«Legga questo titolo, guardi questo impegno... Quello di Enrico Rossi sembra quasi un programma di governo: c’è la dichiarazione di guerra alla burocrazia, c’è un dettagliato piano sulle infrastrutture per dare forza al turismo e attrarre investimenti; c’è la promessa di una svolta sulla sanità, ci sono le risposte all’emergenza della piccola e media impresa... ». Carlo Costalli, toscano doc e da un quarto di secolo guida indiscussa del Movimento cristiano lavoratori, tira fuori da una cartellina di pelle marrone una mini rassegna stampa sull’attività politica del governatore della Toscana e spedisce il suo primo messaggio: «Non basta promettere, bisogna fare. Ho letto tutto quello che dice Rossi. E quello che dicono gli altri candidati. L’ho fatto con attenzione e senza pregiudizi. Ma anche con il sospetto che quello che si dice a un mese dal voto, si scorda con troppa velocità e con troppa leggerezza». Una pausa, poi una promessa: «Rossi vincerà, ma io vigilerò e, se dovesse tradire le promesse, non farò sconti. Serve rigore perché questo Paese soffre ancora e non può essere preso in giro». Il presidente del Mcl cammina avanti e indietro nel salone della sua casa alle porte di Firenze e si ferma davanti alla libreria a muro. C’è una versione elegante della Divina Commedia e ci sono tutte le ultime Encicliche sociali. Vorrebbe parlare di queste Costalli, vorrebbe soffermarsi sulle grandi questioni del lavoro e legarle a povertà, diritti, dignità. Ma oggi il tema è la Toscana. Con le luci e con le ombre, con la voglia di essere «locomotiva del centro Italia», ma anche con le difficoltà che le tolgono slancio.
La sanità è il grande male? C’è una riforma sanitaria che intercetta l’80 per cento del bilancio regionale e che è stata pensata e modellata da Rossi per consolidare il consenso. Ora bisogna voltare pagina: cancellare sprechi e privilegi, azzerare le clientele, mettere in atto una profonda revisione della spesa. E poi serve una parola di verità sui grandi buchi: chi c’è dietro il crac alla Asl 1 di Massa Carrara? E che cosa è successo nella Asl 7 di Siena? Avrei voluto Rossi inflessibile su questo e invece l’ho notato più per la determinazione che ha messo nello sfidare il ministro Lorenzin sulla fecondazione eterologa.
Era l’agosto dello scorso anno e la Consulta si era espressa: il divieto di fecondazione eterologa è incostituzionale.La Regione Toscana fu la prima a muoversi per dare seguito alla sentenza. Il ministro Lorenzin provò a bloccarla, ma Rossi spiegò che non avrebbe fatto nessuna marcia indietro: le coppie possono avvalersi della fecondazione eterologa con il contributo pubblico, pagando solo un ticket di 500 euro. Fu una pagina triste.
Continua a parlarci di Rossi perché da per scontata la sua vittoria? Rossi è oggettivamente senza avversari e la sua riconferma pare davvero scontata. Il centrodestra è frammentato, anzi polverizzato: tre candidati alla presidenza e mille piccole rivalità ne azzerano la spinta propulsiva. Poi ci sono i Cinque Stelle e la Lega: prenderanno voti, ma non così tanti da far tremare il governatore uscente. C’è una sola vera incognita: il peso della sinistra fermerà Rossi sotto la soglia del 40 per cento costringendolo così al ballottaggio?
Costalli, dimentica il dato astensione. Scherza, l’astensione è la mia maggiore preoccupazione. La crisi di partecipazione mi angoscia perché dietro il crescente 'non voto' c’è la crescente disaffezione degli elettori nei confronti della politica e soprattutto delle regioni ritenute lontane, costose, quasi un ostacolo allo sviluppo. Penso allora a quello che potrà succedere il 31 maggio e non vorrei che la vera sorpresa sia un astensionismo che cresce ancora.
Lei voterà? Sono disorientato, sfiduciato, deluso. Ma voterò. Lo farò guardando la storia dei candidati, i loro programmi, il loro impegno civile. Lo farò mettendo in fila le proposte e le idee di chi si presenta. E la coerenza dimostrata nell’attività politica.
Che dice di Borghi, il candidato della Lega? È una delle teste economiche ascoltate da Salvini ed è l’alfiere della battaglia per l’uscita del-l’Italia dall’euro. La mia è un’altra storia. E poi ci sono le scelte e le parole della Lega sull’immigrazione. Soffiano sulle paure, ma la Toscana è una terra di gente buona, generosa. È la terra del volontariato, delle Misericordie... Qui c’è il numero più alto di donatori di organi, qui ci sono solidarietà e coesione sociale. E magari non è un caso se proprio qui il Movimento cristiano lavoratori ha 36mila iscritti, 359 circoli e una fitta rete di servizi alla persona.
Eppure la Regione non decolla. La ripresa c’è, ma è ancora timida, ancora incerta. Ci sono cose da fare e c’è un ritardo nello sviluppo di infrastrutture indispensabili alla Regione: il completamento della Livorno-Civitavecchia, una storia che assomiglia a quella altrettanto assurda della Salerno-Reggio Calabria; la nuova pista dell’aeroporto di Firenze, il potenziamento del porto di Livorno. Ritardi drammatici e dietro a tutti prendono forma le sagome dei soliti grandi colpevoli: lo scontro perenne nel partito egemone, il Pd, fra 'innovatori' ed ambientalisti; e una soffocante burocrazia regionale.
Come dare risposte all’emergenza imprese? Con un accesso al credito rapido e facile, con un piano di piccoli prestiti a tasso zero, con decisi segnali fiscali. Molto dipende dal governo di Roma, ma qualcosa può dipendere anche dalla Regione. La Toscana ha fatto i conti per tanti anni con un’economia assistita e ha pagato un prezzo duro.
Allude al tracollo del Monte dei Paschi? Già un tracollo dietro al quale si agitano chiare responsabilità politiche. Una pagina buia e gli effetti drammatici scuotono ancora Siena e Grosseto. Il Monte dei Paschi era il volano di un’economia drogata e chi era messo in quelle mani ora è al tappeto. Ecco la sfida: l’Italia prima e la Toscana poi avranno un futuro se sapranno recuperare il senso di un’etica pubblica. C’è ancora tanta corruzione. Nella sanità, nel sistema bancario, negli appalti, nelle municipalizzate. La sfida è cancellare il malaffare e riportare equità nell’economia. Sfide decisive, ma bisogna spingere perchè non c’è più tempo.