Il colloquio. Rotondi: costruttore? No, faccio il progettista di una lista cattolica
Hanno inserito il suo nome fra i 'costruttori', ma lui non si dice interessato. Preferisce fare il 'progettista', Gianfranco Rotondi. «Siamo ciò che resta e ciò che torna della Dc. Possiamo portare una riflessione comune con le generazioni più giovani per un terzo tempo del cattolicesimo politico, nel solco della enciclica di Francesco sulla difesa del creato: il futuro dei cattolici non è una nuova Dc ma un'alleanza per la terra di credenti e non credenti, una forza transnazionale che declini una nuova idea di sviluppo ecosostenibile. In Italia potrà essere il primo partito già alle prossime elezioni, io ci credo e ci lavoro», dice l'ex ministro azzurro. Forse è l’unico, Rotondi, nel centrodestra, ad avere un dialogo aperto da tempo con Giuseppe Conte, ma non vuole bruciare questa prospettiva nei colpi di coda di una legislatura che considera ormai agli sgoccioli. «Renzi ha aperto la crisi con la baldanza di ritenere la legislatura protetta dalla pandemia, invece tutto congiura per il voto anticipato. Ci si casca dentro, come dice Prodi. Per un incidente, o per imperizia». L’ex ministro azzurro all’Attuazione del Programma preferisce allora evitare di raccogliere le briciole oggi, e rilanciare dopo, restando al fianco di Silvio Berlusconi. Ma la sua scelta l’ha già fatta: «Non sommerò i miei voti a quelli della destra sovranista», ha avvertito. Quando, con Rocco Buttiglione, rilanciò la fondazione Dc disse che quel simbolo glorioso non sarebbe mai ridiventato un partito, ma poteva rappresentare un punto di riferimento culturale da tener vivo, perché presto sarebbe stato utile. E questo momento, ne è convinto Rotondi, sta arrivando. A Saint Vincent ha tracciato un pro- getto, sul modello tedesco, nel quale la matrice cattolico-popolare della Cdu apre, «sulla scia della Laudato si’», alla galassia ambientalista. Il garante di questo processo, per Rotondi, può essere proprio Conte. Il premier, su invito di Rotondi, si recò ad Avellino per ricordare Fiorentino Sullo, il costituente che da ministro dei Lavori Pubblici propose una legge urbanistica tanto avanzata e osteggiata per quei tempi quanto attuale oggi, in linea con l’idea di valenza sociale della proprietà privata propria della dottrina sociale della Chiesa. Si disse, in quell’occasione, che Conte fece un discorso «democristiano». Rotondi ci crede, tanto da consigliare vivamente al premier di iscriversi al Ppe, «a titolo personale, come fece Monti. Si accomoderebbe nel salotto buono della politica europea, e da lì sarebbe facile ristrutturare gli assetti politici italiani». Nel frattempo, sebbene ribadisca di non essere personalmente intressato, per Rotondi Conte «ha il dovere di provare a compattare la maggioranza, e anche allargarla. Ma poi deve sviluppare un dialogo costruttivo con l’opposizione repubblicana ed europeista di Forza Italia. Questa sarebbe la strada maestra», sostiene. E «se diviene il premier garante della governabi-lità, in nome degli ideali europei, il ruolo di federatore viene di conseguenza ». In questo quadro, insieme a Buttiglione «presidente onorario della fondazione a cui abbiamo devoluto nome e simbolo della Dc. In Italia - si dice convinto - mettendo insieme le forze con spirito inclusivo, mettendo da parte personalismi e pregiudizi reciproci, potrà essere il primo partito già alle prossime elezioni, io ci credo e ci lavoro». Il collante del progetto, può venire, ora, dal proporzionale. «Se Conte sceglierà il popolarismo, incontrerà Berlusconi, ma anche noi e soprattutto tornerà una visione plurale della leadership delle forze politiche». Lo sente ogni settimana, il Cavaliere, «ma in questo periodo considera un disturbo qualsiasi discorso che non si concentri sulla lotta alla pandemia e alla crisi economica. Questo progetto, però, riguarda anche lui».