Trecentotredici sì contro 291, e due astenuti (le minoranze linguistiche). La prima notizia è questa: il decreto "Omnibus" - contenente fra l’altro l’emendamento che cancella (o per meglio dire sospende) la costruzione di centrali nucleari introdotto dal Senato - ottiene la fiducia con 22 voti di scarto. Non c’è ancora la soglia di autosufficienza (316) né era pensabile arrivarci proprio nel pieno di una rovente campagna elettorale, ma certo è indicativa di un ulteriore passo avanti sui numeri. «La maggioranza esce allargata e rafforzata», può quindi dire il capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto. «Va benissimo, c’erano una decina assenti», tiene i conti il capogruppo dei Responsabili Luciano Sardelli. «Voto più che positivo, dopo i ballottaggi riprenderemo il cammino virtuoso della riforme», completa il quadro il capogruppo della Lega Marco Reguzzoni. Fra i no, invece, anche quello dei finiani delusi Andrea Ronchi e Adolfo Urso.Non solo nucleare, però. Nel decreto approvato ieri, e che oggi dovrebbe essere definitivamente varato a Montecitorio, figurano anche i nuovi poteri per la Cassa depositi e prestiti che potrà assumere partecipazioni in società di rilevante interesse nazionale; la proroga fino al 2012 del divieto di incroci editoriali stampa-tv, e il finanziamento del Fondo unico per lo spettacolo (149 milioni) mediante un aumento della accise sul carburante.Ora però la partita più delicata si apre proprio per il referendum sul nucleare: sarà sufficiente, come negli auspici del governo, a indurre la Cassazione ad eliminare dai quesiti sottoposti a consultazione popolare del 12 giugno quello relativo alle nuove centrali? «Ci auguriamo che la Cassazione possa bloccare questo provvedimento che solo per finta sospende la costruzione delle centrali nucleari riconsegnando ai cittadini il diritto di decidere del loro futuro» , capeggia la rivolta Antonio Di Pietro. Il quale si augura ancora che il Capo dello Stato Giorgio Napolitano «non firmi una legge così truffaldina». Ma intanto IdV non lascia nulla di intentato per proteggere il quesito referendario, e - prima ancora di conoscere l’esito del pronunciamento della Cassazione - solleva conflitto di attribuzione davanti alla Consulta, che potrebbe decidere in merito nella seduta del 7 giugno.Duro anche il Pd. La fiducia sul decreto omnibus contenente la moratoria del programma nucleare, è «uno scippo fatto al popolo italiano di poter decidere sul nucleare», sostiene Pier Luigi Bersani. Ancor più duro il Presidente dei Verdi Angelo Bonelli, che parla di «attentato alla democrazia senza precedenti nella storia della Repubblica».