Politica. Rosina: «Basta shopping fra i cattolici, è il momento di mobilitarsi»
«Non c’è tempo da perdere, è il momento di mobilitarsi per provare a costruire insieme un’Italia migliore, andando oltre rancore e rassegnazione », dice Alessandro Rosina, commentando l’invito del presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti, a dar vita a un 'Forum civico' per l’Italia. Docente di Demografia alla Cattolica, Rosina un mese fa ha firmato «un’agenda per misurare l’impegno dei partiti» insieme a Leonardo Becchetti, Marco Bentivogli e Mauro Magatti. Ora - sostiene - in vista delle Europee, «serve una risposta immediata, ma non scomposta. Non si tratta di andare in piazza con i gilet gialli, ma di iniziare a prendersi cura del bene comune dell’Italia».
Tempo scaduto?
Il tempo non c’è più, non solo per non far implodere il progetto europeo, ma per il futuro stesso dell’Italia messo a rischio da una crisi di fiducia ancor maggiore della crisi economica. Perché non si spiegherebbe altrimenti lo stesso crollo della natalità. Oggi prevalgono paura e forze disgreganti, che portano a chiudersi nel proprio particolare smarrendo un’idea condivisa di bene comune. Si è aggiunta una sfiducia nella capacità della politica di produrre miglioramento. E così tante realtà frammentate stentano a fare sistema. Ma non basta unirsi 'contro', occorre mobilitarsi 'per' un’Italia diversa. E dimostrare che l’apertura all’altro e al futuro aiuta a costruire più benessere economico e sociale.
Da dove partire?
Da quanto di buono già esprime il territorio. Senza questa vitalità della società civile, l’Italia sarebbe già crollata da un pezzo. Modelli positivi e vincenti, basati sulla solidarietà, che vedono spesso protagonista il mondo cattolico e che possono diventare nuova progettualità. Iniziative sparse debbono diventare proposta. Ma bisogna saper convincere e coinvolgere le nuove generazioni.
C’è un uso 'a pezzi' della dottrina sociale: chi parla di prevenzione dell’aborto non mostra stessa attenzione alla vita dei migranti e viceversa.
Non possiamo rassegnarci a vedere ciascuno prendere la parte che gli è più comoda e congeniale facendo shopping nella Chiesa per mero scopo di consenso politico. Bisogna uscire da questa strumentalizzazione. Mettendo al centro valori che uniscono. Valori cattolici e insieme parte della nostra Costituzione, che devono diventare il pilastro di una nuova proposta per il Paese.
Le Europee incombono. Come evitare di essere strumentalizzati dalle formazioni già presenti, o velleitari nel proporne una nuova?
Per evitare che queste elezioni diventino una trappola lo scopo non può essere solo il consenso, ma occorre mettere davanti l’operazione culturale rispetto alle opzioni politiche. Se si parte dall’appuntamento politico non si va da nessuna parte. Solo chiarendo prima le ragioni dello stare in Europa, e in quale Europa vogliamo vivere, quale il ruolo dell’Italia, e quale quello dell’Europa nel mondo, può nascere l’esigenza di rendersi parte attiva di questo progetto, sostenendo le forze, non solo politiche, che sono coerentemente alleate di questa visione.
Difficile immaginare nuove formazioni in così poco tempo. Si possono allora convogliare le preferenze verso singoli candidati che condividano tale piattaforma?
Stessa premessa. Non può più accadere che a ogni scadenza elettorale le realtà positive che operano e producono valore sul territorio vengano coinvolte al solo scopo di portare consenso a singoli o a partiti. Serve che l’offerta politica sia coerente con un progetto culturale e che si metta a servizio della sua realizzazione.