Palermo. Zuppi al Movimento per la Vita: rispettare la vita è la radice della pace
La plenaria del convegno nazionale del Movimento per la Vita a Capaci (Palermo)
Le parole hanno un senso, se le si restituisce al loro vero significato. Che può assumere un peso specifico ancora fortemente ispiratore, persino scomodo. Prendete vita, pace e speranza: il Movimento per la Vita si è messo davanti al tempo che attraversiamo, e ha scelto queste tre parole – non certo a caso – per il tema del suo 42° convegno nazionale, aperto venerdì 18 novembre alle porte di Palermo da un messaggio nel quale il cardinale Matteo Zuppi ha ricordato ai 400 partecipanti da tutta Italia (più altre decine connessi a distanza) che «pace, speranza e vita sono come tre inseparabili sorelle. Solo se stanno insieme inscindibilmente è possibile il dischiudersi di un futuro di fratellanza tra tutti i popoli della terra». Perché, precisa il presidente del-la Cei, «il fondamento, la radice, della pace non è l’assenza di guerra, ma il rispetto della vita di ogni essere umano». Questa è la sorgente della «speranza», che si accende quando la vita – ogni vita – è accolta e non respinta. Tutto si tiene: «La crisi della natalità – aggiunge Zuppi – ci chiede di essere pieni di gioiosa e consapevole speranza. Ecco come si contrasta la cultura di morte così pervasiva e stordente», concetto quest’ultimo al centro del Messaggio Cei per la Giornata per la Vita 2023, pubblicato il 16 novembre. Il presidente del nostro episcopato affida al Movimento per la Vita una suggestione potente e drammatica: «L’immagine che porto nel cuore – scrive – è di quella donna che stava per partorire trasportata in barella in uno scenario infernale fuori dall’ospedale di Mariupol appena bombardato dalle truppe russe. Morirono sia lei che il bambino. Ecco la guerra».
La presidente nazionale del Movimento per la Vita Marina Casini (al centro) durante il convegno - .
Per andare oltre questa “crisi” – definita da Zuppi «un’Apocalisse» – serve dunque saldare ricerca della pace e custodia della vita umana sempre, quel «rispetto di ogni fratello e sorella, anche quando sono piccoli individui nel grembo materno» di cui parla il Papa nel suo breve messaggio autografo inviato alla presidente nazionale del Movimento Marina Casini, che ha aperto ieri sera la plenaria dell’evento (intitolato ormai stabilmente a suo padre Carlo) dopo una prima serie di panel formativi lungo tutto il pomeriggio su temi che vanno dall’attività dei Centri di aiuto alla Vita alle cure palliative, dalla comunicazione dei valori pro life al padre davanti all’aborto.
A partecipare con impegno un “popolo” multiforme per età, provenienza ed estrazione sociale, un campione dell’Italia che nel suo cuore ritiene ancora largamente preferibile generare e proteggere la vita che affidarla al dolore e alla solitudine, con le conseguenti soluzioni estreme. Non è un popolo “contro”: qui si costruisce, senza polemiche, solo volendo servire chi è più vulnerabile e ignorato. A questo impegno parla don Riccardo Mensuali, della Pontificia Accademia per la Vita, che intervenendo in assemblea dice che «la consapevolezza scientifica che nel grembo di una donna esista una vita umana non è quasi più in discussione»: il problema oggi è che «non desideriamo assumerci la responsabilità di suscitarla o sostenerla, perché la vita chiama il mio impegno alla cura, è fragilità a cui prestare forza e amore». Indispensabile diventa allargare lo sguardo per «reintrodurre una sana ed efficace discussione sul “fine” del diritto alla vita di tutti, a partire dal concepito sino al malato grave, all’anziano troppo spesso lasciato solo da una società che ti fa vivere di più ma ti fa vivere peggio se rimani solo, e non ti aiuta a invecchiare».
In parallelo al convegno del Movimento per la Vita la stessa sede dell'assemblea ospita il Forum europeo di One of Us - .
Tempo difficile per il diritto alla vita, certo: «Un tempo esigente per la nostra speranza e mobilitante per ogni energia di bene» lo definisce Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, nel saluto inviato al convegno, nel quale esprime «gratitudine per l’azione generosa e la solidarietà concreta che continuate a sviluppare nel tessuto vivo della nostra società, impegnandovi per la l’accoglienza e la difesa della vita umana sin dal primo inizio e per l’affermazione della piena dignità di ognuno, quale che sia la sua condizione, a maggior ragione se fragile e “scomodo”». Vita dignità e fragilità ricorrono nei messaggi di Mauro Ronco (Centro Studi Livatino), Massimo Gandolfini (Family Day), don Maurizio Gagliardini (Difendere la Vita con Maria), don Stefano Stimamiglio (direttore di Famiglia Cristiana) e Aldo Bova (Forum associazioni socio-sanitarie), mentre in presenza Domenico Menorello per la rete associativa “Sui tetti” porta i princìpi sul piano delle leggi chiarendo i problemi delle soluzioni sul fine vita tramontate con la scorsa legislatura ma ancora all’orizzonte: perché è lo sguardo sulla persona umana che va rimesso a fuoco. Ne va della pace, nientemeno.