Attualità

Riforme. Senato, finita la maratona. Oggi il voto

Roberta D'Angelo venerdì 8 agosto 2014
​I tentativi di blitz dei Cinquestelle rallentano i lavori del Senato sulla riforma costituzionale, che arriva in porto oggi, dopo tensioni e scontri. In serata, ieri, dopo il tour de force delle ultime settimane, si sono chiuse le votazioni. Questa mattina dunque, con il voto finale, termina la prima lettura del ddl Boschi, e in Aula potrebbe arrivare anche il premier Renzi, rimasto in dubbio fino all’ultimo, proprio per evitare nuove contestazioni di M5s, Lega e Sel alla legge. Le opposizioni, infatti, potrebbero restare ancora fuori dall’emiciclo, per evitare di «legittimare» la riforma partecipando al voto. Di qui i dubbi sull’opportunità per il premier di pronunciarsi sul testo, anche per non acuire i malumori, che potrebbero coinvolgere i dissidenti di Fi e dello stesso Pd.Fino a ieri, comunque, ad accendere la miccia ci ha pensato soprattutto il partito di Grillo, che ha messo sotto accusa ogni giorno il presidente Grasso, per aver «strozzato» il dibattito. In mattinata, poi, la denuncia di "pianisti" tra i banchi di Fi ha messo a rischio l’agenda della riforma.Renzi dunque sa bene di aver messo a segno un punto non indifferente, e non solo per la portata istituzionale, ma anche per le novità che mettono la politica al riparo dalla sfiducia e dalla rabbia degli italiani. Una tra tutte, la cosiddetta "norma anti-Batman" (l’ex-consigliere regionale del Lazio Franco Fiorito), che prevede lo stop ai «rimborsi o analoghi trasferimenti monetari ai gruppi politici presenti nei Consigli regionali». Un divieto contenuto nelle disposizioni di attuazione del ddl.Ma sono tante le differenze rispetto al passato, nel "Senato dei 100". Tra le novità, torna alla Camera l’ultima parola per le leggi di bilancio, così che i rappresentanti degli enti locali che sederanno a Palazzo Madama potranno presentare rilievi ai "colleghi" deputati, ma questi – secondo l’emendamento di Ncd approvato ieri – avranno l’ultima parola, e potranno esprimersi «a maggioranza semplice sulle leggi di bilancio a fronte di eventuali rilievi del futuro Senato delle autonomie». È «il primo contributo contro la recessione», commenta Gaetano Quagliariello, certo che così si eviteranno trattative ai danni dei «cordoni della borsa».Esordisce in Costituzione il referendum propositivo e di indirizzo. Spetterà alle Camere, ora, approvare una legge ad hoc che disponga le modalità di attuazione dei nuovi istituti di democrazia diretta. Sempre in tema di democrazia diretta, poi, salgono da 50 a 150mila le firme per la presentazione di leggi di iniziativa popolare. I ddl del governo, poi, godranno di una corsia preferenziale. Con un emendamento del solo relatore leghista Calderoli, tuttavia, si è disposto che dalla corsia preferenziale vengano escluse le materie che restano di competenza anche del Senato, le leggi elettorali, la ratifica dei trattati internazionali e tutte quelle materie per cui è prevista una maggioranza speciale, come nel caso delle leggi di contabilità e le leggi costituzionali.Per ridare un’immagine più credibile alla politica, inoltre, il ddl pone un limite agli emolumenti dei componenti degli organi regionali – presidente compreso – in modo da non superare l’importo di quelli spettanti ai sindaci dei Comuni capoluogo di Regione.Una soluzione si è trovata per i presidenti emeriti della Repubblica, che resteranno senatori a vita, con i cinque attuali. Saranno dunque "fuori quota", rispetto ai 100, che comprendono i 5 di nomina presidenziale, in carica per sette anni.E ancora, un inedito sarà il ruolo unico, con statuto unico, per l’integrazione dei dipendenti di Camera e Senato. Non appena sarà approvata definitivamente la riforma, Camera e Senato «provvedono, secondo criteri di efficienza e razionalizzazione, all’integrazione funzionale delle amministrazioni parlamentari, mediante servizi comuni, impiego coordinato di risorse umane e strumentali e ogni altra forma di collaborazione».