La Golf bianca si ferma sul margine della strada. Si avvicina un giovane immigrato africano. Apre lo sportello e scarica un grande sacco giallo pieno di rifiuti e un vecchio aspirapolvere. La signora alla guida allunga la mancia. Il ragazzo appoggia l’aspirapolvere accanto a un mucchio di pezzi di metallo, rovista a mani nude nel saccone alla ricerca di qualche rifiuto di qualità e il resto lo butta su un enorme cumulo di altri sacchetti. Siamo a Lago Patria, frazione di Giugliano, 120mila abitanti, la terza città della Campania, a nord di Napoli. Comune nel quale è in corso la verifica per accertare se ci siano state infiltrazioni camorriste. Siamo nel cuore della “terra dei fuochi” e del disastro dei rifiuti. E quello che vediamo ne è l’ultimo e ancora inedito esempio. Qui, in via Staffetta, si fa una sorta di raccolta differenziata illegale, ma alla luce del sole. Sono passate da poco le 12, la strada è trafficata, tra palazzi e villette, ed è un continuo fermarsi di auto che scaricano i propri rifiuti lasciando al ragazzo di colore pochi centesimi. Ma è solo il primo passaggio. Perché questa è davvero una specie di piazzola di primo smistamento. Lo capiamo meglio in via Santa Maria a Cubito, a Vercaturo, altra frazione di Giugliano. Qui all’opera sono quattro immigrati. Hanno già separato metalli, uno specchio, alcune sedie, biciclette e tricicli per bambini. Anche qui le auto dei cittadini scaricano e lasciano la mancia. Ma possiamo osservare anche il secondo tempo dello smistamento. Si ferma un camioncino con alcuni rom. Trattano con gli immigrati, poi pagano (pochi euro) e caricano i rifiuti selezionati, soprattutto i metalli che poi venderanno ai rottamatori. E il lavoro continua con un altro camioncino. Ma il cerchio non è ancora chiuso. Proprio accanto agli immigrati c’è un camion con a bordo un piccolo escavatore bobcat. Attende la fine della giornata e la fine della selezione. E l’arrivo di un autocompattatore della Senesi, la ditta che dovrebbe svolgere la raccolta dei rifiuti a Giugliano. Il bobcat viene fatto scendere con l’aiuto degli immigrati, carica i rifiuti che vengono poi portati all’impianto Stir. E si fa spazio per nuovi scarichi e una nuova selezione. Non solo qui. Perché questo disastro non ha davvero limiti. Torniamo a Lago Patria, alla scuola elementare don Salvatore Vitale. È l’ora dell’uscita dei bambini. Ma proprio davanti c’è un’altra piazzola di smistamento abusiva. Anche qui due immigrati, col loro mucchio dei metalli e rifiuti “preziosi”, e dall’altra parte un cumulo di sacchetti. Arriva una mamma, passa il sacco al ragazzo africano e poi va a prendere il figlio: servizio completo. Il tutto senza che né un vigile né un responsabile della scuola intervenga. Eppure il pericolo per i piccoli è evidente. Abraham, 22 anni, del Ghana, uno dei due giovani, spiega di essere in Italia da tre anni e di non avere lavoro. Così passa 5 ore tra i rifiuti, guadagnando intorno a 10 euro. Ma cosa sta succedendo a Giugliano? Nella città ci sarebbe la raccolta differenziata porta a porta, affidata proprio alla Senesi. E infatti in giro non si vedono cassonetti. Ma il sistema in realtà non funziona. I dati ufficiali della Regione dicono appena il 14% ma è anche peggio. «Noi separiamo i nostri rifiuti - ci spiega un cittadino - ma nessuno viene a prenderli e allora li mettiamo sotto casa. Ma poi di notte vengono col bobcat e mettono tutto nell’autocompattatore». E tanti saluti alla buona volontà. Meglio, allora, ricorrere alla piazzole abusive con gli immigrati, dove comunque opera l’impresa che fornisce i bobcat. L’alternativa è portare i rifiuti differenziati nei “Centri di conferimento assistito” gestiti dalla Senesi in via Ripuaria. Ma qui vediamo solo i contenitori (pochi) per la plastica, la carta, il vetro e gli abiti usati. Non vediamo metalli, né rifiuti elettrici. Strano. Entriamo. C’è un auto con alcuni rom che stanno caricando proprio metalli, cassette, e cercano anche di recuperare abiti e scarpe. Il tutto chiacchierando con uno degli addetti al centro. Lo fanno gratis o pagano? E perché nessuno interviene? C’è davvero qualcosa di strano. Il 24 settembre la Guardia di finanza e la polizia provinciale hanno effettuato una perquisizione negli uffici del comune su incarico della procura di Napoli. Si indaga proprio sull’affidamento del servizio rifiuti. L’ipotesi sarebbe truffa. Ma forse la storia delle piazzole alternative non la conoscono neanche loro.