Impero economico. La saga di Benetton, l'impero costruito sui maglioni
Luciano Benetton in una foto di archivio
Qualche giorno fa Gilberto Benetton, il fratello più anziano Luciano, la sorella Giuliana e i loro rispettivi nonché gli eredi dell’appena scomparso fratello Carlo hanno incassato un superdividendo di 150 milioni di euro. Una cifra notevole arrivata nelle tasche di tutti i componenti della dinastia di Ponzano Veneto dalla loro cassaforte Edizione che ha chiuso il bilancio 2017 con ricavi per 12,1 miliardi e un utile di 234 milioni.
Se si guarda al tesoro di Edizione si scopre che la metà è rappresentata dai 6,7 miliardi della quota in Atlantia, 1,5 miliardi è il valore dell’immobiliare, 1,4 miliardi quello di Autogrill, 618 milioni il retail ex Benetton e 588 milioni sono gli investimenti finanziari tra cui il 3% in Assicurazioni Generali e il 2,1% in Mediobanca.
Sono passati 53 anni da quando l’azienda venne fondata nel 1965 a Ponzano Veneto dai tre fratelli e da Giuliana. Nello stesso anno fu inaugurato il primo negozio a Belluno, quattro anni dopo il primo negozio all’estero, a Parigi e, nel 1972 esordì il marchio 'Jean’s West' mentre due anni dopo venne acquisito il marchio Sisley. Alla fine degli anni settanta i Benetton erano diventati i 're dei maglioni' e l’azienda esportava il 60% della produzione.
Negli anni ottanta Benetton inaugurò il primo negozio a New York e due anni dopo a Tokyo. Dal 1983 la famiglia iniziò a sponsorizzare una squadra di Formula 1, la Tyrrell, e tre anni dopo, grazie all’acquisizione della Toleman, costituì una propria squadra, la Benetton Formula, poi acquisita dalla Renault. Alla fine degli anni ottanta il gruppo Benetton si quotò alle borse di Milano. Francoforte e New York e nel 1994 fu fondata 'Fabri- ca', un centro di ricerca sulla comunicazione su iniziativa di Luciano Benettone e Oliviero Toscani. Ma nel 2003 la famiglia annunciò che si sarebbe ritirata progressivamente dalla gestione diretta dell’azienda lasciando spazio a manager esterni.
Cos’era successo? Che la concorrenza nell’abbigliamento si stava facendo feroce, con lo sbarco in Italia di giganti 'low cost' come H&M e Zara. Ma, soprattutto, negli anni novanta la dinasta di Ponzano Veneto afferrò i business che le permi- sero di diversificare con successo rispetto ai maglioni sempre meno redditizi. Tutto iniziò nel 1995 quando i Benetton rilevarono dall’Iri pubblico l’Autogrill insieme alla catena supermercati GS per soli 700 miliardi di vecchie lire e rivendettero, meno di 3 anni dopo, la sola rete GS alla francese Carrefour per 6.000 miliardi di vecchie lire con un guadagno di ben 4.300 miliardi di vecchie lire.
Così i Benetton furono pronti con in tasca un tesoro quando quattro anni dopo ancora l’Iri decise di privatizzare la Società Autostrade. Al gruppo pubblico che era l’azionista di controllo con 86% del capitale (il restante 24% era quotato in borsa) subentrò col 30% un nucleo stabile di azionisti privati guidati da Gilberto Benetton, dai quali arrivò l’unica offerta vincolante di acquisto per il pacchetto azionario. Il restante 56% allora posseduto dall’Iri venne destinato al mercato attraverso un’offerta pubblica di vendita che portò al 70% la percentuale del capitale quotato.
La nascita vera e propria della società, intesa come persona giuridica, avvenne nel 2002: in seguito ad un nuovo assetto organizzativo, le attività di concessione autostradale furono conferite da Autostrade Spa ad Autostrade per l’Italia, che cinque anni dopo diventò Atlantia quotata alla borsa italiana. Non c’è da stupirsi se i Benetton nel 2012 decisero così di togliere dalla Borsa proprio il marchio dell’azienda dalla quale erano partite le loro fortune perché, nel frattempo, avevano messo le mani su un’altra grande privatizzazione, quella degli Aeroporti di Roma che portò loro in dote i due scali della Capitale, Ciampino e Fiumicino.
Meno bene andò ai Benetton quando affiancarono Marco Tronchetti Provera in Pirelli e Telecom o quando investirono in Rcs. Ma in compenso i Benetton sono sempre stati capaci di far crescere quelli che per loro oggi sono i business principali, come dimostrano l’acquisizione dell’Aeroporto di Nizza e l’ultimo grande matrimonio tra Atlantia e la spagnola Abertis, da cui nasce il primo operatore autostradale mondiale che gestisce 8.600 chilometri di autostrade in 15 paesi. E i maglioni? Ci sono ancora e a Ponzano Veneto vogliono rilanciarli, ma è una partita molto più difficile che incassare i pedaggi.