Rom e sinti . Campidoglio: superare i campi e combattere l'antigitanismo diffuso
Roma, il campo rom di Castel Romano
«Il nostro obiettivo è quello di chiudere definitivamente la stagione dei campi e arrivare a una vera inclusione e a un diritto di cittadinanza, che noi riteniamo fondamentale dare alle persone Rom e Sinti nate e cresciute a Roma». L'impegno di Barbara Funari, assessora alle Politiche sociali del Comune di Roma, arriva al convegno"Più partecipazione, inclusione e uguaglianza. Rom e Sinti in Italia nella nuova Strategia Nazionale", promosso dal Campidoglio in collaborazione con l'Unar, l'Ufficio Antidiscriminazioni Razziali del Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri.
«Ci impegneremo ad accompagnare queste persone - spiega Funari - nella fuoriuscita dai campi. I problemi ci sono e sono innegabili: il mercato immobiliare, che riguarda tutti i romani, e poi il razzismo che continua a esistere, e l'ulteriore discriminazione dei campi, causata dalle istituzioni e di cui non possiamo far altro che scusarci. Non nascondiamo le difficoltà - riconosce l'assessora - ma la strategia europea mette i comuni nelle condizioni di lavorare su questo tema. Fondamentale è il tema abitativo, che riguarda tutti: una dinamica trasversale che ci troviamo ad affrontare, non potendo più parlare in emergenza».
Il problema da affrontare è anche la diffusa cultura di pregiudizi e intolleranza, alimentata strumentalmente anche da certa politica. Dall'indagine sull'antigitanismo condotta tra i cittadini romani e presentata al convegno emerge che circa il 78% del campione di romani intervistati ammette l'esistenza di un pregiudizio razzista nei confronti delle persone di origine Rom e Sinti. «Una conferma a riprova della nostra scelta - dice Funari - di aver messo come azione prioritaria e fondamentale il contrasto all'antigitanismo anche per superare i campi rom. Il primo requisito è infatti l'ascolto prioritario della comunità Rom e Sinti di Roma, e una continuità di confronto quotidiano per superare gli ostacoli pregressi».
L'indagine presentata in Campidoglio è stata realizzata da Emg tra il 27 e il 31 marzo 2023: 1.000 interviste a italiani e 800 a persone residenti a Roma. Dal sondaggio emerge tuttavia che, a livello nazionale, tra le problematiche urbane maggiormente sentite dal campione intervistato, solo per il 7% quella della vicinanza della comunità Rom si colloca ai primi posti, e solo per il 2% merita il primo posto tra le preoccupazioni. Percentuale che però sale sensibilmente nella Capitale, dove l'11% della popolazione intervistata avverte la vicinanza di una comunità Rom come un pericolo. Se il 57% degli italiani rispondono di avvertire la minoranza Rom e Sinti come una minaccia, la stessa domanda posta ai romani rivela il 69% di risposte positive, di cui addirittura il 31% lo considera "molto" pericoloso.
L'idea di avere persone di origine Rom e Sinti come vicini di casa preoccuperebbe il 70% degli intervistati romani, (74% tra le donne, 76% tra gli over 55, addirittura l'80% tra le persone con titolo di studio inferiore). In Italia i "preoccupati" per un vicino rom sarebbero il 58%. Quasi unanimi, i romani e gli italiani, nell'attribuire parte della responsabilita' alla tendenza all'hatespeech (linguaggio d'odio) manifestata da personaggi pubblici e politici: aggraverebbe la percezione secondo il 70% degli italiani, e il 71% dei romani. Diversa invece è la fonte di conoscenza di questa realtà: se il 34% degli italiani conosce rom e siiti attraverso i media, il 37% dei romani dichiara di conoscerla per esperienza diretta. Concordi invece nel considerare "straniere" le persone Rom e Sinte, quando in realtà una gran parte è italiana: sono infatti tali per il 50% degli italiani, e per il 51% dei romani. Forse anche per questo, il 63% del campione italiano e il 72% di quello romano, dichiara di provare "diffidenza" in presenza di una persona appartenente a questa comunità.
Tante le testimonianza di persone Rom, dirette e riportate, emerse nel corso del convegno: molte convergono sul tema della vergogna e del nascondimento. Spesso, addirittura dell'inconsapevolezza: c'è chi ha dichiarato di tacere la propria origine con gli amici, chi ha avuto serie difficoltà a trovare lavoro o casa a causa del nome che ne rivela l'etnia, chi ha ricordato come, additato come "zingaro" a scuola, abbia così scoperto una diversità che prima non conosceva. Diversità, ricorda il direttore di Unar Mattia Peradotto, che si riduce a un sistema di pregiudizi il più delle volte privi di fondamento: «Il sondaggio - sottolinea - rivela una grande non-conoscenza del fenomeno e un pregiudizio forte: spesso si mette in diretta correlazione l'appartenenza a una comunità Rom con l'abitare in un insediamento, ma questo è smentito dai numeri. Infatti sono 180mila le persone di origine Rom e Sinti che abitano in normalissime case, e solo 13mila gli abitanti degli insediamenti».