L'incontro a Roma. Salari, per ora minimo è il dialogo tra governo e opposizione
L'incontro sul salario minimo tra governo e opposizione
Sessanta giorni di tempo per arrivare, o tentare di arrivare, a una proposta condivisa per intervenire sulle paghe più basse. Un dialogo tra sordi, come nelle attese, questo inedito vertice sul salario minimo convocato a Palazzo Chigi in pieno agosto: ognuno resta della sua idea e porterà avanti la sua strategia. L’opposizione non rinuncia alla proposta unitaria dei 9 euro a ora sulla quale la maggioranza aveva chiesto e ottenuto il rinvio e lancia una raccolta firme, ma almeno resta aperto il filo del dialogo.
«Il tema del lavoro povero ci interessa ma richiede un affronto a partire da dati precisi e analisi puntuali sulle ricadute di ogni risposta legislativa», ha detto Meloni aprendo i lavori, a motivare la scelta della maggioranza di non dare corso alla discussione, sulla proposta delle opposizioni già calendarizzata alla Camera. L’obiettivo, ha spiegato, è quello di studiare una strategia più articolata ed efficace rispetto a una misura che rischierebbe di livellare in basso i salari e di innescare effetti negativi su una platea di lavoratori più ampia rispetto a quelli che si intende aiutare.
Meloni cita l’articolo 36 della Costituzione in cui si stabilisce che il lavoratore ha diritto a una retribuzione «sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa» e si rivolge ai suoi interlocutori con mano tesa: «Diamoci un termine ragionevole, è interesse di tutti dare una risposta efficace su questo. Ma se ci sono divergenze su come intervenire serve una sede in cui possiamo ritrovarci tutti, e mi pare che il Cnel sia quella giusta, perché sono rappresentate tutte le parti sociali». Il tono è conciliante, ma la trattativa non schioda.
Il suo obiettivo, però, Meloni lo ottiene, alla fine: togliere alle opposizioni il monopolio di un tema di drammatica attualità. «Punto ad arrivare a una proposta in tempo per la legge di Bilancio ma non vorrei che fosse della maggioranza o delle opposizioni, non sarebbe un buon metodo di dialogo. Un buon metodo è provare a lavorare insieme», insiste a fine incontro.
Quello sul dialogo con le opposizioni è investimento anche di carattere personale. Meloni mostra di crederci, anche più degli alleati, tanto da interrompere la sua vacanza in Puglia e prendere un aereo di linea (sul quale incrocia Nicola Fratoianni di rientro anche lui dalle ferie) mentre Matteo Salvini, videocollegato, se ne resta in Toscana e usa toni molto più drastici: «Dalle opposizioni solo posizioni ideologiche - dice il leader della Lega - non andiamo avanti ad aumentare l’occupazione, stipendi e pensioni. A sbloccare cantieri e progettare grandi opere».
Mentre Forza Italia ha già formalizzato una proposta alternativa che punta tutto sulla contrattazione collettiva e ora con Antonio Tajani denuncia la «rigidità delle opposizioni», giudicando la loro proposta «a rischio di incostituzionalità», manifestando «perplessità sulla rappresentatività fissata per legge».
Con Meloni ci sono, nella delegazione del governo, la ministra del Lavoro Calderone e i sottosegretari alla presidenza Mantovano e Fazzolari. La foltissima delagazione dell’opposizione vede tutti presenti tranne Iv: oltre al leader di Sinistra Italiana, c’è Elly Schlein con la responsabile Lavoro Maria Cecilia Guerra per il Pd; Giuseppe Conte con l'ex ministra del Lavoro Nunzia Catalfo per il M5s, il leader di Azione Carlo Calenda con il capogruppo alla Camera Matteo Richetti; Angelo Bonelli ed Eleonora Evi per Europa Verde, Riccardo Magi e Benedetto Della Vedova per +Europa.
Intervengono in rigido ordine alfabetico, evitando così di dover sancire complicate gerarchie nello stilare la scaletta. Si dichiarano tutti insoddisfatti, accusano Meloni di aver bollato la loro proposta come «controproducente» senza averla nemmeno letta. Quasi tutti, a dire il vero. Perché Carlo Calenda, principale fautore dell’incontro, invece, non è per niente deluso, e questo rende necessario un nuovo minivertice, alla fine, per concordare una linea unitaria: «Non c'è un pregiudizio per discutere della nostra proposta - dice il leader di Azione -. Abbiamo deciso come opposizioni di continuare la nostra battaglia e al contempo non ci sottrarremo al dialogo». Complice forse il viaggio in aereo con la premier anche Fratoianni vede aspetti positivi: «La disponibilità al confronto è un primo risultato, noi intanto andiamo avanti con la nostra proposta», dice.
Ma nel Pd e nel M5s c’è il timore di essere attirati in un tranello, per depotenziare la loro proposta già agli atti e all’ordine del giorno: «Noi andiamo avanti perché c’è un forte consenso popolare. Andiamo avanti con la raccolta firme e a livello parlamentare», suona la carica la segretaria del Pd Schlein. «Governo senza idee. Non ci ha convinto sulle perplessità, chiediamo a tutti i cittadini di supportare la nostra proposta e firmare». Dura anche Mariolina Castellone (M5s), vicepresidente del Senato: «Lo avevamo capito. Sul salario minimo è andato in scena un bluff. Noi non molliamo. E lanceremo anche una raccolta firme», conferma.
Ma Meloni difende la sua linea: «Io all’opposizione non ricordo mai di esser stata convocata a Palazzo Chigi», rivendica. E insiste sulla sua ricetta per «affrontare una materia così ampia nelle sue complessità». Intervenendo su «contratti pirata, precarietà, lavoratori esclusi dalle tutele». Usando anche altre leve, quella del taglio al cuneo fiscale, e degli sgravi agli aumenti salariali , ad esempio. Sa bene d’altronde, che la memoria che il Consiglio del Cnel ha adottato all’unanimità e il presidente Renato Brunetta ha depositato in Commissione Lavoro alla Camera, consiglia proprio questo. Un intervento più complesso e articolato, a partire dai contratti collettivi, per aggredire il tema dei “salari poveri”. E per il segretario della Cisl Luigi Sbarra «il confronto tra governo e opposizioni apre all'opportunità imperdibile di incardinare finalmente nel solco di una impostazione bipartisan i temi del lavoro povero».