Elezioni. «Rosso o nero», la sfida di Letta a Meloni. I due leader polarizzano il voto
Giorgia Meloni ed Enrico Letta al Meeting di Rimini
O di qua o di là. Rosso o nero, letteralmente. Da una parte le parole d’ordine della destra. Dall’altra quelle del Pd e il sorriso di Enrico Letta. A un mese esatto dal voto parte la campagna di affissioni che il segretario del Pd ha voluto in linea con il messaggio lanciato già pochi giorni dopo la caduta di Mario Draghi: o noi o Giorgia Meloni. Sono sei i manifesti concepiti insieme alla società di comunicazione Proforma, tutti basati su una contrapposizione di concetti: "Con Putin/Con l’Europa", "Discriminazioni / diritti", "Combustibili fossili / Energie rinnovabili", "Lavoro sottopagato / Salario minimo", "Più condoni per gli evasori / Meno tasse sul lavoro", "No Vax / Scienza e vaccini". Ecco la sfida. Tutta in una parola, quasi un aut-aut: «Scegli». E così il sogno di Silvio Berlusconi, quello di un bipolarismo sempre più bipartitismo, diventa il sogno di Enrico Letta. O di qua o di là perché – spiega il leader Dem a Repubblica – «è il momento della polarizzazione. Delle parole nette e di una comunicazione anche brutale della posta in gioco».
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Uno schema che punta dritto a "colpire" Giorgia Meloni, ma che non dispiace nemmeno alla stessa leader di Fdi. Che dal tentativo di ridurre i giocatori in campo ha da guadagnare anche rispetto alla sua stessa coalizione. E più Letta evidenzia il "nero", più lei si distingue dagli alleati Salvini e Berlusconi: i conti pubblici, dice Meloni alla Reuters, con lei «non corrono alcun rischio». Idem l’Ue: «Difenderemo l’interesse nazionale ma nessuno vuole fare cose pazze, distruggere o lasciare l’Europa».
I primi manifesti dem sono già affissi in alcune città pilota. Poi, dal primo settembre, compariranno in tutto il Paese. La sfida di Letta è fin troppo chiara: non c’è spazio per terzi o quarti poli. E le parole che riserva all’ex alleato Giuseppe Conte e al "suo" Movimento 5stelle sono un "canto funebre": «Incredibile quello che ha combinato, aprendo alla destra la via delle elezioni in un momento così delicato». Conte ha chiara la strategia di Letta. Sa cosa vuole dire "o di qua o di là". E tornando sul possibile confronto tv Letta-Meloni grida il suo "non ci stiamo": «Lo avevamo detto, il confronto a lume di candela in Rai su cui si sono accordati Letta e Meloni non rispetta il diritto dei cittadini a essere correttamente informati. Non sono loro le uniche due alternative per l’Italia. La democrazia e il pluralismo sono una cosa seria», scrive Conte commentando la delibera Agcom che si era espressa con nettezza: un solo confronto a due viola la par condicio.
Letta però va dritto. Boccia con una parola la linea dell’Agcom: «Decisione bizantina, decideremo che cosa fare». E lancia il suo "Scegli" che contrappone al "Pronti", il motto che accompagna il viso sorridente sui cartelloni blu della leader di Fratelli d’Italia. Letta vuole polarizzare la sfida di fine settembre e il Terzo polo non ci sta. La reazione di Carlo Calenda è furiosa: «La scomparsa definitiva della politica ridotta a roulette. Che orrore», sbotta su Twitter il leader di Azione.
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Insomma, le campagne elettorali si stanno delineando. Tutti hanno una formula. Già arcinoto il controverso slogan "Credo" di Salvini e tra i più ricercati su Twitter c’è anche l’hashtag #dallapartegiusta che compare sotto i post di Giuseppe Conte e del Movimento 5 stelle. Azione e Italia viva scelgono #Italiasulserio in attesa del lancio ufficiale della campagna elettorale il 2 settembre a Milano. Forza Italia si conferma molto focalizzata attorno alla figura di Silvio Berlusconi, all’ottava campagna elettorale per le politiche dal ’94 ad oggi. Il Cavaliere non lascia nulla al caso e anche per questa tornata ripropone un must come il "manuale del candidato", già fatto recapitare a tutti gli aspiranti parlamentari azzurri. Condensati in 30 pagine consigli politici, dal look da adottare fino alle "dritte" su come e quando usare i social. La priorità dei candidati – spiega la guida – restano però gli elettori: «Vengono prima di qualsiasi cosa» e «vanno guardati negli occhi senza distrarsi». Nemmeno «per controllare il cellulare».