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L'OFFENSIVA DEL PREMIER. Berlusconi: «Ruby nemmeno era minorenne, ho la prova»

Marco Iasevoli giovedì 3 marzo 2011
Berlusconi sorride di gusto, e fa intendere che non è una scena per impressionare chi lo vuole giù da palazzo Chigi. «Sono ottimista, Angelino mi dice che la riforma della giustizia si sta sbloccando, Fini e il Pd mandano segnali positivi sul conflitto di attribuzione...». E poi... poi c’è un’arma segreta, nell’eventualità si arrivasse davvero a processo per il caso-Ruby: «Non ho fatto nulla di quanto mi viene imputato, ma qualsiasi cosa inventeranno io sarò comunque assolto, perché siamo in grado di dimostrare che la ragazza è stata registrata all’anagrafe marocchina due anni dopo, dunque era maggiorenne». Lo dice con l’enfasi della buona notizia, rassicurato da indagini difensive che si sono spinte fino in Africa. Fermo restando, continua in serata, che «in un Paese civile un processo così durerebbe mezzora, visto che la persona in questione - Ruby - ha detto di non aver avuto rapporti sessuali con me. Invece lo portano per le lunghe trasformandolo in un processo mediatico».Tranquillo sui numeri («siamo 322»), tranquillo sul cammino delle riforme, la nuova carta difensiva gli imprime un buon umore che fa da contrappunto alla visibile mestizia di qualche settimana fa. E il Guardasigilli contribuisce all’euforia, portandogli buone nuove dall’incontro con la consulta del Pdl, in cui ha presentato le linee-guida della riforma costituzionale della giustizia. Alfano assicura che l’impianto è «condiviso» con la Lega - a maggior ragione dopo il passaggio del federalismo municipale -, e che lo sbarco del pacchetto in Cdm potrebbe arrivare - dopo una lunga serie di rinvii - la settimana prossima, al massimo l’altra. Con il gotha azzurro il ministro della Giustizia non solo affronta i contenuti (separazione delle carriere, doppio Csm, responsabilità dei magistrati) ma definisce uno scenario tanto realistico quanto probabile: la riforma costituzionale non incasserà i due terzi dei voti favorevoli, dunque bisognerà prepararsi ad affrontare il referendum, un ulteriore battaglia. Un testo definitivo - ammettono i presenti alla riunione - ancora non c’è, ma l’unica premura di Alfano sembra essere quella di allontanare le polemiche con pm e Consulta. «Escludo che il Guardasigilli sarà a capo del Csm, le opzioni in campo sono altre». E ancora: non sarebbe al vaglio la riforma della Corte costituzionale, e resterebbe, seppure «regolamentata», l’obbligatorietà dell’azione penale. Da definire anche come accontentare la Lega su un vecchio pallino: la partecipazione del popolo all’amministrazione della giustizia. Il principio ispiratore, conclude Alfano, sarà «l’effettivo primato del giudice», il che comporta un «riequilibrio» tra accusa e difesa e un regime sanzionatorio più severo.Nodi aperti, ma più facili da sciogliere dopo la sbornia da federalismo dei padani. Lo dimostra proprio Bossi, che prima fa tremare i polsi al Pdl («Un’alleanza con la sinistra? Io non escludo mai nulla, anche se loro hanno perso la faccia con la gente...»), poi, con il bottino in cassa, rassicura: «L’asse con Silvio tiene, lui è l’unico che ci ha dato i voti al decreto». Anche se la linea della Lega sul federalismo è stata sempre quella della trattativa ad oltranza, e dunque le porte all’opposizione non sono mai del tutto chiuse.Andare verso la "normalizzazione" significa per Berlusconi mettere mano a quel rimpasto di governo promesso da tempo ai responsabili. Saverio Romano, aspirante all’Agricoltura al posto di Galan (che sostituirebbe Bondi alla Cultura), ha ieri incontrato i vertici leghisti per provare a scioglierne le riserve. Per Bossi «la faccia da agricoltore» ce l’ha un suo uomo fidato, Bricolo, però «va bene anche il siciliano Romano, basta che risolva le quote latte». Mentre per quanto riguarda il riequilibrio delle commissioni parlamentari Gianfranco Micciché, risolti i contrasti con l’esecutivo sul decreto-rinnovabili, annuncia la nascita del gruppo Forza sud a Montecitorio. Sarebbe la "quarta gamba".