Ostia. Rifiutò nozze combinate, indagati i genitori
I carabinieri di Roma Ostia hanno eseguito ieri un'ordinanza di applicazione di una misura cautelare (divieto di avvicinamento e di comunicazione alla persona offesa) emessa del Tribunale su richiesta della procura, nei confronti di una coppia di coniugi, lui di 44 anni e lei 40enne, cittadini del Bangladesh, indagati per maltrattamenti in famiglia e tentata induzione o costrizione al matrimonio a danno della figlia 14enne convivente. Il provvedimento giunge dopo l'attività investigativa originata dalla denuncia della ragazza, che nel novembre scorso si era recata dai carabinieri di Ostia per denunciare le continue vessazioni, sia fisiche che psicologiche, che i familiari le imponevano da anni per farle rispettare le regole della religione islamica.
L'attività di indagine svolta in queste settimane ha confermato il quadro di accuse mosse dalla ragazzina e del clima di violenza in cui era costretta a vivere tra le mura di casa.
Nella denuncia la ragazzina, che da due mesi si trova in una struttura protetta, ha raccontato il suo dramma quotidiano fatto di minacce e botte anche perché si rifiutava di indossare il velo. I familiari controllavano le sue conversazioni telefoniche, le vietavano l'utilizzo della televisione e le impedivano di frequentare i suoi coetanei fuori dalla scuola, picchiandola ad ogni suo rifiuto.
Un modus operandi vessatorio che era condiviso dal padre, il quale si dimostrava omissivo e connivente e voleva che la figlia si sposasse anziché continuare a studiare, pur sapendo che il suo sogno era quello di diventare chirurgo. Una situazione che la giovane aveva confidato anche ad alcune sue compagne di classe tanto che quando ha deciso di sporgere denuncia al suo fianco, nella stazione dei carabinieri, era presente anche una sua insegnante.
La ragazza ha accusato la madre e il fratello di averla aggredita in diverse occasioni e anche minacciata di riportarla in Bangladesh. A novembre l'ennesima lite, degenerata in violenza: il fratello 17enne l'ha strattonata con forza facendola sbattere con la testa contro un mobile dell'appartamento. Una aggressione fisica avvenuta dopo che la ragazzina aveva ricevuto una telefonata dalla madre e dalla sorella maggiore, che si trovavano in Bangladesh, che le avevano annunciato di avere acquistato un burqa per lei e che stavano tornando per prenderla e portarla nel paese di origine per darla in sposa ad un connazionale. Dopo questo episodio, temendo che la madre una volta tornata in Italia la portasse effettivamente in Bangladesh per farla sposare, è scappata di casa per andare dai carabinieri e cercare la libertà negata.