Se c’è una cosa che sa di domani, è la scuola. E di guardare al futuro, per questa gente abruzzese colpita ma non piegata, c’è un gran bisogno. Oggi, o al più tardi lunedì, nel resto della regione molte scuole riaprono dopo le vacanze pasquali. Non qui, nel cratere del sisma, dove gli istituti restano chiusi: parecchi per le lesioni, molti in attesa solo del via libera dei tecnici. Ma c’è chi, nelle tendopoli, si è già rimboccato le maniche e ha deciso di riaprire, subito e comunque. Anche senza il timbro ministeriale. È successo ieri nelle due tendopoli di Monticchio dove i ragazzi sono già tornati sui banchi, grazie anche ai volontari dell’Associazione psicologi per i popoli. Succede oggi al campo di Poggio Picenze, il cui sindaco Nicola Menna è anche preside. E certo non si aspettava il clamore che ha accompagnato l’inaugurazione di stamattina, per la presenza annunciata del premier Silvio Berlusconi e del ministro Mariastella Gelmini. La prossima settimana poi la campanella suonerà anche ad Arischia, dove il delegato responsabile della frazione, Marcello Masci, è un insegnante di lettere. Ma è tempo di tornare a scuola anche per gli sfollati negli alberghi della costa, dove le scuole si preparano ad aprire le classi ai nuovi arrivati. C’è gran voglia di normalità. E gli amministratori locali, come i docenti, capiscono che senza scuola, per questa terra martoriata, non ci sarà futuro. Tutti in classe, dunque, ieri mattina a Monticchio. Due i campi, Monticchio 1 accanto al Multisala Garden, e Monticchio 2 al campo sportivo. Qui opera la Colonna mobile della Protezione civile lombarda. Nella prima tendopoli un tendone ospita 18 bambini delle primarie in classi unificate e 8 della materna, l’altro campo ospita i 30 ragazzi di medie e superiori. Per banchi ci sono panche e tavoli, ma la lavagna, con tanto di gessetti e cancellino, c’è: «È appena arrivata – spiegano alla segreteria del campo – e altre due le aspettiamo». C’è anche lo scuolabus che fa il giro delle tendopoli. L’idea, subito sposata da genitori e insegnanti, è partita dall’Associazione psicologi per i popoli, impegnata nel sostegno dei terremotati. «La nostra è una scuola di campo – spiega la psicologa Claudia Cornali – che non può seguire i programmi. Serve innanzitutto a riempire la giornata in attesa della riapertura ministeriale. Viviamo un contesto straordinario e vogliamo dare ai ragazzi un po’ di ordinarietà e regolarità. Nei campi c’è la necessità di dare alle giornate una scansione temporale e insieme il gusto delle cose. Va ricostruito il futuro. Gli insegnanti sono quelli di prima. Cerchiamo di ricostituire la rete sociale delle comunità». E il clima, ieri mattina, era da primo giorno di scuola: un bimbo che faceva i capricci, gli altri contenti di tornare con i compagni e di conoscerne di nuovi, visto che non tutti frequentavano la stessa scuola. Loro, i cinque psicologi, resteranno fino a maggio. Nicola Menna, prima che sindaco di Poggio Picenze, è il preside dell’Istituto comprensivo di Navelli, 7 plessi scolastici per 16 comuni, tra cui quello che amministra. Nella tendopoli quando ha visto i tre tendoni gonfiabili da 30 metri quadri s’è illuminato. Dalla scuola inagibile ha recuperato banchi, lavagne, quaderni. E ha allestito una classe per prima e se- conda, un’altra per terza, quarta e quinta, la terza per la scuola dell’infanzia. I bambini del campo ora sono 25, perché molti si sono allontanati con le famiglie sulla costa. Ma da lunedì conta che gli alunni saranno circa 80. Gli insegnanti sono i titolari. Il preside-sindaco è interdetto per il clamore delle presenze istituzionali previste oggi all’inaugurazione: «Io non ho invitato nessuno – precisa – ma sarà un grande onore avere qui le massime autorità. Non mi interessa fare scoop o iniziative roboanti. Voglio solo che i bambini siano avviati verso la quotidianeità e impegnati con la mente. Noi abbiamo avuto cinque vittime, due erano bambini delle primarie. Riaprire la scuola è anche il modo migliore per onorare il loro sacrificio». Un altro che proprio non ha voglia di aspettare è Marcello Masci. Delegato del sindaco aquilano per Arischia, il professore di lettere del-l’Itis Amedeo di Savoia dell’Aquila vuole fortissimamente la riapertura della primaria: «Ora stiamo pensando alla sopravvivenza, ma appena tutti avranno una tenda e un pasto ci dobbiamo procurare tutto il necessario per i nostri 50 bambini. La ripresa dell’attività didattica è fondamentale per socializzare, per tenere viva la comunità di Arischia. Sto informandomi sugli insegnanti liberi, useremo la tenda-mensa, ci sono aziende disponibili per il materiale didattico e l’azienda di trasporto pubblico è disposta a darci uno scuolabus». L’obiettivo di Masci è ricreare, «più che il luogo di apprendimento, quello di socializzazione e formazione civica. In un paese la scuola è uno dei fondamenti da cui ripartire. Se c’è una scuola e se ci sono bambini c’è una comunità che ha un’aspettativa di futuro». Se per i ragazzi del popolo dei 33mila nelle 106 tendopoli la ripresa scolastica è ardua, va un po’ meglio per quelli negli alberghi della costa. Secondo le prime stime, sono 2541 gli studenti sfollati che si aggiungeranno a quelli locali nelle province di Teramo, Pescara, Chieti e Ascoli Piceno. Oggi pomeriggio la Gelmini ha incontrato a Montesilvano, in provincia di Pescara, i dirigenti scolastici. E su input del ministero il responsabile della direzione scolastica regionale Carlo Petracca ha già emesso una nota che autorizzano gli studenti ospitati nelle località costiere a iscriversi con l’autocertificazione. E gli insegnanti terremotati a lavorare negli istituti della costa per sostenerne il sovraccarico. Come a Silvi, la Rimini abruzzese, che da 15mila residenti d’estate arriva a 100 mila. Secondo Ada Di Blasio, che a Silvi è dirigente scolastico alla media, «sono 200 i bambini che frequenteranno le nostre scuole dell’infanzia, 100 la primaria, 100 la media. Ma ci sono anche molti altri ragazzi delle famiglie aquilane scappate nelle loro seconde case al mare. Se per primarie e medie ce la dovremmo fare, per la materna no. Dovremo trovare altri locali e altri insegnanti. Ma da parte nostra c’è la volontà di inserire tutti. Per allontanarli dalla tragedia e fargli trovare calore e amicizia».
L'iniziativa del ministero: nasce la scuola itinerante. Casse di libri per i bambini delle tendopoli. Arrivano in pulmino, insieme a insegnanti e volontari che girano i vari campi per organizzare il tempo libero dei figli degli sfollati e per dare loro supporto nelle attività scolastiche in attesa di una regolare, seppur sempre provvisoria, riapertura delle scuole. L'iniziativa itinerante è promossa dal Ministero della Pubblica Istruzione di concerto con l'Ufficio scolastico regionale. I volontari indossano magliette bianche con la scritta "La scuola per l'Abruzzo" stampata in celeste, la stessa riprodotta anche sul pulmino. Fino alla fine dell'anno scolastico, gireranno tutte le oltre cento tendopoli allestite dai volontari della Protezione civile, integrando le attività scolastiche che ciascun campo sta provvedendo autonomamente ad organizzare. Questa mattina erano presenti, con quattro casse di libri, nella tendopoli di Poggio Picenze (L'Aquila) dove è state inaugurata una scuola-tenda per 30 bambini, la prima ad essere aperta nell'area interessata dal sisma del 6 aprile scorso.