Il Vicariato. ROMA «È triste constatare che la prospettiva del “gender”, nata qualche decennio fa per valorizzare il “genio femminile”, trascuri ora la tutela delle donne e l’effettiva parità dei sessi», rivolgendosi «piuttosto alla promozione di condotte sessuali alternative», scrive don Filippo Morlacchi, direttore dell’Ufficio per la pastorale scolastica del Vicariato, nell’editoriale oggi su Roma sette, settimanale della diocesi di Roma, a proposito del «fermento che agita da qualche tempo il mondo della scuola in relazione alle cosiddette “tematiche gender”». Di questi tempi, nella scuola pare che la «priorità emergente già nella prima infanzia» sia «la proposta dell’ideologia gender, ossia la dottrina secondo cui il dato biologico originario del dimorfismo sessuale è marginale rispetto alla costruzione dell’identità di genere». Evidentemente, continua don Morlacchi, «si vuole avviare una vera rivoluzione culturale, di cui la maggioranza delle famiglie italiane non sembra proprio sentire il bisogno ». E questo «già con bambini molto piccoli». Si dice «educare alla diversità. Peccato però che almeno una di queste diversità, quella assolutamente originaria» e che «ogni bambino coglie al volo, tra maschietti e femminucce, tra mamma e papà, venga perfino contestata come obsoleto “stereotipo culturale”». Anche in altri Paesi europei, «come la Francia, la potente minoranza per il “gender” ha dettato l’agenda degli impegni scolastici», ma «i genitori hanno alzato la voce e prodotto pubblicazioni per avvertire del fenomeno». Forse è tempo che «anche in Italia gli uomini convinti della bontà della famiglia naturale si esprimano pubblicamente». Perché occorre «rispetto assoluto per ogni persona, indipendentemente da idee, inclinazioni o azioni», ma «senza legittimare ideologie contrastanti con la verità del Vangelo» © RIPRODUZIO. NE RISERVATA Su Roma Sette l’editoriale del responsabile della Pastorale scolastica don Morlacchi: «La diversità sessuale non è uno stereotipo»