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LO SCONTRO DECISIVO. Ruby, Procura all’attacco: «Prova evidente»

Nello Scavo giovedì 10 febbraio 2011
Il conto alla rovescia comincia adesso che la procura di Milano ha presentato la richiesta di processo immediato. Entro il 15 febbraio il giudice delle indagini preliminari deciderà la sorte processuale di Silvio Berlusconi, indagato per concussione e prostituzione minorile. Il procuratore capo di Milano Edmondo Bruti Liberati ha precisato con una nota che i pubblici ministeri Boccassini-Forno-Sangermano ritengono di avere acquisito «l’evidenza della prova». Toccherà ora al gip Cristina Di Censo valutare la consistenza delle imputazioni. La risposta del gip è attesa, al massimo, per il 15 febbraio. Di Censo, oltre ad accogliere o respingere la richiesta dei pm, deve inoltre esprimersi sul conflitto di competenza anche procedendo d’ufficio, cioè senza richiesta delle parti. Potrebbe, come invoca la difesa del premier, trasferire il procedimento al tribunale dei ministri (che decide appunto sui reati "ministeriali") o alla procura di Monza, nella cui giurisdizione ricade villa San Martino, la residenza brianzola del capo del governo nella quale sarebbero avvenute le cene seguite dal “bunga bunga”.Gli inquirenti hanno messo per iscritto le ragioni che deporrebbero a favore della permanenza del caso a Milano. È infatti ai funzionari della questura meneghina che il premier si rivolge la notte del 27 maggio per ottenere la liberazione della minorenne Ruby, il resto (dalle feste ai pagamenti delle ospiti di Arcore) non sarebbe che la naturale conseguenza di una inchiesta cominciata per un reato commesso nel capoluogo.Nella mani del gip c’è adesso una memoria di 782 pagine che contiene anche la posizione della difesa. Quasi cento pagine in più di quelle trasmesse in due rate alla Camera. Documenti che «non aggiungono molto altro – precisa Bruti Liberati – rispetto a quanto depositato per l’invito a comparire» e che «al momento non sono disponibili per le parti». Lo saranno solo dopo la decisione del giudice, e da quel momento potranno essere resi pubblici. Nel fascicolo ci sono alcune foto, le trascrizioni di telefonate, i tabulati delle chiamate che le ragazze hanno ricevuto da Berlusconi, riscontri bancari e sintesi di interrogatorio, come quello reso da Nicole Minetti e che, secondo i magistrati, in alcuni passaggi appesantirebbe la posizione del premier. La procura sostiene che il Cavaliere abbia avuto rapporti sessuali a pagamento con Ruby all’epoca in cui la ragazza era minorenne, e di avere fatto pressioni indebite lo scorso maggio sulla questura milanese affinché la minorenne venisse rilasciata nonostante lo stato di fermo per furto. I magistrati hanno precisato di avere escluso le registrazioni delle telefonate che le giovani hanno ricevuto da Berlusconi, intercettato “indirettamente”. Una scelta che per un verso tutela il premier, ma per l’altro dice quanto i pm si sentano sicuri di andare a processo anche senza quelle registrazioni. A meno che i legali del principale indagato non ne chiedano l’inserimento nel fascicolo processuale.Ruby, oltre ad essere parte lesa in questo procedimento, è anche indagata dalla procura dei minori per aver fornito false generalità l’1 maggio 2010, quando venne fermata per uno scippo. In quella occasione dichiarò di essere nata nel 1991, tanto che i legali del premier hanno provato a sostenere che la ragazza, in realtà, fosse maggiorenne all’epoca delle “cene” ad Arcore.La Camera nei giorni scorsi ha respinto la richiesta dei pm milanesi di perquisire gli uffici del ragionier Spinelli, nella pertinenza del premier, ritenendo che nell’intervenire presso la questura Berlusconi avesse agito da presidente del Consiglio, credendo che Ruby fosse davvero la nipote del presidente egiziano Mubarak e quindi sostenendo la competenza del Tribunale dei Ministri. La procura, al contrario, ritiene che quello della supposta parentela con Mubarak fosse uno stratagemma per far rilasciare Ruby e assegnarne la tutela alla coindagata, il consigliere regionale lombarda Nicole Minetti, per occultare i rapporti fra Berlusconi e la minore. Il premier, questo il ragionamento degli inquirenti, avrebbe cioè agito per coprire un altro reato, facendo pesare la sua influenza personale e non abusando dei suoi poteri di primo ministro.Incerto rimane il futuro giudiziario degli altri indagati per induzione e sfruttamento della prostituzione: l’impresario Lele Mora, il direttore del Tg4 Emilio Fede e il consigliere regionale del Pdl lombardo Nicole Minetti. «Il fascicolo è vicino alla chiusura – assicura Bruti Liberati –, anche se non si può fare una previsione sulla data». Per gli indagati, una precisazione poco rassicurante. In procura si affannano a ripetere che, per esempio, non ci sono collegamenti con l’inchiesta di Napoli. «Ma non possiamo escludere – conferma una fonte investigativa – che non salti fuori qualcosa anche da quel fronte».