Retroscena. Salvini-Conte, sul tavolo il nodo delle dimissioni
Di Maio, Salvini e Conte
Il faccia a faccia più importante della giornata, quello a Palazzo Chigi tra il vicepremier leghista Matteo Salvini e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, si conclude alle 18.15. Ma il nodo emerge già durante il vivace confronto tra i due: Salvini, una volta messa da parte l'ipotesi del rimpasto, sembra avere in mente solo le urne anticipate. Un passaggio però gli manca: le dimissioni del premier per aprire ufficialmente la crisi.
Se Conte salisse al Quirinale per rimettere il mandato nelle prossime ore, allora si potrebbe dare corpo all'accelerazione: lunedì consultazioni-lampo con un prevedibile nulla di fatto sulla prosecuzione della legislatura, quindi lo scioglimento delle Camere e l'indizione delle urne per il 13 ottobre. L'attuale esecutivo resterebbe in carica e Salvini guiderebbe la macchina delle elezioni dal Viminale. Tutto risolto, quindi, prima di Ferragosto e anche prima del 14 agosto, quando l'intero governo e Mattarella saranno a Genova per le commemorazioni a un anno dal crollo del Ponte Morandi.
Il disegno di Salvini ormai sembra essere questo. Non è detto, ovviamente, che sia quello di Mattarella. Ma soprattutto, al momento, non è questo il disegno di Conte (e di M5s). Il premier non vuole presentare le dimissioni, vuole invece mantenere la promessa di sancire la fine del governo solo ed esclusivamente con un voto delle Camere. Per il premier, e il Movimento, sarebbe un modo per addossare la colpa della crisi alla Lega, che sarebbe così costretta a non votare la fiducia in Parlamento. Il braccio di ferro di queste ore è quindi sul tema delle dimissioni del premier.
A sentire diverse fonti leghiste, a convincere definitivamente Salvini sulla necessità di aprire la crisi, sarebbe stato il colpo a salve sparato dal governo sulla giustizia. Sarebbe stata questa la goccia che ha fatto traboccare il vaso.