Intervista. Salvini dopo il caso della felpa: Putin indifendibile, tornerò in Polonia
Matteo Salvini
«La situazione è molto più grave, brutta e urgente di quanto si possa immaginare. Un conto è la tivvù, un conto è essere lì. Un conto sono i talk show, lo scranno del Senato, un post sui social, un conto è vedere coi propri occhi...». Il segretario della Lega Matteo Salvini è appena rientrato in Italia, dopo il viaggio al confine fra Polonia e Ucraina.
Cosa si porta dietro da quest’esperienza?
Un’enorme sofferenza, da papà. Ho una bimba di 9 anni. Ho rivisto lei in migliaia di bambini, alcuni in stazione a Varsavia, poco prima di rientrare. Avverto l’urgenza di fare qualcosa. Ho voglia di tornare già nei prossimi giorni, per portare su materiali e far scendere giù bambini.
Quale scena l’ha colpita?
Ho nella mente un enorme centro commerciale trasformato in campo di accoglienza, con migliaia di brandine su cui i bambini guardano i cartoni animati col cellulare. Sotto la testa hanno uno zainetto, a fianco un orsacchiotto, le uniche cose rimaste. Aggiungo che sono molto dispiaciuto per chi ha criticato perfino un’iniziativa umanitaria: di fronte alla guerra, dovremmo tutti unirci per fermare le bombe e salvare vite. Un sindaco che chiude le porte, politici e giornalisti di sinistra che criticano perfino le giacche a vento. Invece di parlare comodamente dal salotto di casa, accogliamo l’appello dell’associazione Papa Giovanni XXIII e torniamo, tutti insieme, nei territori distrutti dalle armi, e fermiamole.
Quali necessità rappresenterà al premier Mario Draghi?
Gli chiederò di superare la burocrazia nell’accoglienza. Diamo mano libera ai sindaci. Ci sono troppi livelli da scalare, la Prefettura, la Protezione civile, l’Asl. Non si può perdere nemmeno un’ora a fare carte.
È un’ondata senza precedenti, non basterà sburocratizzare…
Faccio proposte concrete. Prendiamo ad esempio il centro di Mineo. Fui io a chiuderlo perché era diventato luogo di violenza e spaccio. Ora siamo di fronte a un’ondata migratoria completamente diversa dalle precedenti, questo centro potrebbe diventare Casa Ucraina. Non servirebbero molti soldi, ho già parlato coi proprietari. In 60 giorni si può fare. Diventerebbe un segno di rinascita.
In coerenza con le indicazioni Ue, il governo non discriminerà tra cittadini ucraini e stranieri residenti in Ucraina. Lo condivide?
Nei centri ho visto una stragrande maggioranza di ucraini, poi uzbeki e cittadini dei Paesi ex Urss. Mi pare un tema sopravvalutato e spero che nessuno strumentalizzi l’emergenza umanitaria per infilarci altre cose e fare polemiche.
Ai profughi verrà accordato un permesso di soggiorno europeo di un anno, rinnovabile fino a tre. Lei è pronto a mediare con i leader dei Paesi di "Visegrad" perché questo modello di solidarietà diventi la regola dell’Europa pure per altre emergenze umanitarie?
Ne ho già parlato con i polacchi. La solidarietà tra i Paesi deve essere la regola, non l’eccezione. Una condivisione di responsabilità ma sempre rispettando la legge, che indica con chiarezza chi scappa da una guerra e chi no. Ma ora non dobbiamo lasciare sola la Polonia. Devono capirlo soprattutto quei Paesi del Nord che rompono sempre sui bilanci: capiscano e facciano la loro parte.
Lei ha più volte manifestato stima per Putin. Glielo contestano in molti, compreso il sindaco polacco che le ha mostrato la nota maglietta col volto del presidente russo ormai "virale" sui social. Ora ha cambiato idea?
La guerra è una cosa così grande che cambia ogni parametro di giudizio. Putin, fino all’aggressione, è stato incontrato e omaggiato da tutti i leader politici nazionali ed europei. Ricordo ancora gli onori con cui lo accolsero Conte e Di Maio. Ma posso citare Berlusconi, Letta, Renzi... Ora c’è una guerra in cui è chiaro a tutti chi è l’aggressore.
Le chiediamo: Putin è quindi indifendibile?
Sì, chi scatena una guerra ha sempre torto.
Rivedrà la collaborazione della Lega con Russia Unita?
Quell’accordo fu sottoscritto 7-8 anni fa. Era la Lega Nord, un’altra era geologica. Ripeto: una guerra cambia tutti i criteri di valutazione, quando bombardi cambia il metro di giudizio.
Lei in Parlamento ha votato sanzioni e aiuti militari, avanzando però dubbi. Facendone a meno, come se ne esce?
Con la diplomazia, col confronto. Non con la minaccia di missili, carri armati e jet. La Lega ha votato tutte le risoluzioni del governo italiano e in Ue: in momenti così drammatici non stai lì a fare distinguo. Ma se mi vogliono convincere che la soluzione è alzare i toni, dico no. Sento qualcuno che parla con facilità di schierare aerei, ma ne usciremmo tutti con le ossa rotte.
Ma chi e come riuscirebbe a portare Putin ad un tavolo?
La voce che, per mille motivi, è la più ascoltata e ascoltabile è quella del Santo Padre. Ma devono parlare anche potenze mondiali come la Cina, che ha scambi forti con la Russia. Qualcuno davvero pensa che risolveremo con la minaccia nucleare?
E l’Italia? Come si sta muovendo sul terreno del dialogo?
Il nostro Paese dev’essere maggiormente protagonista, negli ultimi 15 anni ha perso posizioni in Libia, ad Est, in molti scenari. Penso che sia difficile, ma possibile, proporre un "cessate il fuoco" e un tavolo a Roma con Russia e Ucraina, chiedendo a entrambe quale sia il loro progetto. Bisogna parlare di confini, convivenza, neutralità: questi sono i temi, non le bombe contro altre bombe.
La guerra, dopo la pandemia, ha smosso un desiderio di maggiore integrazione europea su difesa, energia... La Lega sostiene questo processo?
Spero che non sia figlio solo dell’emozione. Ma è chiaro che sosteniamo un’idea di Europa che investe e mette da parte regole di austerità, Patto di stabilità, Mes, insomma tutti i meccanismi pre-Covid. Se si tratta di costruire la nuova Europa, la Lega c’è, c’è sempre stata.
Su caro bollette, aumenti di benzina e di altri beni necessari, c’è il rischio di tensioni sociali. Cosa potrebbe sminarle?
Noi facciamo una proposta concreta al governo: moratoria su parte delle accise e dell’Iva su benzina, gasolio, gas, luce. Il Mef ci dirà: "Eh, però ci costa". Ma ora il problema è aiutare famiglie e imprese, non "quanto ci costa".
Sul catasto si è sfiorata la crisi. La Lega si sfilerà dal governo prima della fine della legislatura?
No, siamo al governo per aiutare il Paese a superare l’emergenza e ci resteremo. Non contempliamo alcun aumento delle tasse sulla casa, che per gli italiani è frutto di sacrifici e del lavoro di una vita. E proponiamo una grande operazione di pace fiscale per famiglie e imprese in difficoltà, con rottamazione di tutte le cartelle esattoriali sotto i 50mila euro.