Legge elettorale. Rosatellum, il Senato dice sì 5 volte. Oggi il voto finale
Il presidente del Senato Pietro Grasso durante il voto (Ansa)
Il Rosatellum procede spedito in Senato. Il governo aveva chiesto la fiducia e mercoledì si è passati al voto. Per ora sono arrivati i primi 4 sì alla legge elettorale su 5.
L'articolo 1 è passato con 150 sì e 61 no. La secondo fiducia è invece passata con 151 sì e 61 no. Infine il terzo articolo è andato in porto con 148 sì e 61 no. Il quarto via libera ha registrato 150 sì e 60 no.
Il quinto voto non era blindato dalla fiducia ed è passato con 145 senatori a favore e 17 contrari. I numeri, quindi, si sono dimostrati stabili. Nell'ultimo voto invece l'opposizione si è defilata abbandonando l'aula.
Regge quindi il patto a quattro tra Pd, Forza Italia, Ap e Lega, a cui si aggiungono i voti favorevoli dei verdiniani che, almeno in una delle cinque votazioni di fiducia, risultano essere determinanti per assicurare il numero legale e quindi la legittimità della votazione. Nettamente contrari, invece, M5S, Mdp, Sinistra italiana, che votano no alle fiducie solo in occasione della seconda "chiama", una volta verificato che il numero legale fosse assicurato e quindi che la loro presenza in Aula non aiutasse la maggioranza. Le tre forze di opposizione, poi, lasciano l'Aula durante l'unico voto senza fiducia, sull'articolo 5.
Per oggi, giovedì, è previsto il voto finale, su cui non è stata posta la fiducia.
Ieri mattina in Senato era intervenuto anche il presidente emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha ribadito il suo sostegno al governo per la stabilità e le riforme, nonostante le "problematicità". LEGGI L'ARTICOLO
Mercoledì è proseguita la protesta del Movimento 5 Stelle. Un paio di migliaia di manifestanti si sono dati appuntamento in piazza del Pantheon per protestare contro la legge elettorale e seguire il diabattito su un maxischermo. Fischi e insulti sono stati rivolti in particolare all'ex capo dello Stato Giorgio Napolitano.
Scheda: i capisaldi del Rosatellum bis
MIX PROPORZIONALE E MAGGIORITARIO: il testo della legge elettorale prevede una quota del 64% di collegi plurinominali proporzionali e del 36% di collegi uninominali maggioritari.
CIRCOSCRIZIONI: sono 20 le circoscrizioni per il Senato, una per ogni regione, mentre sono 28 quelle della Camera.
COLLEGI: Alla Camera i 630 seggi sono così assegnati: 232 in collegi uninominali, di cui 6 per il Trentino Alto Adige, 2 per il Molise, 1 per la Valle d'Aosta; i restanti deputati saranno eletti in collegi plurinominali (circa 65 in tutto), 12 nella circoscrizione Estero. Al Senato i 315 seggi saranno assegnati 102 in collegi uninominali, di cui 1 per il Molise, 1 per la Valle d'Aosta. I restanti senatori saranno eletti in 207 collegi plurinominali, 6 nella circoscrizione Estero. Il Rosatellum bis assegna al governo la delega per
ridisegnare i collegi. Durante l'esame in commissione è stato deciso di ampliare l'ampiezza dei collegi plurinominali diminuendone il numero, che scende da circa 70-75 previsti inizialmente a circa 65. Il governo ha 30 giorni di tempo.
SOGLIE DI SBARRAMENTO: i partiti e le singole liste che vogliono accedere in Parlamento devono ottenere almeno il 3% dei voti validi su base nazionale, sia alla Camera che al Senato. Per le coalizioni la soglia di sbarramento sale al 10%, sempre su base nazionale. C'è poi la soglia dell'1% valida per i partiti in coalizione che consente di ripartire i voti ottenuti dalla lista alla coalizione stessa. Sotto questa soglia i voti vanno dispersi.
PLURICANDIDATURE: sono consentite fino a un massimo di 5 pluricandidature nei listini proporzionali, non sono invece consentite pluricandidature nei collegi uninominali. È invece consentita la candidatura dello stesso candidato in un collegio uninominale e nei collegi plurinominali, anche in questo caso fino a un massimo di cinque.
LISTINI: i listini per il proporzionale sono molto corti: non possono contenere un numero di candidati inferiori a 2 e superiori a 4.
SCHEDA CON 'ISTRUZIONI PER L'USO: l'elettore avrà un'unica scheda per il maggioritario e il proprozionale, una per la Camera e una per il Senato, che conterranno le 'istruzioni per l'usò sul frontespizio, ovvero verrà spiegato come si vota e come saranno redistribuiti i voti. Non è consentito il voto disgiunto. Ogni elettore dispone di un voto da esprimere sulla scheda che reca il nome
del candidato nel collegio uninominale ed il contrassegno della lista o delle liste collegate, corredate dei nomi dei candidati (listino) nel collegio plurinominale.
VOTO: l'elettore vota il contrassegno della lista prescelta ed il voto è attribuito anche al candidato nel collegio uninominale. Nei collegi uninominali il seggio è assegnato al candidato che consegue il maggior numero dei voti. Per i seggi da assegnare alle liste nei collegi plurinominali, il riparto avviene a livello nazionale, con metodo proporzionale, tra le coalizioni di liste e le liste che
abbiano superato le soglie di sbarramento. Per le coalizioni non vengono comunque computati i voti dei partiti che non hanno
superato la soglia dell'1 per cento. Nel caso il candidato nel collegio uninominale venga eletto sia nel maggioritario che nel
proporzionale, prevale il collegio uninominale. Al candidato in più collegi plurinominali che dovesse essere eletto in diversi
listini, sarà assegnato il collegio plurinominale in cui la lista a lui collegata ha ottenuto il minor numero di voti. In caso di pareggio tra due candidati, sarà eletto il candidato più giovane.
QUOTA DI GENERE: il testo del Rosatellum bis riconosce una quota di genere nella proporzione di 60-40%. Dispone infatti che nei collegi uninominali e in quelli plurinominali nessuno dei due generi può essere rappresentato in misura superiore al 60%. Le future senatrici avranno più chance: il testo dispone infatti che la ripartizione della quota di genere per il Senato, sia nell'uninominale che nel proprozionale, venga rispettata a livello regionale e non più nazionale.
TAGLIANDO ANTI-FRODE: Ogni scheda ha un tagliando removibile, dotato di codice alfanumerico progressivo che sarà rimosso e conservato dall'ufficio elettorale prima dell'inserimento della scheda nell'urna. L'obiettivo è evitare possibili brogli elettorali e la circolazione di schede prestampate.
FIRME: sono state approvate in commissione due modifiche, ribattezzate "salva-Mdp" e "soccorso ai nuovi partiti". Si prevede infatti che i gruppi parlamentari che si sono costituiti prima del 15 aprile 2017 (come appunto Mdp) non dovranno raccogliere le firme. Si dispone, inoltre, che solo per le prossime elezioni politiche il numero di firme venga dimezzato (da circa 1.500 a circa 750) per le nuove formazioni politiche e per chi non ha un gruppo autonomo in Parlamento. Sempre una tantum gli avvocati cassazionisti potranno autenticare le firme a supporto delle liste elettorali.