L'Aula del Senato, con 142 voti a favore, 92
contrari e nessun astenuto, ha approvato la riforma della Rai in
prima lettura. Il testo passa ora alla Camera. "Sono soddisfatta, è un primo passo importante. Il
lavoro non finisce qui e probabilmente ci saranno altre modifiche alla
Camera. Ma è un primo passo e sono soddisfatta". Così il ministro per
le Riforme, Maria Elena Boschi, lasciando l'Aula di Palazzo Madama
dopo il via libera alla riforma della Rai.
I punti della riforma L'introduzione della figura
dell'amministratore delegato, un cda più snello non più eletto
dalla Vigilanza, il presidente di garanzia. Sono i punti
salienti della riforma della governance Rai, che è stata
approvata dal Senato e passa alla Camera. In Aula è stata
ristretta la delega al governo sul riassetto normativo di
settore e cancellata quella sulla revisione del canone.
Introdotta la norma transitoria che conferisce al dg i poteri
previsti per l'ad dalla riforma.
I POTERI DELL'AD - L'ad, secondo quanto previsto dall'art.2,
è nominato dal cda su proposta dell'assemblea dei soci (dunque
del Tesoro), resta in carica per tre anni e può essere revocato
dallo stesso consiglio. Può nominare i dirigenti, ma per le
nomine editoriali deve avere il parere del cda (che se fornito a
maggioranza dei due terzi è vincolante); può firmare contratti
fino a 10 milioni e ha massima autonomia sulla gestione
economica. In Aula approvati emendamenti che prevedono per l'ad
incompatibilità con cariche di Governo, anche se ricoperte nei
dodici mesi precedenti alla data della nomina; specificano che
l'ad deve essere nominato tra coloro che non abbiano conflitti
di interesse e non cumulino cariche in società concorrenti;
prevedono l'approvazione del piano per la trasparenza e la
comunicazione aziendale.
PRESIDENTE E CDA - In Commissione, grazie a un emendamento di
Forza Italia, è stata introdotta la figura del presidente 'di
garanzià, che viene nominato dal cda tra i suoi membri, ma deve
ottenere il parere favorevole della Commissione di Vigilanza con
i due terzi dei voti. I componenti del cda sono sette al posto
degli attuali nove: quattro eletti da Camera e Senato, due
nominati dal governo e uno designato dall'assemblea dei
dipendenti. In Aula sono stati approvati emendamenti che
indicano precisi requisiti di onorabilità per i consiglieri e
estendono al personale della Rai, ad eccezione dell'ad, il tetto
sulle retribuzioni. IL SUPERDG - L'articolo 6 è stato sostituito in Aula da un
emendamento del Governo, secondo cui le disposizioni sulla
nomina del cda si applicano a decorrere dal primo rinnovo e, in
fase di prima applicazione, al direttore generale della Rai, che
sarà nominato con la legge Gasparri, sono conferiti i poteri
dell'amministratore delegato.
LE DELEGHE AL GOVERNO - L'articolo 5 prevede una delega per
il riordino e la semplificazione dell'assetto normativo. In Aula
è stata ridotta l'ampiezza della delega con la soppressione del
riferimento all'evoluzione tecnologica e di mercato, introdotto
in Commissione. L'articolo 4, che conferiva una delega al
Governo per revisionare la disciplina del canone entro un anno,
è stato soppresso dopo l'approvazione di emendamenti di
opposizione e minoranza Dem, con il parere contrario di governo
e relatore. IL CONTRATTO DI SERVIZIO - L'articolo 1 prolunga a cinque
anni la disciplina dei contratti per lo svolgimento del servizio
pubblico e potenzia il ruolo del Consiglio dei ministri, che
delibera indirizzi prima di ciascun rinnovo del contratto
nazionale.
LE NORME SUGLI APPALTI - L'articolo 3 detta norme sulla
responsabilità dei componenti del cda e prevede la deroga,
rispetto all'applicazione del codice dei contratti pubblici, per
i contratti aventi per oggetto l'acquisto, lo sviluppo, la
produzione o la commercializzazione di programmi
radiotelevisivi, e i contratti aventi ad oggetto lavori, servizi
e forniture di importo inferiore alle soglie di rilevanza
comunitaria.