AMBIENTE A RISCHIO. Roma, corsa a ostacoli per la nuova discarica
Strana quiete. Ma nodi da sciogliere restano e niente affatto facili. La "nuova" discarica capitolina alla Falcognana si vuole fare e potrà durare – a sfruttarla fino all’osso – un paio d’anni. Ma fin qui problemi relativi, sanno per primi al Comune di Roma (e al ministero dell’Ambiente) che è soluzione-ponte, dettata da un parte dalla chiusura obbligata di Malagrotta il prossimo 30 settembre e dall’altra dalla necessità di mandare a pieno regime la differenziata, lo smaltimento e il trattamento dei rifiuti urbani della capitale.
Si deve trattare con la "Ecofer".Se gli abitanti della zona fra Laurentina e Ardeatina non smetteranno di protestare, l’ostacolo più grosso a questo punto sembra essere la "Ecofer ambiente srl", proprietaria del sito, che è già una discarica per rifiuti speciali provenienti dalle automobili. Con questa il Comune dovrà trattare, in fretta e senza nemmeno avere il coltello dalla parte del manico. È vero che, quale extrema ratio, potrebbe ricorrere all’esproprio e che il commissario straordinario, Goffredo Sottile, in questo senso ha poteri speciali, ma nel caso i tempi si allungherebbero a dismisura. Il primo ottobre è dietro l’angolo e la cartolina della Città eterna invasa dai sacchetti d’immondizia non si potrà mandare in giro per il mondo. Il colpo battuto con il comunicato dell’altro ieri dall’azienda («Siamo nettamente contrari») non è rassicurante e può voler dire solamente due cose, che la trattativa non ci sarà oppure che la "Ecofer" giocherà al rialzo.
Ricorso al TarI cittadini intanto non mollano né hanno intenzione di farlo. «Rispetteremo la legge, ma andremo avanti con le proteste», fa sapere Massimo Falco, presidente del coordinamento "No discarica e inceneritori del IX Municipio". «Continueremo la protesta con la nostra presenza e con il disturbo, però rispetteremo i cittadini per non rendere loro la vita impossibile». La sensazione è che adesso potrebbero affidare la vera battaglia alle carte bollate, attraverso il ricorso al Tar contro la realizzazione della discarica, sostenendo le spese legali con «l’autotassazione. Dobbiamo far capire il nostro "no" alla discarica e questo in maniera più pacifica possibile – conclude Falco –. Chiederemo anche un nuovo incontro al sindaco, che invitiamo a venire qui nel nostro presidio sul posto per rendersi conto delle condizioni dell’area».È soddisfatto Andrea Santoro, presidente del Municipio IX, dopo essere stato ricevuto ieri mattina (insieme al coordinatore del presidio "No Discarica Divino Amore" Alessandro Lepidini) dal ministro dell’Ambiente: «È un bene che il ministro Orlando abbia ascoltato le motivazioni per le quali siamo contrari alla realizzazione di una discarica alla Falcognana, aprendo un importante canale di confronto con il Municipio e con i cittadini. Segnale forte di ascolto del territorio che non si era mai visto».
«Soltanto di servizio»«Roma ha bisogno di una discarica, ieri abbiamo precisato che quella della Falcognana dev’essere esclusivamente "di servizio", perché ci sono le condizioni per ridurre il fabbisogni nei prossimi mesi con la differenziata e anche con rapporti con altre Regioni», faceva sapere ieri mattina il ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando, dopo la decisione presa col sindaco Ignazio Marino e col governatore Nicola Zingaretti. «Ovviamente ci sono sempre polemiche quando s’individua una discarica» e «dobbiamo dire che però abbiamo tenuto conto anche delle perplessità e delle indicazioni che venivano dai comitati che saranno oggetto di approfondimenti e verifiche».Le polemiche però non si placano. Il capogruppo Pdl alla Camera, Renato Brunetta, ha presentato una raffica d’interrogazioni (sette) ai ministri contro la discarica. Zingaretti ribadisce che «a Falcognana non verrà interrato neanche un grammo di rifiuti "tal quale", quindi è totalmente privo di fondamento il rischio evocato di una nuova Malagrotta». Ma si prende una reprimenda da Paola Binetti, deputata di Sc: «Prendo atto delle rassicurazioni di Zingaretti, evidentemente anche lui preoccupato delle difficoltà che verrebbero causate dalla discarica di Falcognara», tuttavia «perché il ministro dell’Ambiente Orlando non cerca una soluzione alternativa assieme al ministro della Difesa Mauro, che aveva già dato la propria disponibilità in tal senso?».
Primo ottobre, lo scenarioCome che la si metta e che vada, c’è comunque un "buco" di almeno due mesi che in qualche modo andrà riempito. Il 30 settembre chiude Malagrotta e per il giorno seguente la Falcognana non sarà pronta, come neppure sarà stato aggiudicato l’appalto per trasportare all’estero la metà dei rifiuti trattati romani (come si spiega nel box qui in basso a destra, ndr). Resta allora un’unica soluzione, fornita dal Consiglio di Stato stabilendo che il Comune di Roma potrà trasferire rifiuti negli impianti individuati dal commissario Sottile ad Albano Laziale (Roma) e nelle province di Viterbo e Latina. Ma bisognerà vedere che ne pensano gli interessati...Il sindaco intanto ha scritto una lettera ai cittadini: «Care romane e cari romani – si legge – vi scrivo per fugare timori e sospetti su una materia che è stata troppo spesso affrontata male, senza la necessaria conoscenza e, a volte, non nell’interesse di tutti. Nuove Malagrotta non ce ne potranno più essere e non ce ne saranno».