«Il problema dei "roghi incontrollati" di rifiuti nocivi è un vero dramma per le popolazioni locali e necessita di un forte contrasto. Perciò, ho deciso di inviare in Campania un commissario <+corsivo>ad hoc<+tondo>, con compiti d’impulso e collegamento fra tutte le strutture, forze dell’ordine, prefetture, istituzioni ed altri enti, che si occupano del fenomeno». Lo annuncia il ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri, appena rientrata a Roma da una missione del governo in Algeria con il premier Mario Monti. Nonostante gli impegni internazionali e le tensioni di questi giorni (non ultimi i cortei e gli scontri di ieri in varie città d’Italia) la titolare del Viminale conferma comunque l’intenzione di non abbandonare la «terra dei fuochi», quella porzione di territorio fra le province di Napoli e Caserta dove da anni i roghi di rifiuti tossici causano tumori fra la popolazione e devastano l’ambiente. Un "avvelenamento a cielo aperto", denunciato da
Avvenire con una lunga serie di inchieste e reportage, pubblicati negli ultimi mesi. «So che la questione è seria ed ho chiesto approfondimenti, in maniera da poterla valutare con precisione», ci aveva assicurato il ministro, il 24 ottobre scorso, aggiungendo: «Di certo, ai cittadini di quelle zone assicuro sin d’ora la massima attenzione del Ministero dell’Interno. Lo Stato non abdica al controllo del territorio, neppure in quelle aree dove la criminalità è forte e inquina non solo la democrazia, ma anche l’ambiente, attentando alla salute e alla vita dei cittadini». E nei giorni successivi, ricevendo una delegazione di abitanti di quel territorio, guidata da don Maurizio Patriciello (il sacerdote destinatario del brusco e ingiustificato sfogo dell’ex prefetto di Napoli, De Martino, poi scusatosi pubblicamente), la titolare del Viminale aveva ribadito la volontà di prendere di petto il problema. È stata di parola. «Anche grazie alla vostra opera d’informazione – spiega –, mi sono resa conto che quell’inquinamento che avvelena quelle zone ha tante sfaccettatture: dai roghi illegali che ammorbano l’aria, alle fabbriche che producono il materiale che viene bruciato, fino a interessi criminali che ci sono dietro. Le forze dell’ordine debbono fare la propria parte, ma debbono farla anche quelle altre strutture, enti e istituzioni che hanno responsabilità sui vari aspetti della situazione». Così, prosegue il ministro, «ho deciso di individuare qualcuno a cui affidare, in merito al problema degli incendi abusivi di rifiuti, compiti straordinari di interfaccia e collegamento fra le le forze dell’ordine, le strutture e gli enti interessati». Un "commissario ai roghi"? «Tecnicamente, avrà un incarico straordinario d’impulso e coordinamento, come dicevo, sulla questione dei roghi incontrollati. Non si sovrapporrà ai prefetti di Napoli e di Caserta, ma lavorerà in costante contatto e sinergia con loro e fruendo in caso di necessità di personale che le prefetture potranno mettergli a disposizione». Il ministro ha già individuato un vice prefetto con esperienza, per affidargli l’incarico: si chiama Donato Giovanni Cafagna, pugliese, cinquant’anni. Fino a ieri è stato capo di gabinetto della Prefettura di Milano, ruolo rivestito in precedenza nella città di Bari. Nei prossimi giorni si recherà in Campania, per stabilire i suoi uffici fra Napoli e Caserta, presso le due prefetture. In queste ore, si sta limando la bozza del decreto del ministro che gli conferirà «l’incarico straordinario» del Viminale. Guiderà una struttura
light e a costo zero per le casse del ministero. Finita l’epoca dei commissariamenti straordinari "imponenti" dei governi passati, ben remunerati ma spesso senza veri poteri, si punta a ottenere il massimo con ciò che c’è: «Non avrà la bacchetta magica, ma la cosa importante – conclude il ministro – è che finalmente gli abitanti di quelle zone e gli stessi amministratori locali avranno qualcuno a cui rivolgersi, una persona in carne e ossa e non un generico ufficio, che si occuperà di raccogliere denunce ma anche di facilitare, col proprio impulso, l’azione di enti e istituzioni». La vergogna dei roghi tossici, perlomeno, non passerà sotto silenzio. Mai più.