«Ruby è una pazza, una visionaria; le sue fantasie non hanno limiti ma una supera ogni immaginazione...». Nella saletta del governo a Montecitorio Silvio Berlusconi parla e una trentina di deputate del Pdl ascoltano in silenzio. «...Volete sapere l’ultima assurdità. Alle feste di Arcore avrebbe visto anche Belen, la Carfagna e la Gelmini. Tutte e tre nude... È assurdo, vergognoso: Mariastella – dice il premier chiamando per nome il suo ministro dell’Istruzione – in quel periodo era addirittura incinta». Tutte le deputate si guardano. Si interrogano. Parlano tra loro. Si chiedono il perché della confidenza del capo. Qualcuna, sottovoce, azzarda un’ipotesi: ha capito che la procura di Milano ha in mano un altro pezzo delle "confessioni" della ragazza marocchina e vuole anticiparla. Tutte provano a capire, ma il presidente del Consiglio va avanti ripartendo proprio da dove si era fermato. «Avete capito? La stella di Sanremo e due ministre nude a casa mia... Ruby è una pazza e un magistrato con un minimo di coscienza e di buona fede l’avrebbe dovuta immediatamente fermare e denunciare per calunnie. Ma invece...».Le smorfie più strane attraversano i volti delle deputate. Non ci sono né la Gelmini, né la Carfagna e il governo è rappresentato solo da Laura Ravetto che aveva aperto una dura polemica contro Annamaria Bernini "colpevole" di andare troppo in tv e di non difendere il premier come meriterebbe. Ora però la questione è un’altra. Le donne del Pdl sono tutte sconvolte. Tutte incredule. Berlusconi, però, va dritto muovendosi con un solo vero obiettivo: smontare, pezzo per pezzo, la storiaccia del bunga bunga. Lo fa indicando la linea alle "sue" deputate in un vertice riservato a Montecitorio, ma lo fa anche davanti alle telecamere schierate nella sala stampa di palazzo Chigi. «Oggi sono entrato in Parlamento e anche la sinistra voleva venire al bunga bunga...». Il premier ironizza sul tormentone giudiziario-mediatico legato al caso Ruby, e nonostante il pressante invito di Gianni Letta a rimanere «in tema» e quindi a parlare di cultura, non si trattiene: «...Che poi, sapete, vuol dire andiamo a divertirci, andiamo a ballare, andiamo a bere qualcosa. Quindi anche la sinistra è stata conquistata a questa mia visione della vita». È una strategia chiara. Berlusconi conosce bene i meccanismi mediatici e si muove con abilità per costruire la linea di difesa. Davanti alle parlamentari del Pdl torna a raccontare la storia di Mubarak. A spiegare di essersi fatto ingannare da Ruby. «Ho chiamato perché ho pensato davvero che fosse la nipote dell’ex presidente egiziano. Ero in buona fede. Pensate che quando l’ho incontrato a Roma gli ho detto: "sai conosco...". E lui: "Ah sì, la cantante che vive a Roma..." Solo allora ho capito il terribile equivoco». Berlusconi si rivolge direttamente alle deputate. «Mi dovete difendere perché questa è la verità. Chi va in tv deve spiegarla; dobbiamo far passare questo messaggio. È la battaglia decisiva perché non può arrivare una condanna nemmeno in primo grado...» Una smorfia amara attraversa il volto del premier che alza gli occhi e chiude il ragionamento: «... Perché poi appello e Cassazione seguirebbero quella decisione. La storia è sempre la stessa: sono tutti in combutta, tutti contro di me».