Sta sollevando grande interesse e dibattito la proposta di abolire il test d'ingresso all’università. Entro luglio dovrebbero arrivare le nuove regole per l'accesso all'università, come annunciato dal ministro
dell'Istruzione,
Stefania Giannini, sulla pagina Facebook "Intendo rivisitare il sistema di selezione – ha spiegato il ministro -, prendendo a modello il sistema francese con accesso al primo anno libero e
selezione alla fine di esso su base meritocratica. Il riferimento è al test per l'accesso a Medicina, ma pare che dovrebbero essere coinvolte anche le altre università.
"Anche i miei predecessori avevano espresso dubbi motivati sulla qualità dei test, ci sono state infatti rivisitazioni continue – ha ricordato Giannini - . Non bastano due ore per decidere il futuro della vita di una persona. Noi vogliamo una selezione che sia la migliore possibile e per questo c'è l'ipotesi di
lasciare libera l'iscrizione al primo anno e poi avere una
selezione durissima per poter accedere al secondo anno. Così si
iscriverebbero i più motivati".
Skuola.net la lanciato a caldo un sondaggio tra gli studenti. Ne è emerso che sette ragazzi su dieci accolgono favorevolmente l'annuncio del Ministro.
Ma c'è una quota di intervistati, pari al 15%, che afferma di preferire il
test tradizionale. Il rimanente 16% dichiara invece che, in
sostanza, non cambierà nulla.
Va chiarito, in ogni caso, che la selezione in un modo o
nell'altro si farà. In Francia - spiega Skuola.net
- infatti sono previsti 2 concorsi, uno al primo semestre e 1
al secondo semestre, veri e propri test composti di quiz a
risposta multipla, corretti con sistemi informatici per evitare
favoritismi e irregolarità. La differenza con i test di ingresso
italiani è che questi test in itinere si basano sulle materie
studiate durante l'anno. E se si va male? Se si cade sulla prova
del primo semestre, le università francesi possono reindirizzare
al massimo il 15% degli studenti verso altre facoltà. Ma se sono
matricole, possono continuare sperando di passare il secondo
test, alla fine del secondo semestre. Se invece sono ripetenti,
devono accettare il re-indirizzamento e spostarsi di facoltà.
Una volta effettuato il passaggio, in entrambi i casi non si
potrà riprovare a iscriversi nelle facoltà di area sanitaria e
medica. Ma non è finita qui. Anche se si riesce a superare il
secondo esame di sbarramento, accedono al secondo anno solo
coloro che rientrano tra i posti disponibili. Tutti gli esclusi
possono scegliere di essere reindirizzati verso altre facoltà o
ripetere il primo anno. Ma se verranno di nuovo bocciati, non
potranno più re-iscriversi.
"Ne parleremo con serenità, io non
ho alcun pregiudizio, basta che si ottenga il risultato che è
quello di laureare le persone migliori e di poterle poi
indirizzare verso un percorso di specializzazione". È il commento del
ministro della Salute,
Beatrice Lorenzin.
Favorevole il presidente del Veneto,
Luca
Zaia, da sempre contrario ai test per l'accesso alle facoltà a
numero chiuso. Che però aggiunge:
"Ora però, bisogna solo fare, presto e bene, per rendere attiva questa
riforma già dall'anno scolastico prossimo".
"La riorganizzazione del sistema dei
test annunciato dal ministro Giannini è positiva, ma si deve
fare attenzione a non creare l'illusione di un lavoro sicuro – afferma
Donata Lenzi, capogruppo Pd nella commissione Affari sociali della Camera -. La
vera emergenza della formazione in medicina è rappresentata in
questo momento dai cinquemila neolaureati che non possono
accedere alle scuole di specializzazione e, perciò, non possono
neanche essere assunti. Ci auguriamo che il ministro
dell'Istruzione trovi al più presto le risorse necessarie a
formare tutti i medici specializzati che ci occorrono”.