L'emergenza. Allarme rifiuti a Roma: un film già visto
«La situazione attuale è ancora di forte dipendenza dall’impiantistica extraregionale: a fronte di questi limiti strutturali l’intero territorio regionale e in particolare la città di Roma, risultano condizionati da eventi assolutamente prevedibili, che tuttavia diventerebbero subito ingovernabili». E così è stato. Lo prevedeva appena tre settimane fa la Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti. Era il 20 dicembre e la Commissione approvava all’unanimità la Relazione sul Lazio, 430 pagine, firmata da Laura Puppato e Paola Nugnes, parlamentari del Pd e del M5s, partiti che oggi si rimbalzano le accuse per l’emergenza sempre più grave per i rifiuti nella Capitale. Accuse incrociate tra Campidoglio, a guida 'grillina' e Regione a guida dem, e poi ancora verso le regioni Emilia Romagna e Abruzzo (entrambe Pd), dove dovrebbe andare la monnezza romana che non trova sbocchi in casa.
Come scrivevano, tutti d’accordo, deputati e senatori della Commissione: «Tema centrale è la criticità del ciclo dei rifiuti di Roma, dove rimane tuttora dirimente la questione impiantistica, aggravata dall’assenza, in concreto, di alternative alla discarica di Malagrotta, che da quattro anni ha cessato di operare. La storia recente di Ama (l’azienda municipalizzata, ndr) e l’attuale destinazione itinerante dei rifiuti di Roma Capitale segnalano la mancata chiusura del ciclo dei rifiuti, che genera un saldo ambientale negativo e costituisce il presupposto per un rischio di condotte illecite».
Accuse gravissime, lo ripetiamo, scritte da Pd e M5s e votate all’unanimità. E la previsione era, purtroppo, azzeccata. «Sino ad oggi il sistema ha retto tra molte difficoltà, con l’aiuto indispensabile di impianti localizzati fuori Roma, con viaggi di centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti verso il resto della regione Lazio, verso altre regioni, verso l’estero. Il ridimensionamento, per ragioni materiali o giuridiche, di uno di questi ausili produrrebbe, di riflesso, l’impossibilità della stessa regolare raccolta dei rifiuti a Roma». È la fotografia di questi giorni a cavallo delle festività natalizie. Ma la condivisione è durata pochi giorni. L’analisi, sarà il clima elettorale, ora non trova una comune ricetta ed è scontro durissimo. Mentre ancora una volta l’unica via d’uscita è chiedere aiuto alle altre province del Lazio e a altre regioni.
Ma sempre tra polemiche. O rimettere in funzione a Ostia il tritovagliatore mobile, una sorta di 'frullatore' che serve solo a sminuzzare i rifiuti. Un impianto che in campagna elettorale il M5s aveva assicurato che non avrebbe mai utilizzato. Ma che ora, evidentemente, serve. Attualmente, come ricorda la presidente della Commissione, Chiara Braga, «Ama gestisce 1,7 milioni di tonnellate all’anno di rifiuti; ma quelle gestite autonomamente sono molto poche perché si appoggia a impianti di altre province o a quelli di alcuni Stati esteri, circa una cinquantina in altre regioni italiane e tre fuori dai confini nazionali, che accolgono in modo 'ordinario' la spazzatura romana». Si fa sentire anche Matteo Renzi: «Basta polemiche e pulite Roma, noi vi diamo una mano, se la volete».
Mentre il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti richiama la Raggi alle sue responsabilità. «È emerso ciò che è chiaro a tutti, ovvero la cronica carenza impiantistica che determina una situazione particolarmente delicata nella Capitale. La mia disponibilità a cercare una soluzione non è mai mancata: ma se il ragionamento di partenza è dare un colore politico ai rifiuti si rischia grosso». Intanto il governatore abruzzese, Luciano D’Alfonso, fa sapere di non aver ancora avuto contatti col Campidoglio: «Finora abbiamo avuto solo contatti con l’Ama, ma dal versante politico non si è fatto sentire nessuno. Dobbiamo capire che tipo di aiuto ci chiedono, di che quantità di immondizia stiamo parlando e per quanto tempo sarebbero necessari gli impianti dell’Abruzzo. Se c’è un problema, non va ridimensionato». Cosa che invece fa l’assessore Pinuccia Montanari, accusando il Pd di «sciacallaggio politico», aggiungendo nei confronti dell’Emilia Romagna «il sospetto che qualcuno voglia speculare, politicamente ed economicamente, sulle spalle dei cittadini e proponga tariffe fuori mercato».
Poi l’attacco alla Regione Lazio, che ancora non avrebbe predi- sposto il piano dei rifiuti. Dura la replica della Regione, affidata all’assessore all’Ambiente, Mauro Buschini: «Il piano regionale di gestione dei rifiuti è in via di aggiornamento, ma fermo a causa delle mancate risposte di Roma Capitale e della sua Città Metropolitana, che dovevano arrivare entro il 30 settembre 2017». La legge, ricorda, «impone ai Comuni e alle Province di scegliere i siti di smaltimento e alla Regione di includerli in un piano regionale. Se non scelgono, la Regione non può pianificare. Sarebbe, se lo facesse, un abuso e un arbitrio». Ricordando che comunque «da tre anni Roma esporta in Abruzzo grazie noi».