Roma. Riforme, Sel non molla. Salta la mediazione
Ancora caos nei partiti e tra i partiti. Grillo sembra scegliere la linea più dura. "Cercheremo di impedire il colpo di Stato. Poi via dal Parlamento". Ma a Palazzo Madama i senatori dei Cinque Stelle spiegano che dietro le parole del capo non si agita nessuna tentazione di Aventino. Tutto è da capire. Su un divanetto del Senato Giorgio Tonini, ascoltato senatore Pd, prova a fare il quadro: "Nessuno vuole la rottura. E soprattutto nessuno vuole il voto anticipato. Ma qualche volta - dice sottovoce - una guerra scoppia anche per sbaglio".
A metà pomeriggio ci si interroga su quello che potrebbe essere il primo vero test della giornata: c’è un emendamento del leghista Stefano Candiani che prevedere la riduzione del numero dei parlamentari. Si voterà con voto segreto e qualcuno azzarda uno scenario: i senatori potrebbero vendicarsi dei deputati e dire "ci vogliono mandare a casa, ma noi mandiamo a casa anche molti di loro".
Dicevamo dell’ipotesi voto anticipato. Al momento nessuno ci crede. Napolitano è stato chiarissimo nell’ultima uscita ufficiale: c’è il semestre di presidenza e l’Italia ha gli occhi del mondo che la guardano. Eppure sia il nuovo Senato sia l’Italicum sono in un vicolo cieco. Magari ancora per ore, ma oggi il quadro è complicato. L’idea è sbloccare la legge elettorale per agevolare la riforma di Palazzo Madama. Renzi nella lettera ai senatori della maggioranza azzarda un’apertura al tema preferenze e riflette su cambiamenti alle soglie.
Berlusconi (è di ieri la notizia della cancellazione dell’incontro tra il Cavaliere e il premier) in più di una telefonata con i suoi corregge i titoli dei giornali a lui più vicini che puntano l’indice contro il premier e lo accusano di tradimento. "Non penso a far saltare il patto e non ho mai pensato che Renzi possa mettere in discussione i pilastri dell’intesa. E ha aggiunto: se si cambierà è perché ci sarà il sì di Forza Italia. Insomma il patto del Nazareno tiene, ma su Senato e su Italicum ancora non si vede una via d’uscita.
A metà pomeriggio si riprende a votare e il presidente Pietro Grasso non nasconde tutta la sua amarezza: "Ritengo di aver fatto tutto il possibile, devo però prendere atto con rammarico che sia la conferenza dei capigruppo sia la sospensione che ne è seguita hanno dato esito negativo. Per questo stiamo riprendendo le votazioni".