Riforma del fisco. Cambiano le aliquote Irpef, ecco chi avrà i vantaggi maggiori
L'accordo sulla riforma del fisco è più vicino. Il tavolo tra il ministro dell'Economia Daniele Franco e i partiti è arrivato a un'intesa politica di massima, con la riduzione delle aliquote Irpef da 5 a 4 e la riduzione delle aliquote centrali.
In sostanza, il nuovo sistema sarebbe configurato così:
- la fascia di reddito fino a 15mila resta al 23%
- la fascia di reddito 15-28mila scende dal 27% al 25%
- la fascia di reddito 28-50mila scende di tre punti, dal 38% al 35%
- oltre i 50mila si passa direttamente al 43%
Verrebbe abolita l'aliquota del 41%, che interessa la fascia di reddito tra i 55mila a 75mila euro.
Degli 8 miliardi previsti in manovra per il taglio delle tasse, questo intervento sull'Irpef ne assorbirebbe 7.
Sulla no tax area si valutano al momento solo piccole modifiche.
Per quanto riguarda l'Irap, degli 8 miliardi disponibili in manovra ne verrebbe investito 1 per eliminare l'imposta solo per ditte individuali, lavoratori autonomi e, forse, start-up innovative.
Positive le reazioni dei partiti di maggioranza, che si riconoscono nell'intesa politica. Critici invece sindacati e mondo delle imprese. Ora lo schema sarà oggetto di un confronto tra il ministro Franco e il premier Mario Draghi.
Il testo definitivo diventerà un emendamento alla manovra o presentato dai partiti o direttamente dal governo in sede di maxi-emendamento.
Maggiori vantaggi per il ceto medio
In realtà la partita non è ancora chiusa. Quando si parla di «accordo politico», d’altra parte, s’intende proprio questo: che una serie di aspetti tecnici restano da risolvere, aspetti spesso più rilevanti della cornice generale. E nell’entourage di Mario Draghi non si nasconde una certa perplessità - eufemismo - per le modalità con cui ieri il viceministro forzista allo Sviluppo economico, Pichetto, ha ritenuto di comunicare "urbi et orbi" il passaggio dalle cinque alle quattro aliquote Irpef, che ha poi scatenato le prevedibili proteste di Confindustria e sindacati.
Le detrazioni assorbono il bonus-Renzi
D’altra parte manca un tassello essenziale per capire il disegno generale: come viene riorganizzata la partita delle detrazioni da lavoro dipendente, da lavoro autonomo e da pensione. Su queste tre detrazioni il Mef e i partiti intendono riequilibrare una rimodulazione delle aliquote Irpef che al momento è sbilanciata sui redditi medi e medio alti, dove si concentrano i massimi vantaggi. Con il «riordino» delle detrazioni, assicurano i capidelegazione dei partiti presenti al tavolo del Mef, si intende portare nuove risorse verso le fasce di reddito medio-basse e basse.
E il modo con cui si intende raggiungere l’obiettivo è la fine del bonus-Renzi come contributo "extra" e il suo assorbimento nelle tre detrazioni principali. In sostanza, i 15 miliardi ora spesi dal bonus-Renzi rafforzato dall’intevento del governo Conte 2 andranno ad aumentare, appunto, le detrazioni da lavoro dipendente e autonomo e da pensione. Il lavoro per raggiungere un equilibrio soddisfacente è ancora molto e perciò il Mef e Palazzo Chigi avrebbero preferito ancora riserbo.
Vantaggi maggiori a 50mila euro
Le simulazioni al momento disponibili sono quindi un puro esercizio teorico, astratto. Senza capire dove e come si spalmano detrazioni e bonus-Renzi, è difficile capire "chi" guadagna "quanto". Gli unici dati plausibili sono quelli che confrontono la vecchia Irpef con l’ipotizzata nuova Irpef a quattro aliquote. Il taglio generato dalla riduzione delle due aliquote centrali porterà guadagni soprattutto ai ceti medi, con risparmi in busta paga che mediamente dovrebbero aggirarsi sui 700-900 euro per i redditi intorno ai 45-50mila euro lordi.
Lì si concentreranno infatti i benefici maggiori delle nuove aliquote del 25 e 35%. A guadagnare meno in relazione al reddito saranno invece le buste paga da 55mila euro, che pagheranno lo "start" della nuova aliquota massima del 43% sopra i 50mila euro. Nelle proiezioni sulla nuova Irpef "nuda e cruda", si registra anche un beneficio costante di circa 270 euro dai 75mila euro in su. Dai 50mila euro in giù il beneficio si riduce sino ad azzerarsi alla fascia di reddito minima, per la quale l’aliquota Irpef del 23% non cambia. Perciò la partita delle detrazioni e del bonus-Renzi (che agisce su redditi bassi e medio-bassi) è decisiva per far avvertire vantaggi più diffusi.
Le tre simulazioni
I consulenti del Lavoro ieri hanno analizzato tre casi-tipo. Il primo è a 20.000 euro l’anno: l’Irpef attuale, senza considerare alcun tipo di detrazione, è pari a 4.800 euro. Dal 2022, con il passaggio del secondo scaglione dal 27% al 25%, scenderebbe a 4.700 euro con un beneficio di 100 euro. In una famiglia con due lavoratori e reddito complessivo di 45.000 euro, equamente distribuito e quindi pari a 22.250 euro a testa, il passaggio per ciascun contribuente è da un’Irpef lorda di 5.475 euro a 5.325 euro, con un beneficio di 150 euro a testa, pari a 300 euro per il nucleo. Infine, nel caso di un unico percettore di reddito da 30.000 euro si passa da un’Irpef lorda di 7.500 euro a 7.200 euro. Anche qui il vantaggio è di 300 euro ma concentrato su un’unica persona.