Accoglienza. Due anziani, la stanza del figlio e Saif «che ci ha ridato la vita»
Mario e il piccolo Saif sul molo
Una storia da libro Cuore si è consumata, nei giorni di Natale, a La Spezia, a due passi dal molo. Protagonisti, un’anziana coppia italiana e una giovane, di origine straniera. Elvira – un passato da insegnante e da dirigente scolastica, una laurea conseguita di recente in Scienze per la pace a Pisa – e Mario – bancario – hanno perso, ormai vent’anni fa, il loro unico figlio in un incidente stradale. Mario, in particolare, non si è più ripreso dallo choc.
Col tempo il suo sistema neurologico ha subito una grave degenerazione. Non è più autosufficiente ed è caduto in uno stato di totale indifferenza alla vita. Elvira è alla ricerca di un aiuto domestico. Ma fa fatica a trovarlo: pur offrendo condizioni salariali e contrattuali ottimali, molti, fino ad oggi, hanno gettato la spugna. Comprensibile: è impegnativo gestire un malato di Parkinson in casa, tanta è l’attenzione richiesta.
L’ultimo collaboratore che si è congedato dalla anziana coppia, originario di Santo Domingo, è partito poco prima di Natale lasciando Elvira e suo marito in gravi difficoltà. Qui è intervenuta la Provvidenza. «La signora Elvira – racconta Rocco Altieri, pacifista, già docente di Scienze per la pace e amico della coppia, di cui ha raccontato la storia ad Avvenire – è venuta a sapere di una giovane marocchina, con un bambino piccolo di pochi mesi, che ha da poco perso il lavoro perché la persona ammalata che accudiva è morta. Senza più casa, la giovane mamma col bimbo e con un marito senza permesso di soggiorno ha trovato un ricovero provvisorio in un locale malsano a pian terreno, freddo e umido».
Saif con mamma e papà - .
Elvira va a trovare Aida e resta come incantata da quella che le appare, complice proprio il Natale, come una sacra famiglia a tutti gli effetti: la giovane mamma che allatta il piccolo Saif, sotto lo sguardo vigile di papà Abdelkader. Immediatamente, di impulso, senza stare tanto a pensarci «li ho invitati a venire a vivere a casa mia, per portarli via da una situazione abitativa insostenibile, che avrebbe sicuramente nuociuto al bambino » spiega l’anziana signora. L’arrivo del piccolo, in una casa che viveva nel lutto e nella tristezza permanente per la perdita del figlio, determina una sorta di miracolo. La stanza del figlio morto, da sempre trasformata in museo dove non si poteva entrare, viene riaperta per ospitare la famiglia.
E quando l’amico Rocco Altieri va a far visita alla famiglia allargata per fare loro gli auguri, trova Mario che imbocca il bambino: «Subito dopo – continua Rocco – si volta verso di me e propone di andare tutti insieme col bimbo alla Marina, lui che non usciva di casa da molto tempo». La signora Elvira fa a gara con la madre Aida per spupazzare il piccolo Saif, un bimbo bellissimo, pacioso, sorridente. La gioia e la felicità sono tornati nella casa di Elvira e di Mario in una nuova dimensione di famiglia allargata, dove si sente, invisibile ma percepibile, la presenza benevola e protettiva del figlio morto.
«Anche il medico curante conferma: con la presenza di Saif in casa Mario percepisce ancor più affetto e protezione. Restituendoli» continua Elvira. E vale più del kit di medicine che ogni giorno l’uomo deve assumere per tenere il più possibile in equilibrio la sua esistenza. Le immagini di una seconda chance di vita offerta al più fragile di quella casa immortalano Mario sorridente in carrozzina al molo di La Spezia. O seduto sulla poltrona insieme alla giovane coppia. O intento, col cucchiaino in plastica, a dare la pappa a Saif che si dimena sulla sdraietta. Ora, come nelle storie più belle a lieto fine, i due genitori di origine straniera hanno ottenuto un contratto di lavoro e il permesso di soggiorno. Il piccolo “miracolo” di La Spezia è compiuto.