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LA VITA IN GIOCO. «No alla Ru486 in Parlamento» E su Fini si scatena la bufera

domenica 9 agosto 2009
Una frase del presidente della Camera Gianfranco Fini riaccende il dibattito sull’opportunità di un dibattito parlamentare sulla pillola abortiva Ru486. All’opinione negativa della terza carica dello Stato rispondono onorevoli e senatori che invece ritengono necessario e compito dell’istituzione affrontare una novità della portata della pillola abortiva sulla procedura dell’interruzione volontaria di gravidanza regolata in Italia dalla legge 194. «È originale pretendere che il Parlamento si debba pronunciare sull’efficacia di un farmaco» ha affermato Fini – in Belgio per la commemorazione della strage di Marcinelle. «Ognuno ha la sua opinione e io ho la mia, ma non credo ci sia motivo per un dibattito politico. Ci sono le linee guida del governo. C’è l’Agenzia del farmaco (Aifa) che si è già pronunciata, non vedo cosa c’entri il Parlamento». Nonostante il tentativo di Fini di minimizzare l’impatto della pillola abortiva sulle procedure previste dalla legge 194, utilizzando le stesse argomentazioni dell’ex ministro della Salute Livia Turco («È singolare che coinvolgere il Parlamento su questioni che riguardano esclusivamente la valutazione tecnico-scientifica»), deputati e senatori non sembrano indifferenti alla proposta lanciata giorni fa dal senatore Maurizio Gasparri. Che sabato ha ribadito le sue ragioni: «Ho grande rispetto per le opinioni delle massime istituzioni dello Stato, ma confermo che al Senato promuoverò iniziative di indagine conoscitive sugli effetti della pillola Ru486 in Italia e negli altri Paesi dove è stata già impiegata». Aggiungendo: «Con tutto il rispetto dell’Aifa, il Parlamento è molto più importante ed è legittimato dal voto dei cittadini». Di «presa di posizione singolare» da parte di Fini parla Emanuela Baio (deputato pd): «Credo che la legge 194 non debba essere modificata da una scelta dell’Aifa. È chiaro infatti che la scelta dell’Aifa rende l’aborto un fatto privato: basta ricordare che dove è stata fatta la sperimentazione la maggior parte delle donne ha firmato e ha lasciato l’ospedale». Il dibattito in Parlamento «non è per un giudizio scientifico sul farmaco, ma perché gli eletti del popolo vogliono riflettere su questa modifica della legge». Anche il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano contesta che il tema possa essere estraneo al Parlamento: «Un approfondimento nella sede appropriata è assolutamente necesasrio, tanto più che nei mesi passati sono state presentate diverse interrogazioni per avere elementi cognitivi prima che l’Aifa si pronunciasse. Viceversa l’Agenzia del farmaco è intervenuta senza attendere il dibattito parlamentare: mi pare importante che ogniqualvolta sono in gioco i diritti del concepito e la salute della donna, il Parlamento si possa esprimere. In passato ha affrontato anche questioni meno significative, su cui potevano bastare interventi amministrativi». «Magari fosse come dice Fini» ironizza Enzo Carra (deputato pd). «Non vedo come si possa scartare l’intervento del Parlamento su queste vicende, che sono al centro del dibattito politico. Quando si va verso un cambiamento culturale in tema di aborto, siamo tutti responsabili, e il Parlamento per primo: è stato coinvolto anche per parlare di specie animali da proteggere». Gaetano Quagliariello, vicepresidente del senatori Pdl, distingue: «La decisione dell’Aifa va rispettata e aspettiamo il protocollo. Ma la compatibilità di questa tecnica con la legge 194 è un altro aspetto, su cui non credo si possa impedire al Parlamento di raccogliere dati. Sono sicuro che saranno d’accordo tutti coloro che sono sempre attenti a rivendicare le prerogative e la centralità del Parlamento». Meno convinto della necessità di un intervento parlamentare è Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati pdl: dopo l’approvazione dell’Aifa, «il problema reale è quello della regolamentazione della Ru486, che è materia che riguarda il ministero». Quanto all’aborto, «la Camera ha già fatto un buon dibattito, approvando una mozione molto significativa». Cicchitto si riferisce al testo presentato da Rocco Buttiglione (Udc), che a Montecitorio è stato discusso e votato lo scorso 15 luglio, che impegna il governo «a promuovere la stesura e l’approvazione di una risoluzione delle Nazioni Unite che condanni l’uso dell’aborto come strumento di controllo demografico ed affermi il diritto di ogni donna a non essere costretta ad abortire». Ma lo stesso Buttiglione, sabato, ha ribadito: «Non vedo lo scandalo nel fatto che il Parlamento si occupi della Ru486» anche se non dal punto di vista scientifico. «Bisogna evitare che l’introduzione di tale pillola porti surrettiziamente all’abolizione della 194 e specie delle sue parti che si occupano di tutela. Per una volta siamo noi che diciamo: “Giù le mani dalla 194”». Infine la senatrice Laura Bianconi (Pdl) invita Fini a essere prudente e a non «entrare a gamba tesa su iniziative che saranno assunte dal Senato».