvini a chiudere definitivamente la partita prima
delle sue dimissioni. Tosi ha motivato in tutte le occasioni i
motivi del suo no ai provvedimenti del Consiglio federale, che
gli ha imposto un "commissario" per vagliare la composizione
delle liste
per le prossime elezioni regionali venete e di
scegliere tra l'appartenenza alla Fondazione "Ricostruiamo
l'Italia" da lui promossa e la Lega stessa. Condizioni
inaccettabili, per il segretario della Liga Veneta, che ha messo
sul piatto ieri sera l'ultimo tentativo di evitare la rottura.
"Se si accetta il fatto che ci sia una Fondazione ben nota,
risaputa e condivisa e se si toglie il commissariamento, poi
sulle liste una soluzione la si trova", aveva detto, confidando
sul "buon senso di entrambi" per un accordo "ragionevole".
Se da una parte "la presa d'atto" di Salvini chiude una questione
che stava dilaniando la Lega da mesi, l'uscita di Tosi dal
Carroccio apre altri delicati fronti: le elezioni regionali
venete, innanzitutto, che Zaia avrebbe vinto, secondo i sondaggi,
senza difficoltà, con una Lega unita. E che invece ora appaiono
di esito più incerto, se Tosi, come ha fatto capire, giocherà la
partita candidandosi con una sua lista contro il governatore
veneto, che ha definito nei giorni scorsi "abominevole" questa
eventualità, ora concreta.
"Mi prendo un paio di giorni perdecidere". Così Flavio Tosi su una sua eventuale candidatura allapresidenza del Veneto. "Resto convinto che il motivo fossealtro. Secondo me Salvini voleva il controllo dittatoriale dellaLega Nord, e di questo si assume la responsabilità", ha detto in una conferenza stampa a Verona, sui motivi dellasua cacciata dal Carroccio.
"Se insisterà nel volersi candidare contro Zaia - ha dichiarato a
caldo Salvini - magari insieme ad Alfano e a Passera, per aiutare
la Sinistra, penso che ben pochi lo seguiranno. Non si può
lavorare per un partito alternativo alla Lega, non si possono
alimentare beghe, correnti o fazioni". Salvini ha chiamato subito
a raccolta i militanti della Liga: "Da domani basta chiacchiere,
e si lavora con tutte le sezioni e tutti i gli iscritti, che
contiamo di raddoppiare in fretta per riconfermare il buon
governo di Luca Zaia". E ha rassicurato subito "i veneti" sulla
loro autonomia di scelta: "Ovviamente le liste per il Veneto - ha
scritto in una nota Salvini - saranno fatte solo dai Veneti, dal
commissario Gianpaolo Dozzo (uno dei padri della Liga Veneta,
iscritto dall'83) e da tutti i segretari del territorio veneto.
Senza rancore e facendo gli auguri a Flavio Tosi,
saranno i
Veneti a decidere".
Sarà nei prossimi giorni che si capiranno meglio le conseguenze
del provvedimento. Non solo sul piano interno, con un consiglio
nazionale veneto a larga maggioranza tosiano. Ma anche a Roma,
dove già si fanno i conti di quanti saranno i parlamentari che
seguiranno Tosi nella sua nuova politica fuori dalla Lega. In
ballo c'è ci sono i gruppi parlamentari alla Camera e al Senato:
senza i deputati eletti in Veneto, tutti tosiani, verrebbe meno
il numero di membri necessario per costituirlo. E non è scontato
che le richieste di ingresso in Lega di parlamentari di altri
partiti, più volte ventilato da Salvini, possa compensare le
"perdite".