L'infettivologo. Stellini: «La terza ondata si può bloccare con lockdown programmati»
Terapia intensiva in un ospedale romano
Il lockdown è utile per contenere il virus. Lo dice la scienza. Ma lo sostiene anche Roberto Stellini, infettivologo della Fondazione Poliambulanza di Brescia. Il quale, però, rendendosi ben conto degli effetti economici della misura, lancia una proposta: organizzare la vita del Paese in base a lockdown preventivi totali programmati della durata di 3 settimane ogni 4-5 mesi, come spiega in quest’intervista, in cui presenta quella che definisce «un’ipotesi di lavoro per cercare di condurre una “vita quasi normale”, con il rispetto delle note norme comportamentali», auspicando «un confronto tra infettivologi, virologi, epidemiologi, economisti e politici».
Roberto Stellini - .
A cosa è servito chiudere fino ad ora?
È stato dimostrato che il lockdown è efficace nel ridurre l’Rt, ovvero il tasso di contagiosità, e che la sua efficacia continua a mantenersi 20 giorni dopo la sua introduzione. A seguito di quello effettuato in Italia dal 19 marzo alla fine di maggio 2020 si è giunti a documentare un numero significativamente ridotto di nuove infezioni con un minimo di 114 nuove infezioni il 14 luglio 2020.
Funzioneranno anche le nuove restrizioni?
A seguito dell’allentamento delle misure comportamentali di contenimento si è assistito ad un progressivo incremento delle nuove infezioni da Sars-CoV-2 dal settembre/ottobre 2020, al netto del significativo incremento dei tamponi molecolari naso-faringei eseguiti, con il raggiungimento di quasi 40mila nuove infezioni al giorno (7 novembre 2020). Coi Dpcm introdotti a partire da ottobre si potrà assistere ad un contenimento delle nuove infezioni da Sars-CoV-2.
Si sta sviluppando un’immunità di gregge in Italia?
Un’immunità diffusa in grado di sterilizzare l’epidemia da Sars-CoV-2 richiede che almeno il 70% circa della popolazione abbia una protezione anticorpale acquisita con l’infezione o con la vaccinazione. In considerazione della tempistica necessaria, sarà essenziale l’applicazione di norme comportamentali rigide che comprendano anche periodi di lockdown periodici totali programmati (Lptp).
Cosa sono?
L’efficacia documentata del lockdown effettuato in marzo/aprile 2020 porta ad ipotizzare l’opportunità di questa strategia. Gli Lptp potrebbero contribuire alla riduzione significativa dei nuovi casi di infezione e consentire alle attività produttive di programmare le chiusure con verosimile minore impatto economico. Una volta che quest’ultima ondata epidemica verrà controllata, in base ai 21 indicatori stabiliti dal Comitato tecnico scientifico, si potrà comprendere in anticipo la ripresa delle infezioni (come era stato previsto per la seconda ondata) e quindi definire il timing e la durata degli stessi Lptp. Inoltre, si può ipotizzare che dopo l’effettuazione di questi ultimi il numero di nuove infezioni sarà significativamente ridotto e quindi le stesse chiusure successive potranno essere dilazionate nel tempo. In relazione a quanto accaduto nelle due ondate epidemiche del 2020 si può ipotizzare che si possa arrivare in 4-5 mesi a raggiungere un numero di nuovi infetti che possa mettere in crisi il sistema di tracciamento e di conseguenza il sistema sanitario territoriale ed ospedaliero.
Ogni quanto dovrà essere attuato questo schema?
È ipotizzabile l’effettuazione di Lptp della durata di 3 settimane ogni 4-5 mesi, in quanto gli interventi adottati fanno cogliere i risultati attesi non prima di 14 giorni in base al tempo di incubazione dell’infezione virale. Verosimilmente la programmazione di chiusure totali con Lptp potrebbe mettere nelle condizioni le attività produttive del nostro Paese di programmare le proprie attività incentivando la produzione nei due periodi di 4-5 mesi ciascuno di apertura. Un Lptp, cioè, può fornire elementi certi di apertura e chiusura mettendo nelle condizioni di prevedere l’acquisizione di materie prime, la produzione e la distribuzione dei prodotti/servizi. Nelle settimane di chiusura si potranno programmare azioni di sostegno alle attività chiuse con ristori tempestivi, cassa integrazione od altro che avrebbe però una durata ben definita e quindi costi sicuri prevedibili. Ogni lockdown programmato dovrà essere seguito e supportato da un efficace contact tracing affidato al coordinamento dei servizi specifici delle Ats, che dovrà avere una strettissima collaborazione con la Medicina del territorio e i medici di Medicina generale, in particolare, che, avendo un rapporto diretto con i cittadini nel rapporto di 1/1.000-1.500, si trovano nella condizione di poter tracciare telefonicamente i propri assistiti.