Migranti. I profughi arrivati a Rocca di Papa. Tra abbracci e gruppi di contestatori
Rocca di Papa. Un'immagine della struttura dove sarà data una prima accoglienza ai profughi della nave Diciotti
Gli occhi. Non c’è niente da fare, bisognerebbe guardarli. Da vicino. Uguali a mille altri già visti. Come anche i gesti. Timidi, intimiditi. Soltanto i bambini sono sfrontati, hanno attraversato l’inferno e giocare con chi è diverso, farsi fare una carezza, proprio piace loro. Li rassicura. Li fa sorridere. Li fa venire accanto e non importa che non ci si capisca a parole, nemmeno serve. A Rocca di Papa (in realtà ben fuori dal paese, sulla via dei Laghi) era tutto pronto fin da ieri mattina per accogliere i cento migranti sbarcati dalla "Diciotti", novantadue uomini e otto donne. Che gli scafisti hanno stuprato senza pietà.
Il primo pullman è arrivato poco dopo le 22 e 30, in uno scenario che vedeva due fazioni contrapposte: da un lato gruppi di cittadini con cartelli di "Welcome", di benvenuto, ai quali i migranti, coi volti stanchi, hanno risposto con timidi sorrisi dietro i vetri, dall’altro contestatori (organizzati soprattutto da Fratelli d’Italia e da Casapound) con tanto di saluti romani e grida minacciose. Mentre la tensione saliva, presidiava un cordone di forze di Polizia, giunta a presidiare l’ingresso con un paio di macchine e un furgone. Il secondo mezzo con il resto dei migranti pare sia stato bloccato da un guasto meccanico: il suo arrivo è slittato in piena notte.
Hanno tutti storie raccapriccianti di violenze e terrore. Resteranno alcuni giorni in questo "Mondo migliore", il nome del centro che li ospita, gestito dalla cooperativa Auxilium, prima di raggiungere le destinazioni nelle diocesi. «Speriamo entro una settimana», ha spiegato don Francesco Soddu, direttore di Caritas italiana, che ieri era qui e sul cellulare del quale continuavano ad arrivare chiamate e messaggi per offrire disponibilità. Alla fine della giornata decisamente maggiore dei posti che servivano. Nel centro sono ospitati duecentoquaranta migranti, bambini, donne e uomini, diventati stanotte trecentoquaranta. E qui potrebbero arrivare fino a seicento.
Nel primo pomeriggio, sempre ieri, in cucina c’erano due chili di pizza bianca sistemati su un tavolo, ancora profumata. Erano arrivati da un forno non lontano. «Sono per i ragazzi di quella nave, da parte nostra», avevano detto consegnandoli. E del resto il centro di accoglienza (nato come tale nel 2016) non ha mai avuto problemi con la gente, in realtà anzi spesso viene qui a portare qualcosa proprio «per i ragazzi», vestiti, prodotti per l’igiene, giocattoli per i più piccoli, prodotti cosmetici per le donne. Tant’è che l’altro ieri sera il sindaco di Rocca, Emanuele Crestini, ha ricevuto una telefonata dalla Prefettura, preoccupata da quanto si leggeva sui social: «Cosa sta succedendo lì?». La risposta è stata: «Veramente nulla, sono a casa e sto guardando la tv». Nella piazza di Rocca di Papa è spuntato l’altra notte uno striscione, "France’, portateli a casa!!!". Ma di fronte al centro ieri non c’è stato nessuno fino al pomeriggio, quando 7-8 ragazzi "pro-immigrati" e altri 5-6 ragazzi di Casapound (ma nessuno da Rocca di Papa) hanno battibeccato un po’. Fino alla scena serale.
«Gli ospiti – aveva spiegato don Aldo Buonaiuto, dell’associazione Papa Giovanni XXIII, qui dall’altro ieri sera – resteranno pochi giorni, forse solo due, prima d’andare in altre destinazioni dove intraprenderanno invece il percorso di accoglienza ed integrazione vero e proprio». Il sindaco aveva confermato: «Sono a stretto contatto con la Prefettura e la cooperativa che gestisce la struttura, in modo tale da eliminare possibili disagi per la cittadinanza. Sto lavorando per garantire l’equilibrio fra le esigenze dei rifugiati e quelle dei cittadini.
Queste persone rimarranno al massimo per due settimane, il tempo necessario per organizzarne la redistribuzione nelle molte diocesi italiane disponibili», diceva Crestini. Appena arrivati, i migranti sono stati visitati nell’infermeria e hanno ricevuto il kit che viene dato a chiunque arrivi qui: spazzolino, dentifricio, due magliette e altrettante tute, tre calzini e tre slip, un asciugamano, una coperta e poco altro. Soprattutto adesso, forse, avranno anche la possibilità di una nuova vita.
Tutto è pronto per l’arrivo di chi ha vissuto l’odissea della “Diciotti”. Stanze da quattro o cinque, dignitose, ma certo tutt’altro che lussuose. Bagni puliti, ma decisamente, inevitabilmente vissuti. Una sala, le cui pareti sono state dipinte dai migranti stessi, nel quale c’è un vecchio biliardino e un vecchio tavolo da ping pong. Ed è la… sala giochi. Sono pronti anche i "kit" da distribuire (nella foto qui sopra, ndr): spazzolino, dentrificio, bagnoschiuma, un asciugamano, slip e calzini, due tute, due magliette, una coperta e poco altro.
Qui sono passati in tanti, perché viene ospitato soprattutto chi verrà poi “ricollocato” e così resta mediamente, appunto, una settimana o due. Come accennato, sarà lo stesso per le donne che erano su quella nave della nostra Guardia Costiera, stuprate dagli scafisti. Così per i ragazzi, le cui storie sono state definite «raccapriccianti».
Una bella giornata. Più tardi, al tramonto, scenderà il sole e anche la temperatura. Loro arriveranno in serata. Per avere un tetto sulla testa e non avere più paura.
Nelle stanze del centro dove sono ospitati i migranti della “Diciotti”, gestito dalla cooperativa Auxilium. Con le immagini girate venti mesi fa e lo scorso marzo