Elezioni. Salvini lancia la campagna «Credo», Berlusconi: indignato per le polemiche
Il credo leghista di Salvini proiettato anche sulla facciata della Stazione Centrale di Milano
Silvio Berlusconi ribatte "indignato" alle polemiche innescate dalle sue parole su Mattarella, mentre Giorgia Meloni ribadisce che il presidenzialismo resta un obiettivo cardine del centrodestra e Matteo Salvini lancia la sua campagna all’insegna della parola "Credo": un manifesto elettorale definito «un atto di fede laica nella bella politica e nel bello della democrazia», nel quale l’accento va sull’autonomia mentre il presidenzialismo non viene citato. I tre leader della coalizione marciano divisi ma su percorsi paralleli o comunque non troppo divergenti.
La leader di Fdi, messa sotto pressione da Liliana Segre per la permanenza della fiamma tricolore (simbolo del Msi) nel logo di Fdi tira dritto: «Eccolo qui, il nostro bel simbolo depositato per le prossime elezioni, ne andiamo fieri», ha scritto su twitter postando la foto. Berlusconi torna sul caso Quirinale. «Sono amareggiato e profondamente indignato, per la mistificazione in atto da parte della sinistra delle mie parole sul presidente Mattarella. Al Pd e al suo leader non rimangono altri mezzi che quello di falsificare la realtà». Tanto più, osserva, che le critiche vengono da chi si è «appena alleato con Di Maio, che aveva chiesto l’impeachment» del capo dello Stato».
Venerdì l’ex Cavaliere aveva parlato di una riforma presidenzialista «prioritaria» aggiungendo che, ove fosse approvata, Mattarella dovrebbe dimettersi» per andare all’elezione diretta, a cui lo stesso presidente potrebbe poi partecipare. Dichiarazioni che hanno scatenato una bufera. Ma, replica, Berlusconi, è «palesemente assurdo imputarmi un atteggiamento ostile verso il presidente Mattarella, al quale ho sempre manifestato rispetto istituzionale e stima personale», e aggiunto che il capo dello Stato «sarà il garante autorevole di un’ordinata transizione».
Al di là della polemica su Mattarella il presidenzialismo resta una priorità del centrodestra, come ha sottolineato Meloni. Negli ultimi 20 anni, in Italia, ci sono stati 11 Presidenti del Consiglio: un’instabilità che penalizza gli italiani. Per la sinistra, però, il presidenzialismo è un problema, per alcuni addirittura un pericolo per la democrazia». Mentre con l’elezione diretta si può «porre fine ai giochi di Palazzo e tornare protagonisti in Europa e nel mondo».
Ma anche Enrico Letta è tornato sul tema: «Aver voluto mettere dentro il fuoco della campagna elettorale il Quirinale ha rappresentato un errore drammatico che ha fatto la destra e Berlusconi». Ma, ha rimarcato il leader Pd, «il presidenzialismo non è un’idea di oggi di Giorgia Meloni» ma è in continuità con la tradizione del Msi: «Giorgio Almirante proponeva» la stessa cosa. Per Letta il tema rappresenta quindi uno spartiacque tra «chi difende la Costituzione e chi è per stravolgerla».
Intanto il giorno dopo la presentazione del programma da parte del centrodestra ieri Salvini ha delineato il profilo programmatico della lega in una lettera agli elettori all’insegna della parola "Credo" citata ben 22 volte. Il documento già da venerdì sera è stato proiettato in diversi luoghi pubblici, da Milano a Lmapedusa. Un "credo laico" nel quale il leader della Lega con toni altisonanti mette in fila richiami identitari e parole d’ordine: si parla di «fisco equo, rivoluzione della flat tax e della pace fiscale, «giustizia giusta e certezza della pena» e una «sanità che non lasci indietro nessuno», fino alla stop alla legge Fornero sulle pensioni. Non mancano i "credo" sul fronte immigrazione e sicurezza come «il contrasto ai trafficanti di esseri umani e lo stop agli sbarchi clandestini». Ma anche quelli per la famiglia, dove si citano i figli, i genitori e anche nonni.