DENUNCIA. Finto stupro a Torino, dopo il raid al campo rom la ragazza chiede perdono
Non s’è trattato di un’esplosione incontrollata di rabbia, ma di una vera e propria spedizione punitiva, premeditata fin nei dettagli. Prima dei roghi e della devastazione, al campo rom della Continassa, nel quartiere periferico delle Vallette, c’erano stati perfino sopralluoghi. Un raid razzista, come lo definisce il procuratore Giancarlo Caselli, per vendicare uno stupro inventato di sana pianta. La sedicenne che aveva denunciato la violenza ad opera dei rom, ora chiede perdono: non le basterà ad evitare il procedimento penale per simulazione di reato e calunnie. Intanto oggi il pm di Torino Laura Longo ha contestato nella richiesta di convalida ai due arrestati, di 20 e 59 anni, l’aggravante dell’odio etnico, che comporta l’aumento della pena del 50%. Per loro – Carabinieri e Digos sono alla ricerca dei complici – l’accusa di incendio doloso, danneggiamento, resistenza e, per uno dei due che aveva in tasca un coltello, porto di oggetti per offendere. Dopo i roghi, le bombe carta, i cortei anti-nomadi, Torino s’interroga sulla sua anima razzista e sulla necessità di politiche pubbliche che si occupino in modo coerente del sostegno ai rom. Per il sindaco Fassino, a cui insieme all’assessore al Welfare Elide Tisi toccherà cercare una soluzione alla questione dei campi abusivi, «Ciò che è accaduto è inaccettabile per una città capitale dell’accoglienza». Dal canto suo, l’arcivescovo mons. Nosiglia, che ha visitato più volte i campi rom, si dice «umiliato e ferito sia come cristiano sia come cittadino» di fronte «al grave episodio di intolleranza violenta e razzista». Nosiglia chiede anche «che queste famiglie rimaste senza un luogo dove abitare e senza tante delle povere ma importanti cose che avevano con sé possano trovare una soluzione alle loro concrete e urgenti necessità».