Coronavirus. Rifiuti Covid, la Dda milanese denuncia gli affari della 'ndrangheta
"Per quanto riguarda l'emergenza Covid abbiamo una serie di sensori sul territorio, attivitá investigative in essere che danno conto del particolare interesse delle organizzazioni criminali, e principalmente la 'ndrangheta, nel settore del traffico di rifiuti, anche di rifiuti Covid". È il preciso allarme del procuratore aggiunto Alessandra Dolci, capo della Dda di Milano, nel corso di un’audizione alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività connesse al ciclo dei rifiuti e sugli illeciti ambientali. Per questo, ha affermato più volte, "non sono state opportune" le ordinanze della Regione Lombardia che permette a tutti gli impianti che gestiscono rifiuti di stoccare il 20% in più, derogando alle autorizzazioni rilasciate. Oltretutto solo con "una dichiarazione alla Cittá metropolitana, all'Arpa e alla Prefettura". E questo in un momento di "controlli rarefatti".
Il magistrato, a proposito delle mosse della 'ndrangheta, parla di "una progettualitá in divenire". E spiega così la strategia mafiosa. "Abbiamo notato un interesse della criminalità organizzata a inserirsi e rilevare attraverso prestanome, società che sono in possesso di un regolare titolo autorizzativo alla gestione dei rifiuti o alla sanificazione degli ambienti. Questo - aggiunge - conferma l'interesse della criminalità organizzata a sfruttare l'occasione offerta dalla pandemia". E non solo per i rifiuti. "Non posso che riferirmi - denuncia - al decreto liquiditá che offre opportunità di incamerare lecitamente dei finanziamenti". La Dda non si è fatta trovare impreparata. "Ci sono indagini specifiche in corso. Monitoriamo soggetti in odore di 416bis e abbiamo colto l'immediato interesse a sfruttare questa occasione. Vi è ormai un'irresistibile attrazione della criminalità organizzata di stampo mafioso presente sul nostro territorio verso il traffico dei rifiuti. Perchè porta considerevoli guadagni ma soprattutto perchè viene considerato una testa di ponte per allargare la rete relazionale col mondo imprenditoriale, il loro capitale sociale. È 'ndrangheta imprenditrice che crea alleanze con gli imprenditori borderline, soliti affermarsi sul mercato con qualunque mezzo e quindi anche con l'aiuto del crimine organizzato".
Che potrebbe essere favorito dalle due ordinanze regionali dell'1 aprile e del 29 maggio. Provvedimenti che, denuncia, "non trovano giustificazione, perchè anzi nel periodo di lockdown c'è stato un decremento della produzione dei rifiuti. E ricordo che in Lombardia le societá regolarmente autorizzate alla gestione dei rifiuti sono quasi 3.500". Inoltre l'aumento della capacitá del 20% "non è accompagnato da un aumento della fidejussione, che è a garanzia del risanamento da danni ambientali. E quindi deve essere proporzionata alla capacità di stoccaggio". E la preoccupazione per l'aumento degli stoccaggi si basa su quanto scoperto nelle inchieste di questi anni. "Abbiamo sempre documentato attività di traffico illecito di rifiuti che coinvolgono società regolarmente autorizzate e che per aumentare i profitti accettano un sovraccarico di rifiuti. Così i siti vengono stipati all'inverosimile per cui c'è poi la necessità di disfarsi illecitamente di questo sovraccarico".
E come? La Dolci qui apre un capitolo sul quale, dice, "non posso riferire perchè le indagini sono in corso", ed è "il dato allarmante dell'interesse delle organizzazioni criminali per il trasferimento transfrontaliero, soprattutto verso i Paesi dell'Est". Oltretutto, avverte in conclusione il procuratore, "stiamo soffrendo per una rarefazione dei controlli che già prima non erano tempestivi. Consentire, pur se temporaneamente, un aumento di stoccaggio in un periodo in cui i controlli saranno ancora più rarefatti, forse non era opportuno. Mi rendo conto che però possano essere prevalse altre valutazioni, soprattutto relative alla situazione economica in cui versano le imprese".