Attualità

CALABRIA. Rosarno, Napolitano: «Oscurate legalità e solidarietà»

lunedì 11 gennaio 2010
Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, sarà il 21 gennaio a Reggio Calabria per riaffermare i valori "di legalità e solidarietà oscurati dai gravi fatti di Rosarno". Lo annuncia una nota del Quirinale.  La nota riferisce che il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha accolto l'invito del Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, Mariastella Gelmini, a partecipare alla Giornata della Legalità-"Insieme per non dimenticare" promossa quest'anno dalle Consulte Provinciali degli Studenti della Calabria il prossimo 21 gennaio a Reggio Calabria.Il Capo dello Stato nel corso della visita a Reggio Calabria incontrerà i rappresentanti delle istituzioni territoriali e degli organi dello Stato operanti nella regione. Sarà un'occasione per rinnovare l'impegno comune, sempre ribadito dal Presidente della Repubblica, per l'affermazione dei valori di legalità e di solidarietà, entrambi oscurati dai gravi fatti di Rosarno.Manifestazione dei cittadini di Rosarno. Negozi chiusi a Rosarno in occasione del corteo organizzato per dire no alle accuse di razzismo rivolte da più parti agli abitanti del paese per la vicenda degli immigrati.I titolari dei negozi hanno voluto esprimere la loro solidarietà ai promotori dell'iniziativa chiudendo i loro esercizi. "Un segno tangibile di partecipazione - ha detto un commerciante - ad un'iniziativa giusta ed opportuna". Alla manifestazione, secondo una stima della Polizia, c'erano duemila persone, mentre secondo gli organizzatori i partecipanti erano cinquemila. Il corteo ha percorso le vie principali del paese concludendosi davanti al Municipio senza alcun intervento, secondo una scelta degli organizzatori. Alla fine della manifestazione sono stati lanciati slogan contro l'informazione, colpevole di avere dato di Rosarno un'immagine di paese razzista.Baracche distrutte a Rosarno.I vigili del fuoco hanno iniziato a demolire le strutture fatiscenti dell'ex Rognetta, l'ex deposito alimentare alla periferia di Rosarno che era stato occupato dagli immigrati che hanno dato il via alla rivolta di giovedì scorso. Le ruspe hanno iniziato ad abbattere le strutture realizzate dagli immigrati all'esterno della fabbrica e nelle prossime ore verrà demolito anche il capannone principale dove gli stranieri hanno realizzato decine di baracche con cartone, plastica e lamiera. All'interno delle struttura gli immigrati, partiti in tutta fretta hanno lasciato tutto quel poco che avevano: decine di biciclette con cui raggiungevano i campi per raccogliere arance e mandarini, vestiti, pentole e utensili da cucina, bombole del gas. Nelle baracche ci sono ancora letti, coperte, resti di cibo, centinaia di carpe e in qualche caso anche valige che gli immigrati non hanno fatto in tempo a prendere.Sul fronte delle responsabilità, per fare il punto della situazione, oggi è in programma a Palmi un vertice degli investigatori con il procuratore Giuseppe Creazzo. Malgrado siano molte le voci sulle responsabilità della 'ndrangheta negli avvenimenti degli ultimi giorni, per il momento indaga la procura ordinaria e solo lo sviluppo degli accertamenti dirà se dovrà scendere in campo la Direzione distrettuale antimafia. Sul tavolo del magistrato, inoltre, sono già arrivate le testimonianze degli immigrati che sono stati feriti a colpi di fucile o a sprangate: indicazioni vaghe che a poco o nulla possono servire per aiutare per arrivare all'identificazione dei responsabili degli assalti ai 'nerì.La riunione in procura servirà anche per definire come muoversi nei prossimi giorni: a Rosarno, con i rinforzi inviati dal capo della Polizia Antonio Manganelli, ci sono circa 500 uomini delle forze dell'ordine in più rispetto a quelli impegnati ogni giorno nei servizi ordinari. Uomini e reparti che serviranno per attuare un controllo "molto stretto", dicono gli investigatori, del territorio. Perchè è chiaro a tutti che lo Stato, dopo aver arginato la rivolta e aver trasferito tutti gli immigrati, dovrà dare un segnale chiaro anche nei confronti di chi la guerriglia l'ha alimentata dando vita ad una vera e propria caccia all'immigrato.