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QUESTIONE MORALE. Romeo nega: «A Napoli nessun sistema»

 Valeria Chianese venerdì 19 dicembre 2008
Il primo a comparire, ieri mattina nel carcere di Poggioreale, davanti al gip Paola Russo per l'interrogatorio di garanzia è stato Alfredo Romeo, l'imprenditore napoletano, principale protagonista e per i magistrati regista degli appalti truccati al Comune di Napoli. Romeo era stato arrestato mercoledì per la vicenda del Global service, la delibera mai esecutiva da 400milioni di euro per la manutenzione mai attuata delle strade a Napoli. L'interrogatorio dell'imprenditore è durato cinque ore. A conclusione i suoi legali, gli avvocati Francesco Carotenuto e Bruno Von Arx, hanno affermato che Romeo ha negato tutti gli addebiti ed hanno chiesto un nuovo interrogatorio in quanto non hanno potuto approfondire tutti gli elementi contenuti nell'ordinanza di custodia cautelare. Gli avvocati hanno tra l'altro sottolineato che negli ultimi venti anni l'imprenditore si è aggiudicato un solo appalto del Comune, relativo al patrimonio comunale. Entro domani saranno sentiti anche gli altri indagati nell'inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Napoli. Agli arresti domiciliari sono finiti due assessori in carica nella giunta Jervolino, Ferdinando Di Mezza e Felice Laudadio, e due ex assessori, Enrico Cardillo e Giuseppe Gambale. Lo stesso provvedimento ha raggiunto Mario Mautone, ex direttore del Provveditorato alle Opere pubbliche della Campania e collegamento tra i vari filoni dell'inchiesta, il cui seme è spuntato l'anno scorso nella Procura di Santa Maria Capua Vetere. A corollario, personaggi minori, ma ugualmente importanti nel sistema ideato dall'imprenditore per aggiudicarsi appalti per lavori e servizi negli enti pubblici e sgominare la concorrenza: erano infatti i suoi tecnici a preparare materialmente atti e capitolati su misura per il loro principale mentre gli amici politici di ogni schieramento ed i funzionari pubblici fedeli gli spianavano la strada. Avvisi di garanzia per due deputati, Italo Bocchino del Pdl e Renzo Lusetti del Pd: i magistrati aspettano l'autorizzazione del Parlamento per procedere. Tredici ordinanze di custodia cautelare eseguite, ma per la Procura di Napoli avrebbero dovuto essere almeno il doppio: il gip non ha firmato tutte le richieste di fermo avanzate dai magistrati e il capo della Dda Franco Roberti prepara un ricorso al Tribunale del Riesame perché vi si dia seguito. È un'indagine densa come una valanga, e gli schizzi di fango arrivano lontano. Nell'inchiesta è coinvolta anche la Provincia di Napoli, per alcuni appalti riguardanti la manutenzione delle strade e la pulizia degli stabili in cui sono ubicati gli uffici. Il vice presidente Antonio Pugliese in una lettera inviata ieri al presidente Dino Di Palma, ha comunicato la sua decisione di autosospendersi dall'incarico con decorrenza immediata. «Le indagini della Procura di Napoli " scrive Pugliese " condotte sull'attività del Comune e della Provincia di Napoli vedono coinvolte la mia persona. Nello spirito di una corretta collaborazione con te e con la giunta, al fine di tutelare l'istituzione provinciale, ti comunico la mia volontà di rimettere le deleghe. La mia decisione - aggiunge - scaturisce dall'esigenza di potermi difendere dalle accuse che mi vengono mosse anche perché a tutt'oggi non ho ricevuto alcun avviso di garanzia, e nel contempo di salvaguardare l'onorabilità tua e dei colleghi della giunta".