Le dieci famiglie rom di Milano, sgomberate dal campo di Triboniano hanno diritto ad abitare nelle case Aler nel rispetto dei patti sottoscritti con Comune e Prefettura. Lo ha stabilito il giudice civile del Tribunale di Milano, accogliendo il ricorso promosso da 10 rom del campo milanese regolare, contro il sindaco di Milano Letizia Moratti, il prefetto Gian Valerio Lombardi e il ministro dell’Interno Roberto Maroni. I dieci rom firmatari del ricorso potranno quindi prendere possesso degli alloggi popolari in base al progetto di autonomia abitativa e lavorativa che segue il programma di smantellamento del campo rom più importante della città.La querelle politica, scaturita all’interno della maggioranza (Pdl e Lega) sull’assegnazione dei 25 alloggi popolari ad altrettante famiglie rom del campo di Triboniano aveva infatti costretto il Comune a fare dietrofront sull’accordo stabilito. La vicenda delle case rom prima promesse, poi assegnate e infine negate aveva diviso le istituzioni e chiamato in causa anche il ministro Maroni.Nel ricorso i rom avevano contestato anche il ministro per una sua dichiarazione pubblica, secondo cui i ricorrenti (come gli altri destinatari dei 25 alloggi) non avrebbero potuto acquisire le abitazioni indicate nei rispettivi progetti, bensì altre, che sarebbero state reperite nel privato. Ma nel ricorso si è fatto appello anche «al carattere discriminatorio del comportamento tenuto dalle amministrazioni» che nel frattempo avevano ripetutamente dichiarato alla stampa che ai rom non sarebbe mai stata data una casa popolare.Ieri il giudice ha disposto che i dieci appartamenti (assegnati ai firmatari del ricorso) promessi e poi negati «siano posti a disposizione» dei nomadi «non oltre il termine del 12 gennaio 2011». Fino a quella data, inoltre, i rom non potranno essere sgomberati dal campo di Triboniano, il cui smantellamento era previsto entro la fine dell’anno.«Una sentenza che suona come una beffa per tutti i cittadini milanesi e lombardi in attesa da anni di una casa popolare» ha replicato il presidente del Consiglio regionale della Lombardia, Davide Boni (Lega), contrario sin dall’inizio sull’assegnazione delle case Aler ai rom di Triboniano. Mentre secondo Livia Turco, responsabile politiche sociali e immigrazione del Pd, con la sentenza di eri «è stato riconosciuto uno dei principi fondamentali della nostra Costituzione». «L’art. 3 della nostra Costituzione – ha affermato la Turco – vuole che ’tutti i cittadini abbiano pari dignità sociale e siano eguali davanti alla legge. Sarebbe pertanto vergognosa una scelta che prendesse in considerazione l’origine etnica dei cittadini». La Lega Nord ha convocato per questa mattina, davanti a Palazzo di Giustizia, un presidio di protesta.
LA VICENDATutto ha inizio con la chiusura del campo rom di via Triboniano, l’insediamento più grande di Milano (attualmente ci vivono circa 500 persone e104 nuclei famigliari) che dovrà essere sgomberato, entro la fine dell’anno per fare spazio a un nuovo cantiere dell’Expo 2015.Per 25 di queste famiglie, una delibera regionale del 5 agosto aveva autorizzato l’assegnazione di altrettanti alloggi Aler (l’azienda lombarda di edilizia residenziale) "a favore di popolazione connotata da particolari fragilità". Appartamenti inagibili e fuori graduatoria, quindi non assegnabili, da ristrutturare con i fondi previsti dal "Piano Maroni" per il superamento dei capi rom.Lo scorso agosto, per 11 di questi appartamenti, in Prefettura, erano stati firmati regolari contratti d’affitto con tanto di anticipo delle mensilità. Gli appartamenti, "destinati come abitazioni temporanee e non gratuite" dovevano favorire l’avvio di un percorso autonomo, lavorativo e abitativo, delle famiglie sgomberate.Poi il dietrofront in ottobre. In Comune e Regione, Pdl e Lega si oppongono all’assegnazione delle case Aler ai rom e il ministro Maroni dà ordine al Prefetto, nonché commissario straordinario per l’emergenza rom a Milano, di recuperare gli appartamenti «nel privato». Ma i tempi stringono e alle famiglie rom non viene data nessuna certezza. E ieri, dal ricorso degli assegnatari arriva la sentenza: entro il 12 gennaio i rom devono avere le case promesse.