Manifestazione. Trasporti, rifiuti, degrado: a Roma i cittadini dicono basta
La prima volta che Roma scende in piazza per protestare contro la giunta pentastellata, da quasi due anni e mezzo guidata dalla sindaca Virginia Raggi. E lo farà occupando domani, sabato 27 ottobre, dalle 10 e 30 alle 13, la piazza michelangiolesca del Campidoglio. Un movimento che si definisce «apartitico, ma non apolitico », precisa Emma Amiconi, portavoce di «Tutti per Roma, Roma per tutti», scatto di orgoglio e di amore per la Capitale nato dalla rabbia e dalla frustrazione di sei donne.
Oltre alla portavoce, che ha un passato in Cittadinanzattiva, ci sono una giornalista del Tg3, una storica dell’arte e guida turistica, un’ingegnere esperta di restauri, un’editrice, un’architetto. Sei romane che decidono di ribellarsi al degrado crescente di una Capitale dove non funziona decentemente nessuno dei servizi. «Sarà una piazza pacificamente arrabbiata – assicura Emma Amiconi – colorata da tanti ritagli di rete arancione, quella che a Roma spunta ovunque, simbolo di perenni lavori in corso e di abbandono cronico dello spazio pubblico. Ci faremo coccarde, bandierine, velette per le signore, per dare un tocco di colore, scherzoso e ironico, a una manifestazione molto seria».
Niente palco, nessun discorso, ma musica, tamburi, poi la lettura di dati su Roma e di buone notizie di iniziative dei cittadini.
La sfida comincia a maggio con un gruppo su Facebook «Tutti per Roma, Roma per tutti» che raccoglie oltre 20 mila adesioni. Un boom che spinge le organizzatrici a lanciare il sit-in in Campidoglio con lo slogan #Romadicebasta. Ci saranno scatoloni per raccogliere idee, proposte, disponibilità. «Già lo stiamo facendo attraverso comitati, gruppi, social network. Ma anche la protesta, se riesce a far scattare un sentimento di appartenenza e di affezione e viene poi ricondotta verso un impegno, non è fine a se stessa. Se la protesta la lasci andare, se la prende qualcun altro. E il momento - non solo a Roma - non è esaltante, dal punto di vista della tenuta democratica, della convivenza, dell’accoglienza, del rispetto per le istituzioni».
A chi li accusa di combattere il populismo con un altra forma di populismo, Amiconi replica che «il populismo sono le promesse facili, le scorciatoie semplicistiche, la linea decisa giorno per giorno in base agli umori della gente. Noi vogliamo una città normale, valorizzando la partecipazione civica, non i 'click'. È l’esatto contrario del populismo».