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Il caso. Salis torna in Italia. Il padre: «È finito un incubo»

Redazione romana sabato 15 giugno 2024

Dopo un viaggio in auto di 2mila chilometri in 24 ore, Roberto Salis, padre di Ilaria, ha riportato in Italia la figlia, arrestata a Budapest nel febbraio dello scorso anno con l'accusa di aver aggredito dei militanti di estrema destra e ora rilasciata dopo l'elezione al Parlamento europeo con Alleanza Verdi-Si (e oltre 170mila preferenze). «È finito un incubo», ha detto appena sceso dall'auto, mentre Ilaria, «molto stanca e provata» è salita subito a casa, a Monza, dopo aver sorriso quasi stupita vedendo i giornalisti che l'aspettavano. «C'è stata emozione - ha poi raccontato ancora Roberto -. Ci siamo anche fatti anche una foto davanti al cartello di Monza, perché era una bella esperienza».
La liberazione di Salis è ufficialmente arrivata ieri, dopo che il giudice Jozsef Sos le ha concesso l'immunità senza attendere la proclamazione ufficiale della sua elezione. Inflessibile nelle tre udienze celebrate finora in un processo che ora è stato sospeso, il giudice Sos ha risolto in fretta quello che stava diventando l'ennesimo motivo di polemica tra Roberto Salis e il governo italiano accontentandosi di un elenco informale con i deputati italiani eletti e mandando quindi la polizia a togliere il braccialetto elettronico cogliendo di sorpresa la stessa attivista italiana.
La sua famiglia un viaggio a Budapest lo aveva organizzato comunque, ma per andare a festeggiare il suo compleanno nell'appartamento dove era detenuta ai domiciliari dal 23 maggio. Invece i piani sono cambiati in fretta e i suoi genitori, sempre molto attenti alle questioni legate alla sicurezza, hanno deciso di andarla a prendere in macchina e riportarla così in Italia.
Ad attenderli a Monza, nell'appartamento non lontano dal parco e dalla Villa Reale, c'erano i due fratelli e gli amici più stretti, gli stessi che hanno seguito tutte le udienze a Budapest e che hanno sempre aiutato la sua famiglia a risolvere tutti i problemi burocratici e logistici affrontati in 16 mesi passati tra l'Italia e l'Ungheria. Ma Budapest è il passato, di cui Ilaria Salis avrà ricordi positivi legati solo alla famiglia che ha scritto all'ambasciata italiana dando la propria disponibilità ad ospitarla pur non conoscendola e che l'ha poi accolta per 20 giorni. Per il resto, «ha avuto un periodo di carcerazione molto intenso e ha subito delle torture - ricorda il padre - Adesso ha bisogno di riposarsi, occorrerà un po' di tempo. L'abbiamo riportata qua con tutte le fatiche che abbiamo fatto».