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Intervista. Russo (Pd): «Il Senato voti anche sui diritti»

Marco Iasevoli mercoledì 2 aprile 2014
«Forse con il premier non ci siamo spiegati: se l’alternativa è una riforma pasticciata, noi siamo davvero pronti ad andarcene a casa. Il "gruppo dei 25" non fa resistenza alle riforme, ma rifiuta il ruolo dei passacarte che alzano la manina in Aula». Il senatore pd Francesco Russo non ha certo l’aria del duro, la radice "lettiana" non si estirpa in un mese e passa di renzismo. Eppure, quando parla della riforma del Senato, sale di giri: «Conservatore io? Ma se la settimana scorsa ho difeso come relatore il ddl Delrio ed ero il campione dell’innovazione... La verità è un’altra, e ha a che fare con i contenuti».Cosa non va del Senato formato-Renzi?L’ultima bozza è migliore della precedente, ma in fondo resta una Conferenza Stato-regioni in un palazzo più prestigioso. E il sistema istituzionale è più debole: una Camera in cui comanda una maggioranza-monstre validata, se va bene, dal 25-30 per cento dei votanti, e un Senato senza contrappesi. È dittatura della maggioranza. Con un’aggravante sul capo dello Stato. Il Colle continua ad essere nominato con le soglie del bicameralismo perfetto: con la riforma, alla maggioranza bastano una manciata di senatori per spuntarla. Bisogna alzare le soglie, altrimenti si perde la funzione di garanzia del Quirinale. Si aggiunga che un presidente eletto di fatto dalla maggioranza nominerebbe a sua volta 21 senatori decisivi in ogni votazione: è il 15 per cento dell’Aula, pari a un partito da 6 milioni di voti.Quali correttivi propone?Il Senato si occupi non solo delle modifiche costituzionali, ma anche delle leggi sui diritti fondamentali, per le quali deve restare la doppia lettura, e dei sistemi elettorali. La competenza sui rapporti Stato-regioni, poi, deve essere vasta, risolvendo i contenziosi che ora arrivano in Consulta. Vanno inoltre conservate le commissioni d’inchiesta e il potere ispettivo sugli organi dello Stato, specie se Montecitorio ha numeri blindati. In parallelo serve una legge sul conflitto d’interesse.Senatori eletti o non eletti?Il dopolavoro di sindaci e governatori non mi esalta, ma non faccio barricate. Chiariamo prima le funzioni.Se salta la riforma, salta anche il Pd?I problemi per Renzi sono Forza Italia, che presenterà un suo testo, e le critiche serie di Monti e Quagliariello. Renzi dia fiducia ai senatori Pd, che vogliono fare in fretta e bene. È la sua arma.Ce la si fa per il 25 maggio?È dura, se presentano 3mila emendamenti... Puntiamo a un "sì" in commissione entro le Europee. Noi e la presidente Finocchiaro aiuteremo Matteo. Ne approfitti.