I pm di Milano che indagano sul caso Ruby hanno inoltrato al gip la richiesta di giudizio immediato per il premier ritenendo "sussistere l'evidenza della prova" per entrambi i reati contestati nella vicenda Ruby: concussione e prostituzione minorile. Lo si legge in un comunicato firmato dal procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati. I pm di Milano oltre alla richiesta di giudizio immediato per il premier hanno inviato al gip una memoria in cui ritengono non sussistere l'ipotesi "di reato ministeriale".Ruby, la giovane marocchina al centro dell'inchiesta della procura di Milano, è indagata dai pm minorili per aver fornito false generalità. Nel maggio del 2010 in una denuncia per scippo ai carabinieir di Crescenzago aveva detto di chiamarsi Ruby Heyek e di essere nata il 1 novembre del 1991.Le accuse della Procura di Milano "sono uno schifo", "sono cose pretestuose. Mi spiace che abbiamo offeso la dignità e buttato fango sul Paese. Mi domando chi pagherà per questa attività che ha finalità soltanto eversive, intenterò causa allo Stato". Lo afferma il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, al termine del Consiglio dei ministri a Palazzo.
IL RUBYGATELa Procura di Milano ha scelto la strada meno accidentata, separando la posizione di Silvio Berlusconi da quella degli altri indagati. Oggi i pm depositeranno per il premier la richiesta di processo immediato, che prelude ad una cruenta battaglia giudiziaria. «Me l’aspettavo – ha reagito l’avvocato Nicolò Ghedini – i pm di Milano violano le norme costituzionali». I legali del premier hanno sempre sostenuto che titolare delle indagini dovrebbe essere il Tribunale dei Ministri.In una nota il procuratore capo Edmondo Bruti Liberati spiega che «si è proceduto allo stralcio e alla formazione di un autonomo fascicolo processuale», in vista del deposito degli atti al gip. Per gli altri indagati nell’inchiesta che ruota attorno a Karima "Ruby" el Marough si procederà invece con il rito ordinario. Berlusconi è accusato di concussione e prostituzione minorile, avendo ottenuto favori sessuali attraverso l’intermediazione – sostengono gli inquirenti – dell’agente tv Lele Mora, del giornalista Emilio Fede e del consigliere regionale della Lombardia Nicole Minetti. Secondo la procura, nella notte tra il 27 e il 28 maggio scorsi, il capo del governo avrebbe esercitato pressioni sui funzionari della questura di Milano per ottenere l’affidamento di Ruby alla Minetti, allo scopo di occultare i suoi presunti rapporti con la ragazza marocchina e per assicurarsi l’impunità, oltre che tentare di non far venire a galla «altri fatti», per i quali non è indagato, ma «suscettibili di arrecare nocumento alla sua immagine di uomo pubblico».Per il reato di prostituzione minorile i pm Boccassini-Sangermano-Forno avrebbero potuto chiedere il processo per il premier senza passare dal giudice delle indagini preliminari. Si è scelto invece di accorpare i due reati, una opzione in teoria più favorevole all’imputato, poiché toccherà al gip decidere se disporre un processo.Bruti Liberati ha poi precisato che nell’inchiesta «al momento non c’è alcuna seconda parte lesa». Fonti giudiziarie nei giorni scorsi avevano riferito che i magistrati milanesi stavano compiendo accertamenti su Iris Berardi, che cominciò a frequentare le cene di Arcore quand’era minorenne. In questo caso, però, non sono state rintracciate prove di prostituzione minorile.Gli elementi complessivamente raccolti sono ritenuti più che sufficienti ad affrontare l’onda d’urto di un processo. Al gip Cristina Di Censo verranno trasmesse oltre duemila pagine di resoconti investigativi, intercettazioni (alcune riguardano telefonate tra Ruby e Berlusconi) foto e filmati delle feste ad Arcore. Anche per questa ragione si è evitato di far convogliare a Milano materiale investigativo da altre procure. In particolare quello dell’inchiesta condotta a Napoli, su un altro presunto giro di prostituzione con al centro, tra le altre, la soubrette Sara Tommasi. Bruti Liberati ha detto che «per ora, sono due inchieste separate». Lo stesso ha fatto il procuratore di Napoli, Giovandomenico Lepore.L’inchiesta napoletana mette a fuoco un vorticoso giro di contatti che Vincenzo Saiello, detto "Bartolo", impresario e presunto organizzatore di incontri sessuali a pagamento, ha con alcuni suoi collaboratori e con la Tommasi. Ricostruendo le frequentazioni partenopee di alcune "veline" i magistrati hanno scoperto un giro di prostituzione di alto bordo che coinvolge alcuni pregiudicati di Casal di Principe, patria dei boss casalesi.
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