Migranti. Diciotti, l'inchiesta su Salvini va avanti
(Ansa)
«Cinquanta pagine di accuse nei miei confronti, 5 reati contestati (sequestro di persona!), 30 anni di carcere come pena massima. Voi pensate che io abbia paura e mi fermi? Mai». Ostenta sicurezza, il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini, nel commentare sui social network la notizia della trasmissione ai pm di Palermo del fascicolo d’indagine che riguarda lui e il capo di gabinetto del Viminale, Matteo Piantedosi. Ieri infatti, secondo quanto si è appreso, la Procura di Agrigento ha trasmesso ai colleghi palermitani il fascicolo d’indagine relativo al presunto trattenimento illegale dei migranti soccorsi dalla nave Diciotti. Ma la giornata è stata animata anche dal caso di Padova, dove la stampa locale ha diffuso un’intercettazione relativa a un’inchiesta sull’accoglienza dei migranti in Veneto. «È vero che ne abbiamo fatte di porcherie, però quando le potevamo fare», avrebbe affermato il 14 aprile 2017 Patrizia Impresa (ex prefetto di Padova, ora a Bologna) in una conversazione (intercettata dai carabinieri) con l’allora viceprefetto vicario Pasquale Aversa, delegato all’accoglienza dei migranti. La prefetta non è indagata, ma secondo il ministro Salvini dalle indagini emergerebbe «un quadro vergognoso» con responsabilità del Pd.
L’inchiesta sulla nave Diciotti
Il compito di portare gli atti del procedimento è toccato alla Guardia costiera, a cui i pm agrigentini avevano delegato l’inchiesta. Salvini e Piantedosi sono stati iscritti nel registro degli indagati per una serie di ipotesi di reato: sequestro di persona a scopo di coazione, sequestro di persone, omissione di atti d’ufficio, abuso d’ufficio e arresto illegale. Nel fascicolo, oltre ai verbali con le testimonianze dei funzionari del Viminale e degli ufficiali della Guardia costiera sentiti, è contenuta la memoria dei pm che illustra gli aspetti tecnico- giuridici del caso. Entro 15 giorni, il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi dovrà trasmettere (con eventuali richieste, anche istruttorie) alla sezione distrettuale del Tribunale dei ministri, competente per i reati commessi dal presidente del Consiglio e dai titolari dei dicasteri nell’esercizio delle loro funzioni. Al Viminale, fino a ieri sera, non era ancora arrivata alcuna notifica ufficiale relativa all’inchiesta. Lo hanno reso noto fonti del ministero, precisando che «gli interessati stanno apprendendo le presunte accuse a proprio carico solo attraverso la stampa». La vicenda, comunque, non sembra preoccupare Salvini: «So che in Italia ci sono tanti giudici liberi, onesti e imparziali...– scrive ai propri sostenitori – Di politici ladri, incapaci e codardi, l’Italia ne ha avuti abbastanza. Contate su di me, io conto su di voi».
Il caso padovano
La conversazione al centro delle polemiche è stata diffusa ieri dal Mattino di Padova. L’inchiesta giudiziaria riguarda la cooperativa Ecofficina Educational (poi Edeco), che gestisce fra l’altro i Cpt di Bagnoli e Cona. Come detto, Impresa non è indagata, mentre lo sarebbero altri due funzionari prefettizi, insieme ai vertici della Edeco. «Sono amareggiata, sono state estrapolate e pubblicate frasi completamente decontestualizzate – lamenta Impresa –. Sono certa della correttezza dei miei comportamenti». E sul termine «schifezza », riportato in un dialogo intercettato, la prefetta precisa: «È un malinteso. Era un termine forte, ma in una conversazione avulsa dalla gestione dei migranti... Era una critica, forse anche verso me stessa».
Per il ministro Salvini, «se qualche funzionario ha sbagliato, è giusto che paghi, ma chi sono i mandanti politici di tutto questo?». A suo parere, ci sarebbero responsabilità del «governo di centrosinistra» che «negava l’emergenza sbarchi, ma poi scaricava il problema sui prefetti e li costringeva a spostare i clandestini da un Comune all’altro, come nel gioco delle tre carte, per non irritare sindaci del Pd, ministri in visita o presidenti Anci del Pd». Dal fronte dem, replica il vice capogruppo del Senato Franco Mirabelli: «Non può offendere il Pd in maniera gratuita e bugiarda. C’è la magistratura che fa il suo lavoro».
Missione Sophia, fumata nera
A Vienna, infine, nuovo stallo sulle proposte italiane di modifica all’operazione Sophia, a partire da una «rotazione» dei porti di approdo dei migranti soccorsi in mare. «Non c’è la soluzione oggi, ma c’è la determinazione comune di arrivarci», osserva il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi. Presto il premier Giuseppe Conte farà il punto col governo in vista dei prossimi summit, a partire dalla riunione dei capi di Stato e di governo, il 20 settembre a Salisburgo.