Una ruspa gialla spiana la terra, ma qua e là alcuni mucchi di rifiuti fumano ancora. Dopo quasi 24 ore. Circumvallazione ovest, il giorno dopo l’incendio di rifiuti a pochi passi dalla parrocchia di San Paolo Apostolo, a Caivano, provincia di Napoli, la comunità che ha lanciato l’allarme sul dramma della "terra dei fuochi". L’impressione è che si abbia fretta di nascondere tutto. Ma poco più avanti, dietro ad alcuni alberi inceneriti, due Rom, un uomo e una donna, frugano tra resti di copertoni, elettrodomestici, e quant’altro, alla ricerca di qualche cosa da recuperare. Indisturbati. Malgrado passino auto e le case siano vicine.Tutto è nero e fumante ma i due si proteggono solo coi guanti, anzi la donna porta addirittura il classico abbigliamento rom, lunga gonna a fiori e fazzoletto in testa. Si muovono con "professionalità". Hanno anche un camioncino per portare via il loro "tesoro". Davvero sembra che non sia successo niente, che qua per ore non abbiano bruciato rifiuti speciali, facendo alzare una nube nera e densa proprio dentro al paese. E sull’altro lato della strada un grande mucchio di copertoni e altri rifiuti è sempre lì. Pronto ad essere appiccato. Ma questo nessuno l’ha toccato. Invece la ruspa continua a spianare. Terra sui rifiuti che le fiamme hanno trasformato in pericolosi e che come tali andrebbero trattati.«Quell’area andava sequestrata dal sindaco o dalle forze dell’ordine – ci spiega Donato Ceglie, uno dei magistrati più esperti in materia di rifiuti – e messa in sicurezza. È un corpo di reato e un rischio per la salute dei cittadini». Ne parlano stupiti i ragazzi della parrocchia, attorno a don Maurizio Patriciello. «È incredibile, ma come è possibile. E nessuno interviene», dicono all’unisono Marco, Mauro e Andrea. Sono giustamente preoccupati, ma non tutti la pensano così in paese. «In tanti mi hanno fermato per strada – dice il parroco – e mi hanno detto "vai avanti padre Maurizio". Ma qualcuno mi ha avvicinato per consigliarmi di "stare buono". Lo prevedevo, non è la prima volta». C’è davvero chi teme che «Caivano sia messo in cattiva luce» dalle denunce del parroco e della comunità parrocchiale. Ma anche chi lo sostiene perché ormai quella chiesa con lo striscione un po’ sdrucito appeso alla cancellata con la scritta "Campania avvelenata" è un simbolo e una speranza.E forse per questo l’incendio di martedì pomeriggio, in pieno giorno, non è solo una coincidenza. «Ma noi stiamo solo lottando per la nostra salute, la nostra terra, la nostra vita», spiega Emilia, del consiglio pastorale. E da ieri, a sostenere questa lotta, c’è una squadra con 13 "giocatori", tutte le parrocchie della forania di Caivano (Cardito, Crispano e Caivano), unite nella comune mobilitazione. Una scelta presa nella riunione di ieri convocata proprio sul tema dei roghi. «Ora faremo tutto insieme – spiega don Maurizio, molto soddisfatto –. Gli altri parroci non mi hanno lasciato solo. Non voglio personalismi, non è una questione di padre Maurizio ma di tutta la Chiesa. Io sono solo un prete, non prete anticamorra o antiroghi. E così gli altri parroci». Così tutti assieme scriveranno e firmeranno una lettera ai fedeli che oggi porranno all’attenzione del vescovo di Aversa, monsignor Angelo Spinillo che nei giorni scorsi è più volte intervenuto sul dramma della "terra dei fuochi", impegnando la diocesi su questo tema per l’Anno della Fede, con iniziative concrete di impegno e sensibilizzazione.«Vogliamo cominciare subito, dedicare al dramma dei roghi il mese di agosto – aggiunge don Maurizio –, un mese che solitamente è "stanco"». Ma la gente non è certo stanca. Lo dimostra l’affollatissimo consiglio comunale aperto che si è tenuto ieri sera. Don Maurizio, prudentemente, sceglie di non partecipare. Ma i parrocchiani sono davvero tanti. Famiglie intere coi bimbi nel passeggino. Anziani col volto segnato dagli anni. Arrivano con piccoli cartelli al collo con le scritte "Muoio" e "Soffoco". Alcuni indossano mascherine antipolvere. C’è rabbia ma anche voglia di darsi da fare e di chiedere alle autorità di intervenire. Come dice bene il grande striscione, preparato dai giovani della parrocchia, e che viene appeso nel salone. «Roghi tossici autentici e spietati killer rubano loro la gioia di vivere e di sperare». Dedicato ai bimbi costretti a vivere tra veleni e illegalità.Come risponderà la politica locale? I primi due segnali sono negativi. Malgrado l’emergenza il tema roghi non è al primo posto dell’ordine del giorno. E a maggioranza viene vietata la presenza delle telecamere in aula. La gente protesta. Niente da fare. Ancora una volta non si vuole un’informazione completa e trasparente.