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Il tema. Roccella: «Famiglia, è solo l’inizio. Presto una riforma dell’Assegno unico»

Massimo Calvi martedì 29 novembre 2022

La ministra Eugenia Roccella

Aumento del 50% dell’Assegno unico per i figli nel loro primo anno di vita e per i figli da uno a tre anni nelle famiglie numerose con Isee sotto i 40mila euro, stabilizzazione dei sostegni per i figli disabili, congedo di maternità all’80% esteso di un mese, Iva ridotta dal 10 al 5% per pannolini, latte in polvere e seggiolini auto. Sono le misure che la Legge di bilancio per il 2023 destina espressamente ai nuclei con figli.

«Questa manovra, nonostante le scadenze strettissime e una congiuntura drammatica, ha tracciato una rotta – dice ad “Avvenire” Eugenia Roccella, ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità –. Non c’erano i tempi e i soldi per una rivoluzione copernicana, ma non abbiamo stiracchiato un po’ di qua e un po’ di là una coperta corta. È stata presa una direzione politica netta in favore delle famiglie, ed è questo il punto davvero significativo. Ovviamente è solo un inizio».

Alla luce dei programmi dei partiti al governo, e dopo le prime bozze della manovra, c’era molta attesa per le misure che sarebbero state varate a favore delle famiglie e della natalità. Pur considerando il poco tempo a disposizione, e i vincoli di bilancio, non le sembra poco quanto previsto?

No. Parliamo di un miliardo e mezzo. Ovvio che tutti noi, governo incluso, vorremmo anche di più, ma forse non è chiaro il quadro in cui ci si muove. Solo per tenere energia e carburante ai livelli attuali spendiamo circa cinque miliardi al mese: l’equivalente di una finanziaria ogni quadrimestre. E non è che il caro bollette non abbia a che fare con la vita delle famiglie. La verità è che c’è stato, già in questa finanziaria, un vistoso salto culturale, ed è ingeneroso negarlo. Un salto che traspare anche in altre misure, dai mutui per le giovani coppie all’azzeramento dei contributi per chi assume donne e giovani. Anche questo, per esempio, è aiutare la famiglia.

Perché abbiano efficacia le politiche familiari non andrebbero confuse con le politiche sociali, e in questo senso l’universalità è quasi una condizione necessaria. Gli aumenti previsti e i limiti di reddito introdotti sembrano invece andare nella direzione opposta. Come mai?

Non è così. Fissare il limite Isee a 40mila vuol dire includere finalmente il ceto medio, tant’è che qualcuno ci ha mosso l’accusa opposta, cioè d i aumentare l’assegno unico anche ai benestanti. In ogni caso, in questa finanziaria non potevamo fare riforme strutturali, per esempio correggendo le storture e gli squilibri dell’Isee. Abbiamo però voluto indicare con chiarezza una direzione. E non lo abbiamo fatto con la solita sventagliata di bonus, ma con “misure ponte” che preludono a interventi più meditati e duraturi.

Il valore dell’universalità nelle politiche familiari, come negli altri Paesi europei, è anche legato alla necessità di non scoraggiare il lavoro femminile e di non incoraggiare l’evasione fiscale. L’Assegno unico in futuro potrebbe tenerne conto?

Non è certo l’Assegno unico che può scoraggiare il lavoro delle donne, o incoraggiare l’evasione. Per favorire l’occupazione femminile serve prima di tutto creare occupazione, favorire l’intrapresa e rimuovere i mille ostacoli che oggi rendono difficile l’iniziativa o la ricerca di un impiego. Se c’è un provvedimento che ha fallito clamorosamente sul fronte del lavoro e ha incentivato il sommerso, è il reddito di cittadinanza. Bisogna separare le misure assistenziali sia dal sostegno alla natalità sia dalle politiche attive per il lavoro. È quello che cercheremo di fare.

Nel testo è prevista l’estensione del “congedo parentale”, e questo aveva fatto pensare a una misura anche per i padri, in realtà si tratta del congedo di maternità, per le sole donne, e ciò ha generato una certa delusione...

Ripeto: questa legge di bilancio non contiene ancora riforme strutturali, ma dà segnali. Sappiamo dai dati che i congedi parentali vengono utilizzati in larghissima parte dalle donne, sappiamo che sono le donne generalmente ad assistere il bimbo malato... Sulla collaborazione dei padri al lavoro di cura c’è molto da fare e molto si può aiutare, ma intanto, con i forti limiti di spesa che avevamo, abbiamo voluto farci carico del problema, sia pure parzialmente.

Come mai è saltato l’annunciato raddoppio del bonus per le famiglie numerose?

Avevamo pensato inizialmente di concentrare l’intervento con un raddoppio strutturale dal quarto figlio. Poi, sempre nell’ottica di dare un segnale potente, è stata scelta un’altra strada, ampliando sensibilmente la platea e mettendo molte più risorse sul provvedimento. Il combinato disposto tra l’aumento dell’Assegno unico e la riduzione dell’Iva produce un effetto tangibile nei primi anni di vita dei figli. E, per come è riformulata la norma, per i gemelli il vantaggio sarà commisurato, cioè doppio. Sul meccanismo ci sono in ogni caso ancora possibilità di correzione e integrazione in Parlamento e, come più volte detto, l’Assegno unico sarà oggetto di una revisione strutturale.

Nel 2022 l’Assegno unico è costato meno del previsto. I risparmi vengono dirottati altrove?

Le minori spese dimostrano che l’assegno così com’è non funziona bene. Gran parte dei risparmi del 2022, ben 600 milioni, sono stati dirottati dal governo precedente. Ciò che ci è rimasto lo abbiamo impiegato per le famiglie. E così continueremo a fare.

Nel programma del governo c’è il Quoziente fiscale. Cosa pensa di un sistema tributario orientato a questo principio? Il timore è che il termine “quoziente” sia usato solo per limitare molto e ridurre i contributi, come visto nel caso del “bonus villette”.

Il Quoziente, o meglio il Fattore famiglia, deve essere ben congegnato. Ma dobbiamo dire le cose come stanno: il bonus 110 per le case unifamiliari era stato eliminato dal precedente esecutivo e noi lo abbiamo ripristinato. Quindi è un di più, non un di meno, che per esigenze di bilancio abbiamo rivolto ai meno abbienti considerando in primo luogo le famiglie con figli. Un altro segnale...